Welfare

Io, poliziotto, vi dico: amnistia subito!

Carcere. Parla il segretario del maggiore sindacato penitenziario

di Redazione

Se non fosse paradossale, verrebbe da fare una premessa: in questa intervista non vi è nulla di inventato. L?interlocutore è davvero il poliziotto Donato Capece, dal 1990 segretario generale del Sappe – Sindacato autonomo polizia penitenziaria, con 13.200 iscritti il sindacato più rappresentativo fra i 42mila agenti che lavorano dentro le 205 carceri italiane. Il Sappe è considerata la sigla più a destra tra le organizzazioni di categoria. Con questo pedigree, Capece sarà in prima fila in occasione della campagna a favore dell?amnistia lanciata nei giorni scorsi dal Marco Pannella e Sergio Segio. Vita: Le guardie salgono sulle barricate per difendere i diritti dei detenuti: che cosa succede? Donato Capece: Succede che ormai viviamo una realtà allucinante. L?unica strada possibile è il decongestionamento delle carceri. E bisogna farlo seriamente. L?indultino è stata una barzelletta: sono usciti in 3mila, e in 4mila sono rientrati. Vita: Quindi? Capece: Quindi ci batteremo perché al più presto venga approvata una legge sull?amnistia e l?indulto. Vita: Quante persone dovrebbero uscire? Capece: Penso che almeno il 40% degli oltre 60mila detenuti si meriterebbe l?opportunità di rifarsi una vita lontano dalla cella. L?amnistia però da sola non basta, subito dopo bisogna rendere effettivo il ricorso all?esecuzione penale esterna. Vita: E l?allarme sicurezza? Capece: Non scherziamo. Una vera politica della sicurezza consisterebbe in una maggiore presenza della polizia sul territorio, questo sì, produrrebbe un reale effetto di deterrenza. Invece siamo costretti a lavorare rinchiusi anche noi e in alcuni casi c?è un solo agente per 100/150 reclusi. Ma non solo. Oggi il carcere è la più pericolosa palestra criminale che si possa immaginare. Nella stessa cella convivono pluriergastolani e i ladri di polli, spesso extracomunitari. La promiscuità genera emulazione. Senza dimenticare l?emergenza sanitaria e l?impossibilità di dialogare con gli stranieri, che spesso non parlano nemmeno l?inglese, ma i dialetti locali. Noi avremmo bisogno di corsi di formazione, di mediatori culturali, di volontari. Ricordate i suicidi in serie a Sulmona. Non è un caso che quell?istituto fosse off limit per le associazioni. Il loro contributo è essenziale. Ma i politici hanno altro per la testa. Vita: Il ministro Castelli punta sulla costruzione di nuove prigioni. Concorda ? Capece: Penso che sia un provvedimento inutile. Non servono più carceri, ma più alternative al carcere. Per noi addetti ai lavori la detenzione deve costituire solo l?extrema ratio. Dentro devono finire solo i delinquenti, i mafiosi, non chi viola il codice della strada. Vita: Le piace la ex Cirielli? Capece: Ecco un altro fallimento sicuro, mi ricorda il caso dei braccialetti elettronici: si alzò un polverone mediatico, e poi tutto finì nel dimenticatoio. Ci fosse stato un politico che si fosse rivolto a noi per chiedere cosa ne pensavamo! Vita: Come valuta invece la proposta di istituire a livello nazionale la figura del Garante dei detenuti? Capece: Sono d?accordo con qualsiasi iniziativa che allarghi la sfera delle garanzie e dei diritti. Chi sta dentro deve scontare una pena, non perdere la dignità. Rispetto all?amnistia, però, voglio aggiungere una riflessione. Vita: Prego. Capece: È dal 2000 che se ne parla. Non si può sistematicamente promettere e poi tornare sui propri passi. Questo nei detenuti genera frustrazioni pesantissime. Se ci fosse la certezza di un?amnistia il comportamento dei reclusi sarebbe migliore, anche nei confronti del personale di polizia. Vita: Pensa che l?iniziativa di Pannella e Segio possa essere quella decisiva? Capece: Noi ci batteremo perché lo sia. Nelle carceri è necessario un segnale di distensione. I politici, con in testa il nostro ministro, sono convinti che i cittadini gli farebbero pagare a caro prezzo un provvedimento di questo genere. Io penso che sbaglino. Se avessero un briciolo di coraggio, verrebbero premiati. L’appello su Vita.it Una marcia sotto l’albero di Natale Una grande marcia di Natale per l?amnistia, la giustizia e la libertà da tenersi a Roma il prossimo 25 dicembre: è questo l?obiettivo della campagna Amnistia per Natale 2005 lanciata da Sergio Segio e da Marco Pannella. I primi politici a sostenere la proposta sono stati l?ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga e il diessino Cesare Salvi, oltre all?associazione Antigone, all?ex magistrato Imposimato, alla Cgilpolizia penitenziaria, al Sappe e ad alcune associazioni di volontariato. Il testo dell?appello, redatto dallo stesso Segio, in cui spiega i numeri dell?emergenza che hanno portato a questa iniziativa è scaricabile dal sito www.vita.it.


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