Non profit

Giornata per l’infanzia: l’ipertrofia dei diritti

ecco la parola tabù della Giornata per l’infanzia: educazione

di Riccardo Bonacina

Chi si fosse preso la briga di spulciare tra le mille iniziative promosse in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell?infanzia, avrà di certo notato come siano ormai ipertrofiche le preoccupazioni protettive verso i minori. A fronte di numeri (Istat- Istituto degli innocenti) che ci dicono come i minori italiani siano sempre di meno e sempre più viziati – il 34,2% dei minori tra i 6 e i 17 anni riceve la paghetta, il 40,2% possiede le chiavi di casa e il 38,3% ha la ?sua? cameretta – non si può fare a meno di constatare come la preoccupazione del mondo adulto sia ancora del tutto confinata nella preoccupazione di dare ancora qualcosa in più a questa schiera di piccoli viziati, una sorta di ipertrofia dei diritti che cresce in misura proporzionale alla incapacità degli adulti di trasmettere modelli di vita e valori. Così la Giornata per i diritti dell?infanzia è sembrata ridursi nel rivendicare un po? di verde in più, un po? di allegria in più, un garante dei diritti in più, spazi maggiori per la creatività e le attività sportive, e via dicendo. Un?ipertrofia dei diritti che ovviamente stride con la totale invisibilità di chi non può neppure rivendicare il diritto all?esistenza come quei 5.400 minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese o i milioni di minori affamati e malati nei Paesi più poveri. Carlo Alfredo Moro, padre del diritto minorile in questo Paese, scomparso proprio alla vigilia della Giornata, qualche anno fa aveva avvertito questa deriva scrivendo: «La società nel suo complesso ha sviluppato nei confronti dell?infanzia e dell?adolescenza da una parte un aspetto meramente protettivo per garantirla da abusi e manipolazioni e dall?altra un aspetto di controllo in funzione di profilassi sociale per evitare la temuta devianza giovanile: in un caso come nell?altro l?effetto è stato quello di emarginare le domande dell?infanzia e dell?adolescenza; di farle divenire sempre più invisibili e confinate in una sfera totalmente staccata dal mondo degli adulti, a meno che essi non siano coloro che professionalmente devono occuparsi dell?infanzia. E di trascurare quasi del tutto la sfida educativa necessaria ad ogni generazione d?adulti verso i propri figli». Proprio così, ecco la parola tabù della Giornata per l?infanzia: educazione. È per questo che, insieme ad altre più autorevoli personalità, ho firmato nei giorni scorsi un appello in cui si dice: «L?Italia è attraversata da una grande emergenza. Si chiama educazione. Riguarda ciascuno di noi, perché attraverso l?educazione si costruisce la persona, e quindi la società. Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli». Riflettete gente, riflettete.


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