Sostenibilità

Luci e ombre sulla filiera Wal-Mart

Il gigante della distribuzione Usa vince un premio ecologista, ma tra i suoi subfornitori abbonda il lavoro minorile

di Christian Benna

Settimana sulle montagne russe per Wal-Mart. Al colosso dei supermercati low-cost è stato conferito un premio, assegnato dal giornale Waste News, per le politiche “verdi”. “La compagnia ha compiuto progressi significativi nel rispetto dell’ambiente”, ha detto Allan Gerlat direttore di Waste News, sottolineando l’eccellenza raggiunta dalla società nell’utilizzo di approvigionamenti energetici alternativi, progetti di riciclaggio della plastica e investimenti da 500 milioni di dollari per la riduzione delle emissioni inquinanti. Neanche il tempo di incassare gli applausi per il riconoscimento, che Wal-Mart si è ritrovata ancora una volta nella bufera. Questa volta però non a causa di comportamenti scorretti a danno dei suoi dipendenti. Radio Canada, come riportato da RsiNews, ha condotto un’inchiesta sulle imprese asiatiche di subfornitura di Wal-Mart dagli esiti sconvolgenti. Secondo l’emittente televisiva nordamericana, in due fabbriche tessili del Bangladesh dove si producono vestiti per gli scaffali di Wal-Mart, i bambini sono la forza lavoro predominante. Il tutto in pessime condizioni igieniche: locali sporchi, mal illuminati e surriscaldati. La compagnia americana ha cercato di difendersi sostenendo che non ha rapporti d’affari diretti con i sufornitori e che malgrado promuova un Codice etico di condotta per tutta la sua filiera, non riesce ad applicarlo ovunque.


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