Formazione

Ong e Reti GSF: la dichiarazione di Genova

Presentato oggi un documento in 7 punti, la "Genoa Declaration", proposta per fermare il G8 e rilanciare l'Onu

di Redazione

Le Organizzazioni Non Governative (ONG) e le Reti italiane – che si riconoscono nel Genoa Social Forum e sono nei network internazionali che si battono per la giustizia sociale e la pace, per la prevalenza dei diritti globali di cittadinanza sulle logiche del profitto – presentano oggi la propria proposta per fermare il G8. Lanciando anzitutto l’idea di un’Assemblea rappresentativa di tutti i popoli che consenta di rifondare le Nazioni Unite.

Le critiche e proposte riguardano l’annullamento dei nuovi investimenti militari, la cancellazione del debito dei paesi del Sud del mondo, il riconoscimento del credito ecologico e sociale dei paesi del Sud del mondo; il blocco di nuovi accordi di liberalizzazione del commercio, la tassazione delle transizioni finanziarie a breve termine e i profitti delle imprese. Le Ong chiedono inoltrte di rendere subito operativi gli accordi internazionali sull’ambiente (quali i protocolli di Kyoto e sulla Biodiversita’), e che gli interessi dei cittadini prevalgano su quelli delle imprese. La terza iniziativa consiste nella diffusione della Genoa Declaration for the global rights (che sara’ tradotta in 3 lingue), quale espressione dell’elaborazione critica al pensiero unico neoliberista e la descrizione delle proprie modalita’ nonviolente di assedio alla cittadella degli otto grandi.

Alla conferenza stampa partecipano Raffaella Bolini, responsabile Internazionale dell’ARCI, Alessandro Coppola, presidente dell’Unione degli Studenti, Chiara Malagoli, per la segreteria nazionale di Rete Lilliput, Francesca Pisapia, pubbliche relazioni di Medici senza frontiere, Claudia Sala della Lila hanno rappresentato ARCI, Coordinamento Nazionale delle Comunita’ di Accoglienza/CNCA, Fondazione Rosa Luxemburg, ICS, Legambiente, Lila, Marea- rivista femminista, Medici Senza Frontiere, Rete ControG8, Rete Lilliput (Aifo, Assobotteghe, Beati Costruttori di Pace, Bilanci di Giustizia, Campagna chiama l’Africa, Campagna dire mai al MAI, Campagna globalizza-azione dei popoli, Campagna Sdebitarsi, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, CoCoRiCo’, CTM Altromercato, Mani Tese, Nigrizia, Pax Christi, Rete Radie’ Resch, Riforma della Banca Mondiale, WWF), Tavola della Pace, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, UISP.

“Noi – si legge nella Dichiarazione – rivendichiamo la necessita’ di fermare il G8 per cominciare a costruire un’Assemblea davvero rappresentativa di tutti i popoli. Per questo noi chiediamo di rifondare le Nazioni Unite. Vogliano un’ONU dove non esista piu’ il diritto di veto e cessi la sudditanza verso gli Stati Uniti e la NATO. Rifiutiamo un’ONU consegnata alle multinazionali come propone Kofi Annan. Vogliamo che si recuperi lo spirito originario delle nazioni e delle genti unite per la pace e la giustizia globale. Noi chiediamo al nostro Paese un cambiamento radicale dei rapporti internazionali, che prenda atto sino in fondo della forbice sempre piu’ ampia tra Nord e Sud del mondo, tra poveri e ricchi. Non possiamo piu’ accettare cio’ che anche il nostro Governo propone: l’affrontare i problemi della povertà sulla base della beneficenza, i grandi annunci seguiti da pochi fatti (come le dichiarazioni spettacolari di cancellazione del debito, le iniziative ora bloccate per combattere i paradisi fiscali, ecc.), la delega in bianco alle multinazionali sulle emissioni di gas serra, sulla rapina della biodiversita’, sui brevetti e sul costo dei farmaci salvavita per contrastare iul virus Hiv, cui viene chiesta come contropartita un miserabile obolo per la ricerca sull’AIDS”, commentano i rappresentanti delle Reti e ONG italiane”. ”Noi – continuano – oltre che sulle manifestazioni di piazza puntiamo sul Public Forum (dal 15 al 22 luglio) dove chiamiamo il Governo a confrontarsi. Noi vogliamo una libera discussione e chiediamo di :

