Formazione

E i parrocchiani diventano tutor

A Muggiano è nata così Cous Cous Clan, un’associazione impegnata nell’integrazione

di Benedetta Verrini

Muggiano, ex borgo agricolo alle porte di Milano, nel giro di dieci anni ha visto quadruplicare la sua popolazione, trasformandosi in un quartiere-enclave. Tra i suoi 3mila abitanti, oggi tutte le possibili etnie vi si trovano rappresentate: bulgari, thailandesi, nigeriani, ucraini, pachistani, ecuadoregni. In questo melting pot forzoso, da scenario post industriale, le tensioni sono state fortissime. Ma un gruppo di volontari ha deciso di invertire la tendenza: è nata così Cous Cous Clan, un?associazione impegnata nell?integrazione. «Il primo obiettivo era solo di tirare fuori la gente dalle case e distoglierla dalla relazione erotica con la tv e il frigorifero», scherza uno dei soci storici, Gian Paolo Barbetta, professore all?università Cattolica di Milano e abitante ?immigrato? di Muggiano. «Dall?animazione sociale, Cous Cous Clan oggi è arrivata fino a un corso d?italiano per stranieri e una bottega del commercio equo della coop Chico Mendes».

Vita: E, soprattutto, siete arrivati all?housing sociale. Di cosa si tratta?

Gian Paolo Barbetta: Abbiamo lavorato per la ristrutturazione di un edificio, ormai fatiscente, di proprietà della parrocchia di Santa Marcellina. Da questa operazione sono stati ricavati 11 alloggi destinati alla sistemazione temporanea di famiglie svantaggiate, cui applichiamo un affitto agevolato (l?appartamento più grande costa 350 euro al mese) e costruiamo un percorso di accompagnamento.

Vita: In che senso?

Barbetta: Non volevamo semplicemente risolvere un problema abitativo, ma organizzare un ?piano di autosufficienza? per queste famiglie. Così, per ciascuna di esse c?è una famiglia muggianese che si propone di seguirla come ?tutor?, garantendo all?associazione e alla parrocchia la buona riuscita di un percorso verso l?autonomia.

Vita: Non sarà facile trovare famiglie disposte a ?esporsi??
Barbetta: Abbiamo già firmato i primi quattro contratti. Si tratta di essere amici, non assistenti sociali. Bisogna essere disposti a condividere con un?altra famiglia le tappe classiche dell?inserimento in una comunità: trovare un lavoro stabile, regolarizzare tutti i membri della famiglia, accogliere i figli giunti da lontano o appena nati, cominciare a fare un piano di risparmio per uscire dalla ?tutela? e comprar casa in proprio. è un processo che richiede tempo, qualche anno.

Vita: Chi vi ha aiutati nella ristrutturazione?

Barbetta: La parrocchia, che ha messo insieme circa 250mila euro. I parrocchiani con un prestito di 40mila euro. Poi la fondazione Cariplo, che ci ha concesso risorse per 225mila euro e la Fondazione Vismara con 75mila euro. Il costo complessivo era di 670mila euro perciò… stiamo ancora raccogliendo donazioni!

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