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Napolitano, una firma per il dialogo

Via libera al legittimo impedimento, scommessa sulle riforme

di Franco Bomprezzi

Alla fine il presidente Napolitano ha firmato: la legge sul legittimo impedimento supera lo scoglio del Colle, e sembra aprire la strada al confronto sulle riforme istituzionali. E’ il tema forte nelle prime pagine dei giornali di oggi.

“Riforme, ecco tutti i punti” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Il riferimento al presidente della Repubblica è nel sottotitolo: “Napolitano firma la legge sul legittimo impedimento”. “Sì al legittimo impedimento. Napolitano promulga la legge” è invece il titolo di apertura della pagina 5. Con Berlusconi che dice: dispiace che la Procura di Milano pensi subito al ricorso. Queste le ragioni del capo dello Stato: «A quanto si apprende in ambienti del Quirinale, punto di riferimento del capo dello Stato è rimasto il riconoscimento – già contenuto nella sentenza della Corte costituzionale n. 24 del 2004 – dell’«apprezzabile interesse» ad assicurare «il sereno svolgimento di rilevanti funzioni» istituzionali, interesse «che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali di diritto».  In questo quadro la legge approvata dalle Camere il 10 marzo scorso è – secondo le fonti del Colle – apparsa rivolta a «tipizzare» l’impedimento legittimo disciplinato dall’art. 420-ter del Codice di procedura penale, che la legge espressamente richiama, in un contesto di leale collaborazione istituzionale tra autorità politica e autorità giudiziaria». A commento il CORRIERE raccoglie l’opinione di Giuseppe Berruti, consigliere di Cassazione e membro togato del Csm di Unicost, che esordisce così: «Il capo dello Stato è il supremo garante dell’equilibrio tra i poteri e la sua è una decisione di opportunità costituzionale». E poi: «Al presidente è apparsa preminente l’esigenza di far ragionare le forze politiche».

“Legittimo impedimento via libera da Napolitano”: titolone neutro su LA REPUBBLICA per riferire della firma del presidente della Repubblica apportata ieri sulla legge che consente al premier e ai suoi ministri di bloccare per 18 mesi i processi in cui siano eventualmente coinvolti. Ovvia la soddisfazione di Berlusconi («Ora avremo tre anni per governare in modo sereno») e prevedibile la reazione dei pm (quelli di Milano annunciano un ricorso alla Consulta). Si tratta in ogni caso di una legge ponte, destinata ad essere rivista entro un anno e mezzo mediante l’inserimento in Costituzione del cosiddetto Lodo Alfano. Sempre ieri un piccolo giallo politico: Calderoli che va sul Colle con la lista delle riforme istituzionali che la maggioranza ha in cantiere riferendo poi di un «incontro positivo, informiamo costantemente il presidente sulle riforme». Il Quirinale però lo smentisce: «non poteva esservi e non vi è stato alcun esame dei suoi specifici contenuti». Un piccolo incidente sul quale si concentra il retroscena di Francesco Bei: “Il Cavaliere studia la road map «Con il Colle ora tratto solo io». Un errore la visita di Calderoli: prematuro presentare ipotesi al presidente della Repubblica, che pure Berlusconi loda in modo sperticato («un vero galantuomo») senza averne discusso prima al proprio interno e nel Consiglio dei ministri. Tra le riforme quella del semi-presidenzialismo alla francese (Berlusconi prepara la propria candidatura per il 2013…). Fra le reazioni politiche, LA REPUBBLICA sottolinea quella di Di Pietro («norma immorale e incostituzionale, l’Idv si rivolgerà direttamente ai cittadini», dunque prepara un referendum) e quella del Pd («rispetto per Napolitano» ma ribadendo «tutti i motivi che ci hanno fatto dire no al legittimo impedimento»). Il commento di Massimo Giannini: “L’anomalia e la Costituzione”. Non attacca Napolitano (che ha fatto il suo dovere) ma critica il contenuto della legge ponte: «l’anomalia berlusconiana, piuttosto che essere normalizzata attraverso la sua progressiva neutralizzazione, sarà superata attraverso la sua definitiva costituzionalizzazione».

