Non profit

Quel francese è verde marcio

Tav. Perché gli ambientalisti d’Oltralpe sono pro

di Christian Benna

D a barricadero ?duro e puro? a fedelissimo dei poteri forti. L?immagine di Gérard Relas, presidente dei Verdi della Rhône-Alpes rischia una doppia capriola all?indietro dopo la dichiarazione pro Tav in Val di Susa rilasciate nei giorni scorsi al Corriere della sera. «Senza l?alta velocità, camion e smog soffocheranno la vostra valle. Cari italiani state sbagliando», ha detto il sedicente ?paysan militant?. Un militante controverso, che fino a pochi anni fa lasciava senza battere ciglio due vertebre spezzate durante uno scontro con le autorità pur di impedire i lavori di cantiere dell?autostrada Grenoble-Sisteron. Ex allevatore e produttore di formaggi fino al fallimento della sua azienda, Leras entra solo nel 1992 a pieno titolo nella compagine ambientalista mantenendo però un grado significativo di indipendenza. «Ecologia politica» è il suo motto, un miscuglio di terzomondismo (la pace in Algeria è stata la sua prima battaglia), pensiero no global e coesione sociale . Ma la sparata contro la protesta italiana non è stata presa come un divertissement intellettuale. Anzi, ha avvelenato il clima tra i verdi europei.

«Si tratta tuttavia di una posizione isolata», ribatte Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi al Parlamento di Bruxelles. «Soprattutto nel metodo. Perché l?esternazione di Leras getta confusione su una posizione unitaria che proprio in questi giorni il comitato esecutivo dei Verdi transalpini sta redigendo. E la netta sensazione è che i vertici del gruppo siano fortemente contrari all?opera. Resta quindi un mistero l?entrata a gamba tesa del presidente della Rhône-Alpes. L?impressione è che i media abbiano cercato certe frase col lumicino».

Malgrado tutto, Oltralpe la Tav non è la bestia nera delle popolazioni locali. «Tutt?altro», replica la Frassoni. «La priorità francese non va in quella direzione, perché interessa molto di più l?ammodernamento della linea ferroviaria di Modane. Non è un caso che la ripartizione dei costi della linea Tav Torino – Lione sia così sbilanciata nei confronti dell?Italia, mentre Parigi assicura non più del 23% della spesa». E poi aggiunge: «E non dimentichiamo che l?intervento è particolarmente invasivo sul versante italiano, dove il tunnel andrà a soffocare una valle già congestionata». Allora nessun punto in comune con l?uscita di Leras? «Sì. Restiamo tutti d?accordo che il trasferimento delle merci su rotaia sia indispensabile. Ma non a queste condizioni. E con il sospetto che la politica abbiano degli interessi nella realizzazione dell?opera».

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