Merita di essere letta per intero l’intervista che il cardinale Carlo Maria Martini ha concesso a Gianni Valente sull’ultimo numero di 30Giorni. I quotidiani hanno ripreso solo la parte in cui l’arcivescovo emerito di Milano difende il Papa dalle accuse «ignobili» sulla pedofilia. Ma sono tanti i passaggi imperdibili. Ci restituiscono l’immagine più vera di un uomo che ad 83 anni, colpito dal Parkinson, ha ancora molte cose da dirci. Prima fra tutte il segreto della pace con cui guarda all’ultimo appuntamento della vita: «Io ringrazio sempre Dio per come ha accompagnato la mia vita, per le tante persone che ha messo al mio fianco lungo il cammino. Dico sempre che Lui mi ha anche viziato. Tutta la vita mi ha mostrato che Dio è buono. Ho avuto tantissimo, ho anche dato quel che ho potuto. E davvero sono contento, davanti a Lui». Gratitudine che gli consente di guardare con occhi diversi, mai lamentosi, alla realtà: «L’ostilità in un certo modo può essere utile. Fa risaltare l’inermità della Chiesa, il suo essere sempre affidata al Signore. Però la Chiesa gode anche della stima e della cordialità di molti». Insegnamento da tenere in mente anche in mezzo alla bufera del clero pedofilo. Dove è da ingenui non vedere la malizia che ispira certe campagne stampa. Ma dove è saggio distinguere tra l’ostilità preconcetta dei media “laicisti” e un’indignazione “laica” che nasconde solo nostalgia per una Chiesa che «sia se stessa».
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