Cultura

Una famiglia per Maria e il suo bambino

Scoppia nel vicentino il fenomeno delle donne sole, spesso straniere, che si trovano in situazione di grave difficoltà e con figli a carico. La Caritas diocesana vicentina lancia un appello

di Benedetta Verrini

?Una famiglia per Maria e il suo bambino?: è l’appello della Caritas vicentina alle famiglie della diocesi per un’esperienza di accoglienza e condivisione nei confronti di donne sole, spesso straniere, con figli anche in tenerissima età.
La Caritas diocesana nel solo 2005 ha visto infatti crescere in modo esponenziale il numero di richieste da parte di madri costrette a far fronte ad un fardello quotidiano di precarietà, per sé e per i propri figli, troppo pesante per essere sopportato da sole.
Storie come quella di A., arrivata in Italia dai Caraibi per fare la ballerina, madre di tre figli avuti da un italiano che non è in grado di aiutarla perché fallito con la sua attività, senza lavoro nonostante sia regolarmente in Italia e costretta a vivere con il figlio più grande in una stanza con uso cucina.
Oppure quella di B., laureata, ucraina, con in figlio di sei mesi ammalato, minacciata dall’ex compagno e costretta a lasciare la comunità protetta dove aveva trovato accoglienza perché passata dalla regolarità all’irregolarità al momento in cui il piccolo ha compiuto sei mesi.
O come la storia di C., che vive con i due figli in un appartamento con altre persone e con un compagno che ha problemi di alcolismo, che non ha un lavoro regolare e che è giunto a minacciarla di morte davanti ai bambini e a proporle di diventare una prostituta. Con quanto guadagna C. non è in grado di pagare l’affitto di una casa dove andare a vivere con i figli.

Sono tante le storie come queste che gli operatori dello Sportello Donna si trovano ad ascoltare. Sono ben 154 le donne che in questi undici mesi del 2005 hanno bussato alla Caritas diocesana, senza contare le situazioni pregresse: un nuovo caso ogni due giorni. 125 erano straniere, tre volte su quattro in possesso di un regolare permesso di soggiorno.
In ben 65 delle 154 situazioni presentatesi la casa si è rivelata una delle fonti disagio, o perché assente o perché non adeguata alle esigenze della famiglia, mentre in altri 85 casi c’è una casa in affitto, ma spesso su essa incombe lo sfratto. 99 volte si è trattato di donne non occupate o che hanno perso il lavoro, 21 volte ci si è trovati di fronte a malattie, gravidanze o problemi psichiatrici. Ben 130 dei 154 casi presentano una situazione di mancanza di reddito o di reddito insufficiente alle esigenze familiari. 11 volte sono stati lamentati conflitti di coppia e 15 volte maltrattamenti.

Fra le italiane le situazioni più difficili si riferiscono a donne sole con bambini o a famiglie monoreddito con figli. Fra le straniere, invece, a rendere grave la situazione sono soprattutto l’abbandono del compagno, la mancanza di abitazione e di occupazione e l’impossibilità di affidare a qualcuno i figli per poter lavorare.
Non mancano poi le difficoltà sorte dopo ricongiungimenti familiari, spesso in presenza di bambini molto piccoli e con connotazioni di solitudine legate all’isolamento sociale. Situazioni che precipitano nel momento in cui il marito, causa la perdita di posti di lavoro che ha colpito il territorio berico, si ritrova senza un’occupazione, anche precaria, o con un minor numero di ore lavorate e quindi con meno risorse economiche.

?Si tratta di situazioni disperate che ci impongono ogni volta un intervento urgente che non sempre siamo purtroppo nelle condizioni di poter garantire – sottolinea il direttore della Caritas vicentina don Giovanni Sandonà -. Un sollievo potrebbe essere individuato nell’accoglienza e nella solidarietà di qualche famiglia vicentina che voglia star loro vicino per un periodo di tempo.
Si tratta di situazioni sempre assai urgenti e spesse volte di carattere squisitamente umanitario. Infatti anche se alcune di queste mamme straniere sono irregolari, non si può rifiutare un aiuto quando di mezzo c’è un bambino che sta per nascere o ha pochi mesi. Si vedrà di seguito come preparare per loro un reimpatrio opportunamente condiviso e accompagnato o come coinvolgere i servizi sociali deputati.

Vale infatti la pena ripetere che anche in questo caso la Caritas non intende sostituirsi ai servizi sociali preposti, semmai tentare di far fronte a vere e proprie emergenze che vedano, se possibile, un coinvolgimento solerte dei comuni o comunque l’individuazione di percorsi che permettano anche a donne che non possono restare in Italia la speranza di un futuro nella loro terra.

«Per questo cerchiamo famiglie economicamente autonome che possano aprire la loro casa all’accoglienza. Cerchiamo inoltre persone che possano anche solo accudire i bimbi di queste donne durante il giorno, in modo che esse possano lavorare e diventare così autonome. Cerchiamo anche qualcuno che possa mettere a disposizione appartamenti. Le famiglie che volessero sperimentarsi in questa esperienza di prossimità per un periodo limitato di tempo saranno ovviamente seguite e sostenute dagli operatori della Caritas. Infine per aiutare queste mamme a ricostruire per sé e per i propri figli una vita dignitosa sono utili anche donazioni di pannolini e alimenti per bambini: sono infatti ben una cinquantina i bambini con meno di tre anni che stiamo assistendo?.

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