Famiglia

Pena morte: oggi fiaccolata davanti all’ambasciata Usa

Amnesty International conferma la protesta nonstante la grazia concessa a Lovitt.

di Chiara Brusini

La grazia concessa dal governatore della Virginia a Robin Lovitt, che oggi sarebbe potuto diventare il millesimo condannato giustiziato negli Usa dal 1977, non rende meno drammatico il problema della pena di morte negli Stati Uniti.

In vista della condanna numero mille – slittata a questo punto a venerdì quando sarà giustiziato in Nord Carolina Kenneth Lee Boyd – Amnesty International conferma la fiaccolata di oggi davanti alla sede dell’ambasciata Usa a Roma. Saranno presenti Fosca Nomis, vice presidente di Amnesty italia, Massimo Persotti, del coordinamento pena di morte e Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione.

”Per la sua natura – ha dichiarato Fosca Nomis, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International – la pena di morte e’ inefficace e arbitraria e non ha potere deterrente nei confronti della criminalita.
Al contrario, produce piu’ vittime e svilisce la societa’ nel suo complesso”.

Tra i mille prigionieri messi a morte negli Usa nell’ultimo trentennio – prosegue Amnesty – numerosissimi avevano difficolta’ economiche, appartenevano a minoranze etniche e avevano avuto una difesa legale largamente o del tutto inadeguata. Molti soffrivano di ritardo mentale o erano minorenni al momento del reato: queste due categorie sono esonerate dalla pena di morte secondo gli standard del diritto internazionale. Altri avevano gravi malattie mentali.

Molti prigionieri sono stati messi a morte pur in presenza di forti dubbi sulla loro colpevolezza; ad oggi, 122 persone sono state rilasciate dai bracci della morte perche’ ingiustamente condannate. L’80% di tutte le esecuzioni e’ avvenuto in una manciata di Stati del Sud e quasi la meta’ delle 1000 esecuzioni ha avuto luogo in Texas e Virginia. Illinois, New York e New Jersey hanno fermato le esecuzioni e in tutti gli Usa l’equita’ e l’efficacia della pena di morte sono attualmente messe in discussione da numerosi punti di vista.

Negli ultimi anni, la Corte suprema ha vietato l’esecuzione di persone con ritardo mentale e dei minorenni al momento del reato. ”Cio’ dimostra che negli Usa, in un futuro prossimo, sara’ possibile dire basta alla pena di morte. Ora occorre che i politici a livello statale e federale dimostrino coraggio, saggezza e leadership e pongano fine alla pena di morte una volta per sempre” – ha aggiunto Nomis. ”Le vittime del crimine violento meritano rispetto, compassione e giustizia. La pena di morte non offre niente di tutto questo. E’ una soluzione illusoria a forti pressioni sociali e, nella sostanza, rappresenta un fallimento di visione politica. Le risorse spese per le 1000 esecuzioni avrebbero potuto essere destinate a programmi di riabilitazione, sostegno alle vittime e prevenzione del crimine, oltre che a migliorare il lavoro delle forze dell’ordine”.

Nel mondo sono 121 i paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica, mentre sono 75 quelli che ancora la prevedono. Nel corso degli ultimi dieci anni la pena capitale e’ stata abolita da piu’ di trenta paesi. La maggior parte delle esecuzioni si concentra in Cina, Arabia Saudita, Iran, Vietnam e Usa. ”L’esecuzione di 1000 donne e uomini ha determinato costi umani incommensurabili per le vittime del crimine, per le famiglie di coloro che sono stati messi a morte e per tutti coloro che sono stati coinvolti in questi omicidi sanzionati dallo Stato. E’ giunto il momento che gli Usa comprendano la definitiva inutilita’ della pena di morte e si allineino alla tendenza mondiale verso l’abolizione di questa pratica crudele” – ha concluso Nomis.

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