Volontariato

Il fattore R

Inchiesta. La Cei e l’agenda politica italiana

di Lucio Brunelli

Mai negli ultimi vent?anni (e forse più) la Chiesa italiana aveva assunto una tale visibilità pubblica. Ogni prolusione, persino ogni battuta del cardinale Camillo Ruini fa titolo sulle prime pagine di giornali e tv. Da giugno ad oggi, il presidente della Cei ha ottenuto una serie di successi politici ai quali il cattolicesimo nostrano non sembrava più avvezzo. Vince il referendum sulla procreazione assistita. Impone la famiglia come tema centrale di dibattito della Finanziaria 2006. Incassa en passant il chiarimento sull?Ici per gli immobili di proprietà dei religiosi dopo la controversia aperta nel 2004 dalla Corte costituzionale. Ottiene l?assenso del ministro della Sanità all?inserimento dei volontari del Movimento per la vita nei consultori familiari. E, subito dopo, la prima indagine ufficiale sull?applicazione della legge 194. Come effetto collaterale spinge pure l?Unione a proporre un assegno per aiutare le donne che non desiderano abortire. Una Chiesa extraparlamentare, secondo l?azzeccata definizione di Sandro Magister. Non siede in Parlamento, ma agisce sul Parlamento. Venuta meno la mediazione del partito cristiano, si espone in prima persona: l?episcopato diventa forza sociale, al pari del sindacato e della Confindustria ma, forse, con un lustro morale che altri non possono vantare. In più, Ruini può contare su un mondo associativo cattolico che lo segue unito e compatto come nessuno poteva immaginare solo un decennio fa. I laici annaspano. Evocano i fantasmi dell?ingerenza. Un gioco da bambini, per il cardinale Ruini, smontare simili obiezioni. Lo ha spiegato bene al Forum per il progetto culturale, venerdì 2 dicembre: la Chiesa dice la sua, non impone nulla, si affida «al libero confronto delle idee, rispettandone gli esiti democratici pure quando non possiamo condividerli». Accetta insomma di essere una ?parte?, che può vincere o perdere. Dipende dal consenso popolare che prima o poi si traduce in maggioranze parlamentari. In voti. Non è l?obiezione vetero-laicista a impensierire Sua Eminenza. Anche per una questione di carattere. «Sono sempre stato un tipo tignoso, fin da ragazzo», ha confidato pochi giorni fa ad alcuni commensali. Al Forum, però, il cardinale ha riconosciuto legittimità e persino ?fondatezza? a un altro tipo di preoccupazione. Più reale, più interna a una logica cristiana. E forse per questo ignorata dai grandi mezzi di informazione. Laddove ha riconosciuto – testualmente – i possibili «danni» di un «appiattimento» della Chiesa sui temi dell?etica pubblica. Perché, in fin dei conti, Gesù Cristo non è venuto nel mondo, almeno come prima intenzione, per influenzare in senso etico i decreti di Cesare. È venuto a incontrare, a salvare tutti gli uomini, prendendosi a cuore proprio i più lontani, i poveri, i malati, i discriminati, i peccatori. Se pure la Chiesa ottenesse di cambiare secondo i giusti dettami del diritto naturale o della morale cattolica tutte le leggi, ma non comunicasse più questa carità di Cristo verso gli uomini del nostro tempo, avrebbe perso la sua battaglia. Sarebbe come un bronzo che risuona – come diceva Paolo di Tarso – o un cembalo che tintinna.


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