Cultura

La vittoria dei calabroni contro i dinosauri

Intervista a Pierluigi Sacco, economista (e correntista Bcc)

di Francesco Maggio

C?è una metafora che usano gli economisti quando devono descrivere un fenomeno apparentemente inspiegabile: la metafora del calabrone, il quale per le leggi della fisica avrebbe ali troppo pesanti per volare ma nella realtà, come tutti sappiamo, ci riesce benissimo. Più di una volta questa immagine è stata affibbiata alle Bcc: «Ma come fanno, così ?piccole?, a sfidare e, non di rado, a vincere con i grandi colossi del credito?», è stato il leit motiv di questi anni. Pier Luigi Sacco, ne spiega bene le ragioni.

E&F: Professor Sacco, anche le Bcc come il calabrone, ?volano? a dispetto delle ?previsioni??
Pierluigi Sacco: Chiariamo subito la questione: la grande specificità delle Bcc nasce dal fatto che in un territorio come quello italiano, caratterizzato da rapporti sociali corti e dalla piccola e media impresa diffusa su larga scala, la possibilità di un livello di interlocuzione diretto delle banche è nella natura delle cose. E poiché questo modello produttivo non cambierà rapidamente, la grande intuizione delle banche di credito cooperativo è stata quella di puntare proprio sulla valorizzazione dell?elemento umano del rapporto, non solo nei confronti del correntista ma proprio del business e a interpretare una cultura della flessibilità che nelle grandi banche è difficilissimo trovare. Io stesso sono un correntista di una Bcc e non la cambierei mai con una grande banca perché, sebbene, probabilmente non mi offrirà mai gli stessi strumenti finanziari sofisticati che può offrire la grande banca, riesce a riservarmi una disponibilità e flessibilità che non mi sarei mai aspettato. E ho potuto constatare che si tratta di una specificità non solo della mia banca ma di un valore organizzativo del sistema.

E&F: Insomma, proprio come lo slogan pubblicitario, ?differente per forza??
Sacco: Già, si tratta di uno slogan assolutamente centrato, c?è una grandissima vicinanza tra il posizionamento valoriale che le Bcc hanno individuato con la comunicazione e il modo con cui questi valori vengono vissuti coerentemente. Ciò mi fa pensare che l?evoluzione di questo sistema potrà essere particolarmente interessante soprattutto se si saprà aprire a questa nuova onda che sta arrivando della piccola e media impresa italiana a caratterizzazione creativa, l?impresa cioè che cerca di operare la transizione post industriale. Per questo tipo di situazioni, quando ci sono dei territori dove si vengono a creare nuclei dinamici molto forti, almeno in una prima fase per loro sarà molto meglio avere come partner le Bcc piuttosto che altre banche che fanno fatica ad adattarsi a simili contesti.

E&F: Perché allora negli anni passati sembrava che per le banche solo il gigantismo finanziario fosse l?unica strada percorribile per crescere?
Sacco: In realtà non è sbagliata la proiezione al gigantismo finanziario, ci sono alcune dinamiche concorrenziali che rendono necessarie le grandi dimensioni e, d?altronde, questo è il trend principale. In questo trend si aprono, tuttavia delle nicchie. La grande saggezza delle Bcc è stata quella di non correre dietro al trend da piccole ma di muoversi nella direzione opposta per andare a occupare le nicchie che le grandi banche non occupavano.è accaduto un po? lo stesso fenomeno che ha interessato mammiferi e dinosauri. I mammiferi si sono sviluppati andando a occupare le nicchie che i giganteschi dinosauri non erano riusciti a prendersi. Per i mammiferi, muoversi verso il piccolo è stato un modo non solo per sopravvivere ma anche per colonizzare una nicchia dove non arrivava il dinosauro. Al contrario, alcune banche popolari hanno commesso questo errore, hanno cercato di costruire una logica di crescita che replicasse le grandi concentrazioni bancarie ma lo hanno fatto dentro una scala che le ha fatto perdere il vantaggio della prossimità senza acquisire la massa critica verso cui si proiettavano.

E&F: Le Bcc possono considerarsi ?al sicuro? dentro la loro nicchia?
Sacco: Direi di no, anche loro sono a rischio, perché i grandi gruppi si stanno muovendo per acquisizioni intelligenti. Devono quindi consolidare la loro leadership.

E&F: Qual è il messaggio che le Bcc mandano all?esterno?
Sacco: Rispetto ai clienti il messaggio è del tipo: «Vi stiamo a sentire». Relativamente, invece, al sistema creditizio è: «Noi stiamo mostrando una capacità di lettura dei fenomeni socio-economici e di flessibilità che, in un certo senso, sfugge alla grande dimensione». Come a dire che le grandi banche soffrono di presbiopia, riescono a guardare lontano ma non vicino.

E&F: Secondo lei le Bcc sono anche interlocutori ?naturali? del settore non profit?
Sacco: è evidente che si candidano a rappresentare una componente importante dell?intermediazione bancaria del sistema cooperativo. Ma non sono sicuro che questo basti. Il terzo settore comincia, infatti, ad avere esigenze di intermediazione bancaria complesse. C?è una simbiosi piuttosto naturale tra Bcc e non profit e, quindi, mi auguro che da ambo le parti ci sia la consapevolezza che determinati legami vanno rafforzati e non indeboliti.

Chi è
L’economista della cultura

Pierluigi Sacco è ordinario di Politica economica allo Iuav di Venezia. Direttore scientifico della Fund raising school dell?università di Bologna (sede di Forlì) e dell?Osservatorio Impresa e cultura, è autore di numerose pubblicazioni sui temi della teoria dei giochi e dell?economia delle arti visive. È membro del comitato editoriale delle riviste Etica ed economia ed Economia della cultura

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