«Dunque si parte» così comincia l’editoriale del vicedirettore del GIORNALE Alessandro Sallusti che apre la copertina e le prime quattro pagine del quotidiano.  Si riparte dalla firma di Napolitano sulla legge Alfano che congela i processi per premier e ministri in attesa di un nuovo “Lodo”.  Per la cronaca Massimiliano Scafi avverte: «La battaglia politico-mediatica-giudiziaria è tutt’altro che finita. Il testo non è ancora sulla Gazzetta ufficiale e De Magistris parla di ferita istituzionale, Di Pietro propone un referendum e i pm di Milano annunciano un ricorso alla Consulta». Ma si diceva si parte e Berlusconi è pronto a incontrare Bersani. Il premier rilancia la stagione delle riforme istituzionali e apre all’opposizione perché dice «abbiamo il dovere di farle, sono gli elettori a darci questa grande responsabilità». Intanto l’annuncio che sarà Galan il nuovo ministro dell’Agricoltura al posto del neo governatore del Veneto Zaia. E per Ghigo coordinatore del Pdl in Piemonte  viene chiesta una promozione da parte di Rotondi per via dell’impegno e della vittoria del centrodestra anche in Piemonte. Mentre Giuliano Urbani in un’intervista afferma a proposito della visita a Arcore che «non farò il ministro». IL GIORNALE dà atto anche dell’irritazione del Cavaliere nei confronti del ministro per la semplificazione Roberto Calderoli che si è recato al Quirinale per tenere informato il presidente della Repubblica sul vertice di Arcore. Ma soprattutto IL GIORNALE  dedica una pagina ai rapporti con Fini che viene annunciata in prima pagina con una breve ma sottolineata lettera di un tal V. F. (forse Vittorio Feltri?) «I suoi colonnelli non volevano morire democristiani, berlusconiani e adesso leghisti. Si accontentino di non morir». La pagina invece titola “A Fini tocca giocare in difesa e sperare nell’autogoal leghista” e oltre ai retroscena politici «anzichè  in un asse con Tremonti, Fini confida nella fine dell’idillio fra Cav e Bossi», scrive  Scafuri, il quotidiano illustra, per l’ennesima volta – ma come dire “repetita juvant” – la galassia finiana delle associazioni e fondazioni da Fare Futuro a Generazione Italia.

IL MANIFESTO: «Firmamento Napolitano» è il titolo di prima pagina sotto una grande foto in primo piano di Napolitano che firma. Nel sommario si legge «Napolitano firma il legittimo impedimento, richiama i partiti alle riforme condivise e spiazza il Pd. Berlusconi e i suoi ministri sono oltre la legge in un paese governato dall’articolo 3 della Costituzione. La giurista Carlassare al Manifesto: “Un grave errore”. Allo stesso argomento è dedicato anche il commento in prima a firma Andrea Fabozzi dal titolo «Serenità» che esordisce: «Dunque Berlusconi non dovrà più inventarsi viaggi all’estero o convocazioni straordinarie del Consiglio dei ministri. Per evitare di farsi processare non avrà più bisogno di qualche trucco, perché tutti i trucchi sono diventati legge con l’apposizione della firma del presidente della Repubblica. Un testo incostituzionale secondo il convincente parere di molti giuristi e a ben vedere della legge stessa (…)» E continua «Le riforme prima di tutto. Anzi il dialogo sulle riforme prima di tutto: la firma del Colle è anche un’indicazione politica all’opposizione, tanto forte da imbarazzare il Pd che aveva manifestato in piazza contro questa legge. Altri tempi (un mese e poco più fa) adesso c’è l’invito a sedersi al tavolo con il governo (…) Un governo che riesce in poche settimane a far approvare, con la fiducia, la ventesima legge ad uso personale del presidente del Consiglio non sembra aver bisogno di rafforzare i suoi poteri. Nei confronti di chi, poi? (…)» E conclude: «Berlusconi punta all’ultimo strappo populista e autoritario e non appare molto sensato contrastarlo con gli inviti alla serenità. Tanto più che averlo trasformato in un cittadino più uguale degli altri, al di sopra della legge per diciotto mesi, evidentemente non basterà. Perché se la Consulta si pronuncerà su questa legge è prevedibile che non cambierà il giudizio rispetto ai due lodi già bocciati, dunque sentiremo altri attacchi ai giudici comunisti. Oppure, se la maggioranza insisterà per un legittimo impedimento con legge costituzionale, difficilmente eviterà il referendum. E a quel punto l’opposizione dovrà pur dire qualcosa agli elettori che non sia, ancora, “serenità”». Nelle pagine interne l’articolo di apertura è dedicato all’intervista alla giurista Lorenza Carlasse che osserva, sulla necessità di tutelare il premier: «È una sconfitta istituzionale pensare che sia necessario tutelare i nostri politici dal pericolo di essere perseguiti per reati comuni. Sarebbe come ammettere che siamo governati da persone che se non fossero al potere sarebbero in prigione».
 
