Formazione

Un credito aperto con il non profit

Le Bcc viste dai protagonisti del terzo settore e della cooperazione sociale

di Ida Cappiello

Il terzo settore italiano chiama le banche di credito cooperativo a farsi avanti, forti di una conoscenza del tessuto sociale davvero unica, con proposte mirate: in altre parole, incontriamoci. Non si parte certo da zero: il territorio è ricchissimo di esperienze creative, che meritano di uscire dalla contingenza, diventando best practice condivise a livello nazionale. Ne è convinta la presidente di Federsolidarietà, Vilma Mazzocco. «Le nostre cooperative sociali ritengono le Bcc partner strategici, sia per la comune matrice culturale sia per la comune azione di sviluppo socio-economico dei territori», afferma. Ora bisogna pensare alla possibile evoluzione per il sostegno dell?impresa sociale che sta nascendo, il cui sviluppo non potrà prescindere da quello di una finanza specializzata sensibile alle peculiarità di questo nuovo soggetto e in grado di confrontarsi con esso. «L?attenzione, poi, che le Bcc dedicano alla cooperazione sociale è fondamentale per la possibilità di sviluppare strumenti promozionali e finanziari accessibili per un sostegno al consolidamento delle cooperative per investimenti di medio e lungo periodo» conclude la Mazzocco. La ?scoperta? reciproca delle opportunità tra Bcc e associazioni è cominciata da qualche anno, dopo un lungo periodo di sostanziale indifferenza, dice Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del terzo settore. «è un riavvicinamento che fa parte di un processo, avviato circa 6 anni fa, di recupero delle radici storiche di queste banche. La vocazione localistica delle origini, l?attenzione ai soggetti emarginati dal grande business finanziario, secondo me si erano un po? appannate. I vertici attuali hanno il merito di aver risvegliato questa sensibilità». Facilitando, è convinto Patriarca, l?incontro con il non profit: «Noi stessi ci stiamo riscoprendo territoriali, dunque dobbiamo cercare alleati in questa dimensione. Non solo come finanziatori di progetti sociali, ma anche come consulenti d?investimento responsabile. Tante associazioni non hanno ancora una strategia di investimento per una liquidità che in alcuni casi è consistente: le banche cooperative possono occupare questo spazio promuovendo strumenti di risparmio etico». Territorio significa anche rivalutare la piccola dimensione, i progetti solo apparentemente marginali, esclusi dal mercato del credito. «Le Bcc conoscono veramente palmo a palmo l?area in cui operano», dice il presidente della Federazione imprese sociali – Cdo, Antonio Mandelli, socio egli stesso della Bcc di Carugate, in provincia di Milano. Sanno dove sono le situazioni difficili, chi è affidabile e chi meno, conoscono associazioni anche piccolissime. Sostenendo anche i piccoli progetti, si assumono il compito insostituibile di tenere vivo un humus sociale che poi produce i progetti grandi». In passato, la contropartita negativa di questo vantaggio era un livello di risorse organizzative e tecnologiche a volte inferiore a quello delle grandi banche profit. «Oggi non più, il gap è stato colmato, anche grazie ai servizi centralizzati che fornisce loro Iccrea, l?istituto centrale. Se vogliono, sono in grado di sostenere progetti anche di vasta portata: nel caso della banca di cui sono socio, ad esempio, una casa di riposo per anziani da 70 posti. Un problema ancora aperto è piuttosto quello dei costi degli adempimenti burocratici, soprattutto verso le autorità di controllo, molto onerosi per le piccole strutture». Piccolo però non deve significare disperso: le reti multistakeholder sono lo strumento che può trasformare una microesperienza in un progetto di sviluppo su vasta scala. è la convinzione di Costanza Fanelli, presidente di Legacoopsociali. «Oggi il sistema Legacoop non ha un rapporto organico, sostenuto da protocolli, con le Bcc. Esiste invece un insieme di rapporti fiduciari a livello individuale». La strada da percorrere è quella di mettersi intorno a un tavolo per studiare insieme progetti specifici, innovativi. «Faccio un esempio. Un problema cronico che hanno le imprese sociali sono i ritardi nei pagamenti delle forniture da parte della pubblica amministrazione. Lo strumento tipico per far fronte alle difficoltà finanziarie che sorgono in questi casi, è l?anticipazione bancaria, che però costa all?impresa gli interessi. Alcuni nostri soci, insieme con le loro banche di riferimento, hanno trovato una soluzione innovativa: l?ente locale responsabile del ritardo fa la sua parte, accollandosi gli interessi. La collaborazione con le Bcc potrebbe partire dalla condivisione di iniziative come questa».


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