Cultura
La solitudine del fine pena
La solitudine: probabilmente se ne parla troppo poco, si pensa sempre che il lavoro e la casa siano i problemi veri di chi esce dal carcere
La solitudine: probabilmente se ne parla troppo poco, si pensa sempre che il lavoro e la casa siano i problemi veri di chi esce dal carcere. E invece, fuori, come racconta la testimonianza di Flavio, un detenuto che non ha retto allo stato di abbandono in cui si è trovato a fine pena, i problemi sono anche altri, sono quelli di una qualità della vita scadente, dell?assenza di relazioni, delle serate davanti al televisore come in cella, in assoluta solitudine.
«La routine è devastante per uno che ha aspettato come me la libertà e magari con aspettative diverse da quello che stavo vivendo. Il problema che iniziavo a sentire ma che non ho valutato a dovere era proprio quello delle relazioni, se una persona non si relaziona non vive. Se una persona non vive dei sentimenti si inaridisce e il suo dolore può sfociare in comportamenti sbagliati, la solitudine ha un ruolo devastante e ti chiude gli spazi di vita semplici, in cui si può anche solo parlare con un amico di cui ti puoi fidare. Il patatrac era vicino e non me ne rendevo conto. Ho iniziato a frequentare qualche locale e conoscere persone alle quali del mio passato non poteva fregare di meno, da qui al fatto di tornare a commettere dei reati il passo è stato breve. Naturalmente sono finito di nuovo in carcere. Ho vissuto tutta questa storia come un totale fallimento e mi sono scontato tutta la condanna, più il resto, in assoluta apatia, fino all?ultimo giorno di galera». Flavio Zaghi
Comunicare il carcere
Lo sorso 24 novembre a Bologna i rappresentanti di oltre 60 giornali fatti in carcere, si sono riuniti per una conferenza nazionale in cui si è deciso di istituzionalizzare il coordinamento già esistente in una forma di federazione tra le diverse esperienze. Coordinatori del progetto la redazione della storica testata Ristretti Orizzonti (www.ristretti.it) e Sergio Segio per il Gruppo Abele.
Info: Ornella Favero (ornif@iol.it)
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