 “Si al legittimo impedimento” titola IL SOLE24ORE.  Oltre alle ragioni che hanno indotto il presidente della Repubblica a promulgare la legge sul legittimo impedimento, il pezzo specula sul fatto che Berlusconi possa già avvalersi della legge in occasione delle udienze del 12 aprile nel processo Mediaset e del 16 aprile nel processo Mills. Ma i giudici non staranno a guardare. «La procura di Milano» scrive il Sole24 ore «sembra però pronta a sollevare l’eccezione di incostituzionalità della legge: i pm dei processi Mediaset, Mills, Mediatrade avrebbero da tempo concordato la linea con il capo della Procura Manlio Minale». Il commento del quotidiano di Confindustria è invece affidato a Michele Ainis che, nel suo editoriale in prima pagina “Il rispetto della Costituzione e il cappotto del presidente” senza mezze parole scrive: «Diciamolo senza troppi giri di parole: a noi non ci piace». Però, nonostante il suo giudizio personale nei confronti del legittimo impedimento, Ainis si tiene lontano dalle critiche e dagli applausi nei confronti del presidente della Repubblica e cerca di ragionare in modo sobrio senza il tifo tipico degli «ultras» degli schieramenti politici. «Conviene allora dirlo con chiarezza: non la costituzionalità, bensì l’opportunità costituzionale è l’inchiostro con cui scrive il capo dello Stato» sostiene Ainis, che fa notare anche come la legge parli di «legittimo impedimento, non di impedimento assoluto. Significa che un’interpretazione conforme a Costituzione può recuperare spazio alla discrezionalità del giudice, permettendogli di sindacare le ragioni addotte dalla presidenza del Consiglio, ed eventualmente di respingerle». 
 
AVVENIRE in prima pagina lo definisce “lo scudo temporaneo al premier”. La politica interna ha poi due pagine, tra legittimo impedimento, rilancio del semipresidenzialismo e bozza per la riforma della giustizia. Per Berlusconi, che applaude e continua a ripetere il suo «grazie» a Napolitano, «così si potrà aprire una fase davvero nuova» perché «si libera la strada delle riforme da un ostacolo ingiusto». La firma di Napolitano, precisa AVVENIRE, è stata accompagnata da alcune precisazioni informali sulle ragioni della scelta: per tutelare «il sereno svolgimento» delle «funzioni di governo».

