Il progetto ha formato sinora 120 operatori:
qui i rapporti contano più della tecnicaUn corso per fare «manutenzione» della motivazione alla cura, perché altrimenti «la relazione appassisce». Così Mariagrazia Fioretti, ad di Comunità solidali, presenta la terza edizione dell’Accademia della cura, nata nel 2008 da una partnership con la rete Cgm, le università Milano Bicocca e Sophia, le fondazioni Fish e Dopo di noi/Anffas.
«Anziani, disabili, malati mentali: con loro la relazione è un elemento fondamentale, che supporta l’efficacia delle tecniche e dei farmaci. La crisi della cura oggi, e quindi la sfida che pone, è antropologica prima che tecnica», spiega. Da questo presupposto nasce un corso dedicato a tutte le molteplici professionalità della cura – infermieri e psicologi, educatori e amministratori – che punta sulla rimotivazione di uno “stile”. «Passione», non a caso, è la parola che la Fioretti usa più spesso. Anche il metodo è innovativo, perché accanto alle lezioni teoriche ci sono molti incontri con testimoni, artisti, e vita comune. Ma anche la presenza di un imprenditore come Alberto Frassineti e di economisti come Luigino Bruni e Alessandra Smerilli, «perché la sfida è tenere insieme la relazione di cura con la costruzione di una buona impresa, che sappia stare sul mercato», spiega la Fioretti. Saranno proprio i due economisti a firmare il primo libro sull’esperienza dell’Accademia, che in due anni di vita ha già formato 120 operatori: si intitola La leggerezza del ferro e sta per uscire da Vita e Pensiero.
La prossima edizione dei corsi (per info e iscrizioni segreteria@accademiadellacura.it) si terrà a Crotone dal 21 al 25 aprile, poi a settembre si replica a Loppiano. «A novembre invece faremo la prima convention degli accademici», anticipa la Fioretti, «per ritrovarsi insieme ma soprattutto per creare un fil rouge che porti a nuove idee nel campo della cura». La community avrà presto anche un blog, in costruzione sul nuovo sito di Comunità solidali.
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