Non profit

Tav, confrontarsi sulle ragioni

Lettera al direttore/ L’opera prevista, passando in galleria, avvantaggerà la Valle di Susa anche dal punto di vista ambientale

di Riccardo Bonacina

Abbonato dalla fondazione al vostro giornale, sono rimasto meravigliato dall?editoriale del n. 47 di Vita, «Ma dove ferma questo treno?», frutto di disinformazione e di oscurantismo. Infatti: il traffico ferroviario merci Torino-Lione si è progressivamente ridotto in quanto l?attuale linea ferroviaria non consente il trasporto di containers di dimensioni ?europee? ed è completamente inefficiente; tanto è che il trasporto merci si è trasferito da rotaia a gomma e su altre direttrici. Inoltre, l?attuale linea ferroviaria non può essere ammodernata. Infatti gli angoli di curvatura dei binari, la pendenza della linea da Bussoleno a Bardonecchia e la ?luce? di tutte le gallerie, compresa quella del Frejus, ne limitano l?utilizzo, anche per motivi di sicurezza. Eventuali lavori, inoltre, comporterebbero la chiusura della linea attuale per anni, con danni incalcolabili per tutta la Valle di Susa e per l?economia piemontese. L?attuazione del Corridoio cinque dell?Ue condiziona lo sviluppo economico dell?intera regione Piemonte e del porto di Genova. Il Piemonte è periferico in Italia, ma centrale nell?area europea: questa posizione va valorizzata. Il porto di Genova è il naturale approdo dell?interscambio con Cina e India, molto più economico di Rotterdam purché sia collegato, via rotaia, con le ?aree economicamente forti? del Centro Europa e dell?Est. Il trasporto autostradale va riportato su rotaia. L?opera prevista, quando in esercizio, passando in galleria, avvantaggerà la Valle di Susa anche dal punto di vista ambientale. Cordiali saluti. Roberto Palea, presidente Centro Einstein – Torino Caro Palea, visto che è nostro lettore da 11 anni avrebbe potuto evitare di accusarci di ?oscurantismo? e potrà darci atto di come il nostro metodo sia quello del confronto tra ragioni, a cui riconosciamo dignità anche quando sono diverse dalle nostre. Detto questo, le sue osservazioni rappresentano un punto di vista ampiamente rappresentato sui media ma che è stato messo in discussione da alcuni esperti da noi sentiti anche perché non hanno avuto voce in capitolo nel dibattito sul progetto. Siamo d?accordo sulla necessità di trasferire il traffico merci da asfalto a rotaia. Ma a noi pare che la Tav abbia tutte le caratteristiche dell?opera elefantiaca destinata ad alimentare l?economia per tutti gli anni del cantiere e a giacere costosissima nella gestione e sottoutilizzata poi a opera compiuta. Quel che poi preoccupa è l?enormità dell?investimento che finirà con il penalizzare altri nodi critici del nostro sistema ferroviario. Come quello di avere linee per il 61% a binario unico, con la conseguenza di non calmierare per nulla il traffico su gomma. Comunque, abbiamo girato le sue obiezioni tecniche (e quelle di altri lettori) all?ingegner Mario Cavargna che risponderà sul prossimo numero di Vita.


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