In prima pagina LA STAMPA mette nel titolo l’apertura di Berlusconi all’opposizione (“Riforme, il premier apre al Pd”) e nel sommario la notizia della firma della legge sul legittimo impedimento da parte di Napolitano. Il pezzo di Ugo Magri a pagina 2 parla di «metamorfosi nel Cavaliere»: colpo di acceleratore sulle riforme, sulle quali fino a pochi giorni fa tergiversava. La prima spiegazione riporta alla cena dell’altra sera con Bossi, scrive LA STAMPA, «lì Berlusconi s’è reso conto che il carroccio ci tiene davvero, vuole coinvolgere il Pd nelle riforme». Il semipresidenzialismo alla francese «è il modello più opportuno» ha detto ieri Berlusconi, che lascia campo libero alla Lega per il resto delle riforme. Disponibile e prudente Bersani: «Finché esiste il Parlamento ci vediamo lì» ha detto il leader del Pd a proposito del dialogo con Pdl e Lega. No quindi a incontri tu per tu, ma nel parlamento «sede di confronto fra maggioranza e opposizione». Per Bersani bisogna partire dal «senato federale» e la riduzione del numero di parlamentari, «gli unici punti su cui il centrodestra ha detto parole univoche». Un primo piano a pagina 5 ricostruisce la genesi della firma della legge sul legittimo impedimento: una decisione che «non è stata affatto semplice» scrive LA STAMPA, «perché contiene implicitamente un elemento di sfida alla Corte Costituzionale». Napolitano ha cercato di superare la bocciatura da parte della Corte del Lodo Alfano. La Consulta aveva richiamato l’articolo 3 della Costituzione (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) dicendo che il Lodo avrebbe dovuto essere approvato contestualmente a una modifica della Costituzione. «Per Napolitano l’obiettivo fondamentale è quello di evitare che Silvio Berlusconi concentri tutta la sua attenzione sui comportamenti della magistratura, trascinando l’intero sistema politico in un clima di scontro istituzionale» chiosa LA STAMPA.

E inoltre sui giornali di oggi:

TARIFFE POSTALI
AVVENIRE – Lancio in prima pagina per il caro tariffe, che «rischia di uccidere le riviste missionarie». Il focus di AVVENIRE è per il «rischio chiusura per fallimento» per i settimanali e periodici cattolici. Gerolamo Fazzini, coordinatore della Federazione della stampa missionaria italiana, che riunisce 40 testate per 450mila copie mensili, quella del governo è «una scelta miope, che raccoglie soldi sulla pelle dei più deboli». Mentre la Federazione nazionale settimanali diocesani, 200 testate e un milione di copie, tutte in abbonamento postale, parla esplicitamente di rischio chiusura. 

CARO BENZINA
CORRIERE DELLA SERA – Intervento in prima pagina del fondatore del Movimento dei consumatori Gustavo Ghidini sotto il titolo “le acrobazie per gonfiare i prezzi della benzina”: «Quest’anno, l’uovo di Pasqua dei petrolieri contiene una sorpresa diversa dal solito. Eravamo abituati, per lunga e «invincibile» tradizione, al fatto che le compagnie riversassero subito sui prezzi gli aumenti di costo degli approvvigionamenti di petrolio, tardando invece sensibilmente ad adeguarsi ai successivi eventuali abbassamenti degli indici internazionali. Oggi abbiamo una novità, un’escalation, potremmo dire. Prima di questa Pasqua, a ridosso dell’abituale esodo di milioni di famiglie (che, dovendo partire, «non possono» non subire l’aumento) sono stati applicati incrementi di prezzo che riflettono non un aumento attuale di costi petroliferi odierni, bensì una previsione/scommessa sui livelli che il barile di petrolio raggiungerà fra tre mesi. Proprio così: perché si sono presi a riferimento i valori dei cosiddetti future del mercato petrolifero. Valori che, come dice la parola stessa, esprimono appunto la previsione di un futuro aumento di prezzo, in relazione alla quale le compagnie possono acquistare al costo di oggi «scommettendo» che fra tre mesi esse potranno realizzare un guadagno differenziale… Ma c’è di più. Come noto, e ovvio,le vendite «attuali» riguardano quantità di petrolio acquistate mesi prima. La benzina venduta oggi deriva da un petrolio acquistato nove mesi fa, quando il valore del barile era sui 70 dollari. Quindi in realtà, e ricapitolando, la sorpresa pasquale 2010 riflette non uno bensì due salti in avanti del prezzo fissato dalle compagnie rispetto ai valori reali del tempo di acquisto».

