Famiglia

Ragazze madri, un aiuto aiuta la vita

Tutti d’accordo sulla bontà dell’idea. «Ma non basta. Dobbiamo dare loro più garanzie»

di Chiara Sirna

Soldi per la vita: se la Casa delle libertà è schierata compatta sui bonus bebè, dal fronte opposto invece Livia Turco, Rosy Bindi e Giuseppe Fioroni hanno presentato un emendamento alla Finanziaria che, se approvato, introdurrebbe, dal primo gennaio 2006, assegni di maternità: 250 euro mensili a partire dal sesto mese di gravidanza per le ragazze madri, italiane o straniere con regolare permesso di soggiorno, senza lavoro, non iscritte alle liste di collocamento o ?assunte? a termine, con contratti atipici e un reddito massimo di 40mila euro. Ma gli operatori cosa ne pensano? «La proposta merita la massima attenzione», commenta senza battere ciglio Erika Vitale, responsabile nazionale del Progetto Gemma del Movimento per la vita, che di certo nel centrosinistra stenta a riconoscersi. «Però bisogna far seguire politiche di sostegno per la casa e il lavoro, sgravi fiscali, tariffe agevolate per trasporti e bollette«. «Ogni aiuto economico è un bene», spiega Matilde Guarnieri, psicologa responsabile del servizio Madre segreta della Provincia di Milano, «ma mi chiedo dove siano finite le agevolazioni per i nidi e le scuole materne o altri servizi alla famiglia. Perché nessuno propone di abbassare le quote d?iscrizione?». Senza contare poi che dalla proposta dell?Unione rimarrebbero escluse tutte le straniere clandestine. «La grande emergenza oggi», continua la Guarnieri, «è quella delle donne migranti. Fino a sei mesi dopo il parto, se riconoscono il figlio, hanno diritto all?assistenza sanitaria e psicologica, ma poi restano scoperte». Secondo suor Angela Pozzoli, responsabile del Centro regionale per il volontariato in Piemonte e del coordinamento Madre e bambino, «oggi tra lavoro precario, problemi di salute e strutture che mancano, la situazione è grave e questa proposta rischia di introdurre aiuti generalizzati. Meglio pensare a corsie preferenziali per i nidi, le scuole materne, le case popolari, il lavoro, ma di tutto questo si sta facendo poco e niente, sia a destra che a sinistra». «Mi pare che il discorso dei sussidi stia diventando un po? demagogico», dice Monica Friuli, assistente sociale e responsabile educativa dello storico Villaggio della madre e del fanciullo alle porte di Milano, nei pressi di San Siro. «La politica deve cominciare a porsi come obiettivo l?inserimento di queste donne, a cominciare dal lavoro e dalla casa. Nei nostri appartamenti ci sono due donne che potrebbero tranquillamente andare altrove. Peccato però che non sappiano dove». Ma se fossero proprio le mamme a non voler avere figli? Sgomberando il campo da ipocrisie d?ogni sorta, Elisabetta Canitano, ginecologa e presidente dell?associazione Vita di donna, che offre consulenza gratuita ginecologica e legislativa alle mamme in gravidanza, applaude alla proposta Turco: «L?aspetto positivo è la volontà di tutelare chi rimane incinta ma da precaria non può godere di garanzie sul lavoro. Per fortuna qualcuno ci ha pensato. è questa la strada giusta: colmare i vuoti legislativi, a prescindere dall?intento di abbassare il ricorso all?aborto».


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