Formazione

Wto: al via il vertice di Hong Kong, già partita la protesta

Mandelson ha inaugurato stamane l'Assemblea Parlamentare; ieri in decine di migliaia hanno partecipato al corteo contro la Wto.

di Chiara Brusini

Con la conferenza stampa di Peter Mandelson, commissario al commercio e capo-negoziatore per l’Unione Europea, si e’ aperta a Hong Kong la settimana politica dell’Organizzazione mondiale del Commercio. La conferenza di Mandelson inaugura l’Assemblea Parlamentare, incontro tra delegazioni parlamentari dei Paesi membri. I lavori dell’Assemblea dei ministri dei 149 Paesi membri si apriranno invece soltanto domani, per terminare inderogabilmente domenica 18.

Sul tavolo una bozza d’accordo ambiziosa: senza grandi concessioni sull’apertura dei mercati agricoli – come chiesto da Mandelson sotto la pressione francese -Usa e Ue, con la non belligeranza di Brasile, India e Cina, premono per un taglio drastico delle tariffe sui prodotti industriali, fortemente protetti soprattutto nei Paesi asiatici e di recente industrializzazione, e per un’accelerazione delle liberalizzazioni dei servizi.

Brasile e India, che avevano guidato la rivolta dei paesi in via di sviluppo nella ministeriale di Cancun facendo saltare il banco, hanno negoziato questa volta insieme a Ue, Usa, Australia e Cina in tavoli riservati, sui quali hanno posto il primo il proprio interesse per una leadership nelle esportazioni agricole e la seconda la propria volonta’ di entrare con forza nel mercato dei servizi, puntando soprattutto sulla telefonia e le infrastrutture. La Cina, dal canto suo, come membro di recente acquisizione nella Wto, preme per la riuscita del Vertice come prova di crescita economica e democratica nello scacchiere internazionale.

Il testo eventualmente approvato a Hong Kong dovra’ essere negoziato nei dettagli nei prossimi mesi a Ginevra ed essere approvato definitivamente entro il 2006, prima che il Congresso statunitense entri nella fase pre-elettorale e risulti quindi impossibilitato a ratificarlo.

Fattore di incognita per il successo dei negoziati e’ senza dubbio l’insoddisfazione della maggioranza dei Paesi in via di sviluppo di Africa, America Latina e Asia. C’e’ frustrazione per le poche concessioni fatte dall’Europa in ambito agricolo, per la probabile perdita di competitivita’ sui mercati interni dei prodotti industriali e per le proposte liberalizzazioni nell’ambito degli investimenti esteri, respinte a Seattle e a Cancun. Si apriranno inoltre negoziati per la liberalizzazione sostanziale dei servizi (energia, trasporti, finanza, servizi legali, infrastrutture, poste, logistica, distribuzione, turismo, audiovisivi), tutti settori ”sensibili” per le economie in via di sviluppo.

C’è poi il capitolo cotone, che interessa molti Paesi africani tra i piu’ poveri del pianeta. Nel testo in discussione non viene fissata una data certa per la fine dei sussidi all’esportazione e del sostegno interno concessi soprattutto dagli Stati Uniti ai propri produttori. Una posizione che a Cancun i Pvs hanno giudicato cosi’ insostenibile da uscire in massa dalla sala delle trattative del negoziato agricolo, ponendo di fatto fine al vertice. E stando ai toni degli ultimi documenti diffusi a Ginevra in occasione del Consiglio Generale del 2 dicembre scorso, la questione cotone rimane un tasto dolente anche per il vertice di Hong Kong.

Intanto già ieri diverse decine di migliaia di manifestanti si sono riversati per le vie dellà città dando inizio alla settimana di mobilitazione che accompagnera’ i lavori dell’Assemblea ministeriale. L’imponente corteo ha raggiunto pacificamente la sede del Governo Cinese Elizabeth Tang, coordinatrice dell’Hong Kong Peoples’ Alliance, organismo di collegamento tra le diverse reti, ha dichiarato alla stampa di aspettarsi da queste giornate”davvero poca violenza, e un comportamento corretto da parte delle forze dell’ordine”.

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