BANCHE
LA REPUBBLICA – Tito Boeri in “L’ideologia che unisce banche e Lega” spiega che l’elezione del presidente di Generali (probabilmente sarà eletto Cesare Geronzi) svela il collante fra banchieri e leghisti e che quest’ultimo si chiama «ritorno al territorio» «ma il ritorno al territorio di cui ai comunicati dei Cda delle banche è una grande ipocrisia», è «solo tutela delle posizioni di potere conquistate, protezione dai corpi estranei. Il presidio del territorio è in realtà il presidio dei posti nei cda delle banche locali, delle municipalizzate, delle amministrazioni pubbliche e del potere politico locale… nel segno della continuità e del conservatorismo». 

IMMIGRAZIONE
IL MANIFESTO – «Asili addio, a Bologna niente iscrizione per i figli di immigrati irregolari» è il titolo dell’articolo (pagina 5) dedicato alla decisione presa dal comune di Bologna (retto da un commissario straordinario) per cui dal prossimo settembre senza il permesso di soggiorno dei genitori «i bimbi stranieri sono fuori». È una prima volta per i bolognesi e il vice commissario nell’articolo osserva «La legge si applica e non si discute, l’asilo nido non è neanche obbligatorio» E si prosegue nell’articolo osservando che «Protesta il mondo sindacale bolognese con le Rdb che stanno appoggiando la protesta di diverse lavoratrici di nidi che chiedono a gran voce che la decisione venga ritirata. Anche Cgil, Cisl e Uil ricordano coralmente che nei comuni dell’hinterland bolognese i sindaci hanno fatto altre scelte e che nessuno ha interpellato le forze sindacali prima di adottare una scelta che va contro “la cultura dei servizi che connota la città e che ha sinora garantito a tutti i bambini risposte e condizioni adeguate alla loro crescita” (…) A Torino la pensano in modo esattamente contrario e a dire che tutti i bambini hanno diritto a frequentare le scuole di ogni ordine e grado non è un esponente politico ma direttamente il prefetto Paolo Padoin (…)»

ITALIA OGGI – “La metà dei migranti è donna“. Un tempo, coloro che cercavano fortuna fuori dai confini nazionali erano per la maggior parte uomini. Secondo il volume Migrare al Femminile della sociologa francese Laurence Roulleue-Berger in uscita nei prossimi giorni, il tasso dell’immigrazione femminile è in aumento e non è riconducibile elusivamente al ricongiungimento familiare. L’autrice, che è direttore del Centro nazionale francese delle ricerche, sostiene che l’emigrazione «al femminile è fatta sempre più da persone sole che cercano un futuro migliore». I motivi che spingono le donne ad emigrare sono quasi sempre economici, ma dopo la partenza, «viene il desiderio di realizzarsi». Le donne che si sono affermate hanno dimostrato spirito imprenditoriale, commerciale, inventiva e organizzazione. Sotto la lente di osservazione dell’autrice c’è un campione di quasi 200 donne provenienti in maggior parte dalla Cina, Africa subsahariana, Maghreb e Europa occidentale che vivono in Francia da almeno un decennio. 

