Non profit

Social Card, atto secondo

La proposta dell'associazione prillustrata da Andrea Olivero e dal professor Cristiano Gori

di Lorenzo Alvaro

«Serve un salto di qualità delle politiche per la povertà». Così il presidente Acli Andrea Olivero introduce la proposta sulla nuova social card che verrà consegnata al ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Un progetto pensato in occasione della Conferenza organizzativa e programmatica in corso a Milano. Social Card che come sottolinea Olivero «abbiamo criticato aspramente perchè proponeva parametri tali da escludere la maggioranza delle famiglie».

Ma allora perchè questa proposta? «È inutile rincorrere una perfezione impossibile. Molto meglio concentrarsi sulla concretezza di un buono possibile» sottolinea Olivero, «ci prendiamo le nostre responsabilità, come abbiamo fatto proprio in questi giorni pagando la mensa a quei bimbi di Brescia che erano stati esclusi, ma adesso serve una presa di posizione della politica». La “nuova“ carta, rivisitata da Acli su esplicita richiesta del ministro, introduce nuovi dunque parametri di accesso e cambia lafilosofia dello strumento.

«Abbiamo pensato che la prima cosa da cambiare era l’importo previsto. Da 40 dovrebbe passare a 133 euro mensili», spiega Cristiano Gori, docente di politiche sociali dell’Università Cattolica di Milano che ha coordinato il gruppo di tecnici che hanno partorito il piano, «sembrano pochi spiccioli, ma per quello che riguarda l’estrema povertà, si tratta di un terzo in più del reddito mensile». L’aumento del contributo infatti farebbe salire a 1600 euro annui il reddito delle famiglie beneficiarie per un incremento medio del 23%.
Il piano è pensato in tre anni (2010-2013) e richiede una copertura economica da 650 milioni di euro l’anno (1 miliardo e 950 milioni in tutto) «sono cifre molto basse e sostenibili dallo Stato. Non diamo inidicazioni su dove reperire questi soldi perchè non ci compete, ci limitiamo ad indicare dieci voci di spesa da cui sarebbe possibile attingere per far trasparire la concretezza della proposta» aggiunge Gori. Questi 133 euro saranno per tutti ma terranno conto dell’equità territoriale e del reddito personale «vivere al Nord costa di più, per cui ci dovrà essere l’attenzione per dare a ciascuno quello che serve realmente». Saranno anche previsti controlli straordinari per evitare che la social card vada solo a chi ne ha veramente bisogno. Sui parametri d’accesso Gori spiega come «vada allargata a tutte le famiglie povere senza tetti d’età o numero di figli come era precedentemente».

La vera rivoluzione però è nel merito della carta «il denaro è solo un tampone, non incide sulle cause della povertà. Per questo l’idea è quella di renderla anche una vera e propria carta di servizi. Solo garantendo istruzione, sanità e lavoro si può pensare di far uscire dallo stato di povertà la gente». Così nascono anche obblighi del possessore e titolare di una social card. «Chi usufruirà dell’aiuto dovrà mandare i figli a scuola e accettare offerte di lavoro» conclude Gori.

Per quanto riguarda gli immigrati Olivero assicura che ci sarà posto anche per loro. È una “riforma“ all’insegna dell’universalismo, non si può pensare di tagliarli fuori. Stiamo ancora mettendo a punto le categorie».

L’auspicio di Acli è che sia una misura accolta con favore bipartisan e adottata dalla politica. «Sarebbe il primo livello essenziale del Terzo Settore in Italia», conclude Olivero, «un provvedimento storico».    


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