    1) porre fine a nuovi investimenti in sistemi militari (v. progetto scudo stellare), nella produzione e nel commercio delle armi il cui sviluppo e’ inaccettabile mentre miliardi di persone non riescono ancora ad avere una vita dignitosa;
    2) Annullare subito tutto il debito dei paesi del Sud che non solo e’ ingiusto ed obbliga i poveri a pagare migliaia di miliardi ai ricchi ma strangola i paesi poveri obbligandoli a svendere sul mercato internazionale i propri lavoratori e le proprie risorse,
    3) il riconoscimento del credito ecologico e sociale accumulato nei secoli dai Paesi del Sud del mondo per la rapina perptetrata dai paesi piu’ ricchi;
    4) bloccare nuovi accordi internazionali sulla liberalizzazione del commercio, e di riverdere quelli già ratificati dal WTO che hanno inciso pesantemente sull’ambiente, sul benessere e la salute delle persone;
    5) tassare le speculazioni finanziarie a breve termine ed i profitti delle grandi imprese costituendo fondi destinati dapprima a far fronte alle emergenze della fame e delle grandi malattie e poi all’autosviluppo dei popoli e delle comunita’ locali;
    6) far rispettare subito agli stati che alle imprese precise regole e protocolli internazionali per il mantenimento degli equilibri ambientali del nostro pianeta (vedi il protocollo di Kyoto o la convezione sulla biodiversita’, la necessita’ di arrestare la diffusione in natura di organismi geneticamente modificati)
    7) avviare una nuova logica internazionale in cui gli interessi dell’economia e del commercio siano sottoposti agli interessi ed ai diritti degli esseri umani”.

Come si legge nella “Genoa declaration for the global rights”, per le Reti e le ONG italiane: ”La grande scommessa di questa nuova epoca che l’umanita’ sta vivendo e’ nella ricostruzione della casa comune – la Terra – perche’ in essa vi sia posto per tutti e per tutte. Sentiamo la necessita’ di una nuova etica che sia caratterizzata dalla sostenibilita’ per poter alimentare un nuovo sogno di civilta’ in cui la specie umana abbia appieno la coscienza del proprio comune destino e sappia rinnovare l’aspirazione a istituzioni democratiche, trasparenti e partecipate. Chiediamo una politica che si ispiri ai principi di equita’ e giustizia sociale. Abbiamo bisogno di un governo globale che sappia riconoscere e valorizzare e integrare la diversita’ di identita’ e culture locali e che non adotti logiche di guerra e politiche di esclusione e marginalizzazione, che ancora pervadono consessi come il G8.”

Proprio perche’ si rifiuta la logica finalistica del dominio e del controllo che esprime disprezzo per l’umanita’ e per l forme di vita sulla terra le Reti e le ONG italiane che aderiscono al Genoa Social Forum, riconoscendosi nel Patto di lavoro fondativo e nella dichiarazione del 5 giugno sulle manifestazioni pacifiche e non violente, ritengono, come si legge nella Genoa Declaration “intollerabile la manifestazione di potere e di potenza di cui saranno attori i G8 nei giorni del Summit del 20-22 luglio 2001”, perche’ trovano “che il palcoscenico dei G8, come le altre messe in scena dei poteri (Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio), rispondano a una liturgia che ripropone con insistente grigiore nelle stesse modalita’ di svolgimento delle riunioni, quelle logiche di esclusione, marginalizzazione, repressione che sono proprie di un modo non piu’ concepibile di esprimere il dominio sul Pianeta e sulle Genti”.

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