RU486
CORRIERE DELLA SERA – Alessandra Arachi da Bari racconta la vicenda della prima paziente della pillola abortiva. Questo uno stralcio del suo pezzo: «È successo ad uno scricciolo biondo, religiosa e cattolica, che sognava una famiglia rumorosa e ora deve tenersi stretti fra le braccia i suoi bambini che non potranno avere altri fratelli. Si chiama mioma il dramma di Sara. Una malattia che ha colpito l’utero quando dopo i primi due bambini voleva allargare la famiglia: Sara è finita in ospedale quando la gravidanza era al quinto mese e ci è rimasta più di 4 settimane, sperando di poterla portare a termine. Inutilmente. Il mioma non le ha dato speranza. Lei ancora non lo sapeva.  Il mioma l’avrebbe perseguitata. E Sara se ne sarebbe accorta soltanto qualche mese fa, lo scorso gennaio. «Sono dovuta correre in ospedale. Mi hanno tolto quel brutto mioma. Mi sono stretta i bambini al collo. E sono andata avanti». Insieme con Carlo, il suo giovane marito laureato in ingegneria con tanta voglia di fare. Adesso è lui che parla, guardando Sara e accarezzandola con tenerezza: «È strana la vita. Decide lei. Io e Sara abbiamo passato un lungo periodo di astinenza. Era rischioso. Lei non poteva prendere anticoncezionali. E una gravidanza non era pensabile, per il suo stato». Ma è la vita che decide. Nel bene e nel male. E quando Sara ha visto l’esito di un test di gravidanza che non lasciava spazio ai dubbi, non ha avuto la forza di parlare. Non con la sua amica del cuore, perlomeno.  Racconta ora: «Proprio ieri la mia amica di sempre ha vissuto il fallimento della sua inseminazione artificiale. È molto tempo che ci prova ad avere un figlio. Non ho avuto il coraggio di confidarle la mia ultima gravidanza. Non ho avuto cuore di dirle che venivo in ospedale per abortire. Non mi sembrava giusto».  

LA STAMPA – “Pillola abortiva. La prima a Bari senza il ricovero”. Il titolo apre la prima pagina dell’edizione di oggi. LA STAMPA è riuscita a intervistare la giovane donna barese che ha assunto la pillola abortiva all’interno del Policlinico di Bari uscendo dall’ospedale poche ore dopo la somministrazione. Il ministro Ferruccio Fazio ha avvisato che chi non si atterrà all’obbligo di ricovero commetterà reato. LA STAMPA entra in merito al caso personale, “Il mio dramma di cattolica” è il titolo del pezzo che raccoglie ampi virgolettati della coppia barese. Ne emerge il dramma di una donna credente costretta ad abortire a causa di un grave problema all’utero. Con una nuova gravidanza (la coppia ha già un altro figlio) la donna rischierebbe la vita. Sull’uscita dall’ospedale dice: «sono così triste, voglio casa mia e il mio bambino. Dopo operazioni complicate ti rimandano a casa, perché io dovrei rimanere? Anzi mi aspetto che Vendola dica una parola chiara sulla possibilità  del Day Hospital al più presto».

HOMELESS
AVVENIRE – Parte a Philadelphia un progetto pilota per reinserire i clochard. Dopo 21 anni di storia e 80mila senzatetto seguiti con progetti di strada, ora Project Home lancia in pieno centro città, un nuovo progetto: gli è stato donato un intero condominio, 144 appartamenti dove vivranno insieme homeless e famiglie normali. 

ASIA
AVVENIRE – “L’Oriente è rosso” è il titolo di apertura del quotidiano Cei, che mette insieme sotto lo stesso titolo l’assalto al parlamento thailandese, con lo stato di emergenza e il sangue in Kirghizistan. L’editoriale è affidato a padre Bernardo Cervellera, grande esperto d’Asia. La Thailandia ha dichiarato lo stato di emergenza e la legge marziale per la quarta volta in due anni. «Senza l’intervento di un deus ex machina l’unica possibilità di risolvere la crisi è il dialogo fra le due parti». 

LA REPUBBLICA – Cento morti nelle strade ma gli insorti prendono il potere. Il presidente del Kirghizistan scappa. Una rivolta popolare ha fatto scappare Kourmanbek Bakiyev, eroe della cosiddetta rivoluzione dei tulipani del 2005, oggi ritenuto un leader politico corrotto e dispotico, responsabile della devastante crisi economica del paese.


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