Mondo
L’orfanotrofio? E’ figlio dell’internet point
Sviluppo. Un progetto emblematico varato dalla Ray Foundation a Jirapa
Si può nascere africani o diventarlo con il mal d?Africa. In rari casi le opzioni coincidono. Paul De Sio è nato in Ghana e cresciuto in una famiglia italiana. Fino ai quarant?anni ha speso la sua laurea in Business amministration tra Europa e Stati Uniti, in multinazionali come Ernst & Young, Xerox e Ibm. Poi, tre anni fa, la decisione di passare dal profit al non profit, per avviare un progetto di sviluppo autosostenibile a Jirapa, nel Nord del Ghana.
Non ha però perso look e linguaggio aziendale mentre illustra la sua idea di ?impresa autosostenibile? nel nostro incontro in redazione. «Mi sono ritrovato una tuta nera», dice. «E a un certo punto ho sentito la necessità di fare qualcosa di tangibile per il Paese in cui sono nato. A spingermi sono state anche le parole di Bill Clinton e Kofi Annan, che continuavano a ripetere che l?Africa può riscattarsi solo con una forte iniziativa degli africani, anche di quelli che vivono in Europa o negli Stati Uniti». Così, nel 2003, Paul De Sio si prende tre anni di tempo, mette su la Ray Foundation e gira per l?Italia per presentare il suo progetto in Ghana: il Saint Joseph knowledge center di Jirapa. E riesce a raccogliere 500mila euro. A finanziare sono soprattutto fondazioni, fra cui quelle di aziende come Ernst & Young in Ghana, e Mazzali in Italia.
Un anno dopo riesce a realizzare la struttura, composta da due edifici: da una parte una casa di accoglienza per orfani, dall?altra un internet point. «Siamo partiti dall?idea di creare un?impresa autosostenibile», spiega. «L?orfanotrofio è mantenuto dall?altra parte del centro, vale a dire dai ricavi dei servizi internet, di telefonia e copisteria che abbiamo offerto a prezzi contenuti in una regione dove non esisteva nemmeno il telefono».
L?orfanotrofio, invece, a Jirapa esisteva già. Apparteneva alla diocesi, e aveva bisogno di un urgente intervento di ristrutturazione. «Prima di cominciare c?è stata un?assemblea con i rappresentanti della diocesi e le autorità locali. In Ghana infatti ha resistito il sistema tradizionale di governo decentrato attraverso i chiefs, i capi distretto, quelli delle tribù e dei villaggi. Insieme a loro abbiamo scelto di trasformare l?opera provando a renderla autosostenibile con un centro di servizi informatici dotato di 40 personal computer, stampanti a colori e audiovisivi. Oggi abbiamo 1.200 utenti al mese, fra cui gli studenti delle scuole e il personale dell?ospedale locale. Prima anche fare una fotocopia era un problema, visto che il computer più vicino era a 300 chilometri».
Così a Jirapa, un centro di 30mila abitanti in zona rurale, senza una linea fissa telefonica, dove la gente vive di agricoltura di sussistenza, si è passati direttamente al satellitare.
Non è un salto un po? troppo lungo? De Sio è convito di no. «Abbiamo portato il segnale, creando una struttura leggera ma basilare per qualsiasi attività economica e commerciale», afferma. «La zona di Jirapa è sempre stata abbandonata a se stessa, la microimprenditoria è scarsissima perché non ci sono prospettive, e non essendoci investimenti il governo non ci ha mai puntato creando infrastrutture. La presenza di questo centro, su una delle direttive tra la Tunisia e i porti marittimi del Ghana, può invertire la tendenza e fare da volano all?economia».
Sui possibili sviluppi De Sio ha le idee chiare: «Un domani i tir potrebbero fermarsi a Jirapa per servirsi dei mezzi di comunicazione e ricevere istruzioni su carichi e scarichi. A un imprenditore potrebbe venire l?idea di creare un parcheggio per i tir e a qualcun altro di mettere su un benzinaio, che di solito è finanziato da una piccola banca locale».
Per De Sio due parole incarnano la possibilità di sviluppo dell?Africa: ownership e management. «Il progetto deve appartenere alla popolazione locale che deve gestirlo in proprio», traduce. «Se non senti tua una cosa non ti impegni perché funzioni, questo secondo me è il motivo per il quale tanti programmi hanno fallito. Ho voluto dimostrare che non sono i miliardi che fanno la svolta. Ma progetti piccoli con fondi ben spesi».
Info: www.RayFoundation.org
Ong in africa contro il digital divide
Amici della terra e Gaia onlus con il contributo della Regione Lombardia hanno aperto due internet point in Gabon nell?ambito del progetto Africa in rete, il cui scopo è «battere il gap digitale, sviluppare la formazione a distanza e la e-democracy».
I primi risultati sono stati presentati al Summit mondiale delle tecnologie di Tunisi il 18 novembre.
Info: www.adtlombardia.it
Save the children Uk e Cesvi sono impegnati nel progetto triennale Giangukai, la nostra scuola il nostro futuro, che ha messo in rete 30 scuole elementari in India, Senegal, Italia, Brasile, Gran Bretagna e Uganda. Lo scopo è quello di sensibilizzare i bambini europei mettendoli in grado di conoscere la realtà dei propri coetanei nel Sud del mondo.
Info: www.giangukai.org
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