Sostenibilità
Lagronomo che sfidò Kissinger
Ecologisti. La morte di Dumont. Per 50 anni ha svolto il suo lavoro nei paesi poveri impegnato in progetti di sviluppo.
Professione agronomo. Sulla carta d?identità di René Dumont, uno dei più grandi ambientalisti del secolo scorso c?era questa semplice definizione. Era nato nel 1904, a Cambrai, in Francia, e per cinquant?anni ha girato i paesi poveri come ricercatore, per realizzare progetti di sviluppo a basso reddito. Iniziò nel 1929 in Indocina, poi è passato per Bangladesh, Cuba e, soprattutto, un po? tutta l?Africa. Ha scritto anche tantissimi libri, unendo la sua competenza specifica a una carica di indignazione, spesso, purtroppo, profetica. René Dumont è morto a 97 anni il 18 giugno scorso, dopo una lunghissima vita di battaglie e alla vigilia di un appuntamento, il prossimo G8, in cui avrebbe potuto riscontrare come tante sue intuizioni siano diventate patrimonio di un fronte sempre più vasto di società civile.
Isolato, anarchico, irriducibile, aveva denunciato in anticipo su tutti il rischio di un auto-genocidio planetario. Quando nel 1974 Henry Kissinger, alla Conferenza mondiale sull?alimentazione, annunciò nel giro di dieci anni la fame sarebbe stata debellata dal pianeta, lui ribattè che invece il baratro della fame si stava allargando.
D?altra parte Dumont è sempre stato un profeta scomodo, poco disposto a smorzare i toni delle sue previsoni perché orginate da un?osservazione continua e competente dei problemi. Jean-Paul Besset, dedicandogli un?intera pagina su Le Monde qualche giorno dopo la sua morte, ha scritto che ?era un realista pressato dall?imperativo di risolvere i problemi che nella vita aveva censito in ogni angolo del mondo povero?. Per lui ?non fare? era una scelta criminale.
Dumont esagera: questo era il ritornello con cui venivano accolti i suoi libri. In effetti lui era davvero ?troppo?: troppo rosso per gli ecologisti, troppo ecologista per i socialisti, troppo empirico per i marxisti e gli ideologi, troppo agronomo per gli economisti, troppo socio-economico per gli agronomi, troppo pragmatico per gli scienziati, troppo infiammato per i docenti universitari, troppo moderato per i militanti. In sintesi, era troppo realista per tutti i diversi tipi di sognatori. Del resto lui diceva sempre che allo sguardo di un bambino disidratato non si può rispondere con i sogni o con le parole.
Dumont ha scritto nei suoi tanti libri la controstoria dello sviluppo, chiamando sulla scena il dimenticato di sempre, il grande sconosciuto: il contadino nelle sue miliardi di repliche anonime nei vari continenti. Questo non gli ha impedito di essere severo contro gli errori commessi dalle classi dirigenti del Terzo mondo e contro quello che lui chiamava il «cesarismo tropicale»; anche se poi le sue accuse si rivolgevano in particolare contro i Paesi sviluppati del Nord, affossatori dell?umanità, che «condannano la maggioranza del mondo alla miseria perpetua». Anche i suoi esempi non mancavano d?incisività e d?efficacia: «Ogni acquirente di una Peugeot 605 o di una Mercedes deve essere considerato ormai, nella sua ricerca di orgoglio e di prestigio, come un criminale, perché avrà dei morti, lontani, sulla sua coscienza».
Non fu tenero neanche con il socialismo reale e i suoi fallimenti, inimicandosi Fidel Castro. E fu il primo, nel lontano 1974, a gettare l?allarme sul prosciugamento del Mare d?Aral, una delle maggiori catastrofi ecologiche del pianeta. Non disdegnava la politica, arrivando addirittura a candidarsi, nel 1974, alle presidenziali francesi, dove raccolse 337.800 voti. Anche quella volta aveva esagerato. Diceva sempre: «Preferisco peccare per eccesso che per difetto».
Dove si può leggerlo
I libri di René Dumont sono pubblicati in Italia dalla casa editrice Eleutheria. In particolare, c?è in catalogo Democrazia per l?Africa, ultimo di una serie di volumi sul continente africano, serie iniziata con lo storico L?Afrique noire est a mal partie uscito in Francia nel 1962. Eleutheria ha anche pubblicato Un mondo intollerabile, che raccoglie e sintetizza l?esito di decenni di ricerche sul campo. Un titolo che è un po? la sintesi della posizione umana e culturale del grande René.
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