Volontariato

Gruppo San Paolo IMI e armamenti. C’è ancora un coinvolgimento?

Ha deciso di «limitare il finanziamento di forniture militari esclusivamente alle operazioni da e verso Paesi Ue e/o Nato

di Antonietta Nembri

Il Gruppo San Paolo IMI figura ancora tra gli istituti di credito legati al commercio delle armi? Lo chiedo perché pubblica il bilancio sociale. Inoltre, mi pare che i dipendenti, tempo fa, avessero chiesto ufficialmente l?uscita definitiva dal settore, proprio come hanno fatto Unicredit, Banca Intesa e Monte Paschi. Eleonora M. (email) La nostra lettrice è ben informata: nelle 177 pagine del bilancio sociale pubblicato dal Gruppo San Paolo Imi, c?è un trafiletto intitolato «Il rapporto con il settore armamenti» in cui si legge che «in armonia con il principio costituzionale secondo il quale l?Italia ripudia la guerra», il Gruppo San Paolo IMI ha deciso di circoscrivere il proprio sostegno «esclusivamente a finalità dirette alla difesa del paese e alla tutela della sicurezza dei cittadini». Pertanto, esso ha deciso di «limitare il finanziamento di forniture militari esclusivamente alle operazioni da e verso Paesi Ue e/o Nato, ovvero operazioni contemplate da apposite intese intergovernative, autorizzate dalla 185/1990», non in contrasto con la Costituzione, gli impegni internazionali dell?Italia, la sicurezza dello Stato, la lotta al terrorismo, il mantenimento delle buone relazioni con gli altri paesi ecc. ecc. Diciamo che l?impegno c?è, anche se le autolimitazioni risultano piuttosto… labili. E poi, se pure l?assistenza finanziaria si limita ai paesi Ue, Nato e ai destinatari di altre ?intese intergovernative?, impressiona il dato della Relazione alla legge 185, che vede il Gruppo San Paolo Imi, per l?anno 2004, impegnato con 366.084.379,96 euro di importi autorizzati (su un totale nazionale di ?traffico? pari a 1 miliardo e 317 milioni di euro). Ha fatto ?meglio ?del Gruppo San Paolo Imi solo Banca di Roma, con 395.816.619,53 euro di importi (si veda il prospetto dettagliato su www.banchearmate.it). è altrettanto vero che la Uilca Area Campania, nel marzo 2004, ha avviato una riflessione tra i sindacati e i dipendenti per chiedere l?uscita definitiva del gruppo dal settore. «Al momento non si è ancora aperto un confronto sul tema tra tutte le organizzazioni sindacali», spiega Pietro Ravallese, segretario nazionale Uilca-San Paolo Banco di Napoli. «Bisogna coinvolgere altre sei sigle:si tratta di processi di sensibilizzazione graduali, anche se il tema della responsabilità sociale è compreso e, spero, ci porterà a nuovi risultati.


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