Non profit
O la tav o i giochi
A minacciarla non ci sono gli squatter, ma 5mila valsusini infuriati. E pronti a far saltare la grande scommessa del Piemonte: le Olimpiadi Invernali
Tira una pessima aria in Val Susa, un vento gelido che arriva dalle montagne e che irrompe nella pianura torinese.
Il passaggio commerciale più importante d?Italia ribolle collera, e se da queste parti sarà casino a pagarne le conseguenze sarà tutta l?Italia. «Problemi localizzati, egoismi locali», si affannano a ripetere i promotori della linea Tav. Sono frasi come queste che fanno capire la lontananza delle istituzioni, tutte, dalla popolazione di questa valle. E che fanno temere il peggio.
Chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire sa bene che la partita vera inizierà il 30 novembre, quando i carabinieri scorteranno i tecnici Ltf (Lyon-Turin ferroviaire e Rfi (Rete ferroviaria italiana) nei prati di Venaus, dove verrà posizionata la fresa che inizierà a scavare dentro la pancia della montagna.
Anche qui si porrà una scelta: fare in modo di superare i manifestanti senza fomentare troppo il risentimento che sarà già altissimo (basterà un semplice volo di elicottero), oppure cercare lo scontro per umiliare chi si oppone.Comunque vada quel giorno, segnerà una fine e un principio.
Forcone e badile
La valle verrà bloccata fisicamente per una settimana e i siti di scavo dovranno essere presidiati da centinaia di uomini per evitare che plotoni di valsusini armati di forcone e badile li sfascino. Oggi per difendere una trivella inutile alta tre metri e larga uno sono schierati cento carabinieri che militarizzano un paesino di vecchi infuriati. Avremo un forte aumento della tensione a Torino, con dura ?pressione? delle forze dell?ordine su due centri sociali, Askatasuna e Gabrio, al momento inglobati pacificamente nella protesta.
«Una volta aperto il cantiere la tensione scenderà», dicono sempre i promotori del progetto. Pia illusione di chi in valle non va. E poi, l?inizio del boicottaggio delle Olimpiadi.
Una parte del popolo No tav, uno zoccolo duro di almeno cinquemila persone, è pronto a sabotare i giochi con le azioni più disparate: blocco delle vie di accesso ai siti olimpici, infiltrazione di elementi no tav all?interno della complessa macchina organizzativa, e le classiche proteste di massa. Le occasioni non mancheranno e la vetrina olimpica sarà troppo invitante. C?è anche già il motto: «Christellen & Chiamparen le olimpiadi as fan nen».
Durante gli affollatissimi incontri pubblici di valle coloro che invocano il totale boicottaggio dei giochi vengono accolti da boati d?approvazione e applausi. Chi urla e applaude non sono gli squatters di Askatasuna, ma padri e madri di famiglia, vecchi che parlano in piemontese, falegnami, commercianti, operai, studenti.
Il rischio che l?immagine dei giochi venga rovinata è alta, e lo scarso entusiasmo che Torino 2006 già suscita, soprattutto nel Cio che un giorno sì e l?altro pure critica l?organizzazione, rischierebbe di aggravarsi. La Val Susa sa bene tutto questo e 70 giorni appaiono più che sufficienti per rovinare definitivamente tutto.
Il rischio che le Olimpadi siano un flop dovrebbe far desistere tutti dalle prove di forza. Dieci anni di organizzazione, 1,5 miliardi euro investiti, la potenziale svolta economica del torinese che annaspa sempre di più. Tutti i giorni la cronaca cittadina de La Stampa è un cimitero di brutte notizie: fabbriche che chiudono, operai in sciopero, impiegati che mangiano alla mensa dei poveri.
E infatti è questa la chiave di lettura del progetto Tav. La Fiat arranca, nemmeno la ?Grandepunto? riesce a tirare fuori dalla crisi il settore auto; basti pensare che i 720 impiegati di Mirafiori in cassa integrazione non sono stati reinseriti nel posto di lavoro nonostante il lancio della nuova utilitaria, anzi, si parla di licenziamento.
I numeri e la demagogia
E’ per questa situazione senza sbocchi che le istituzioni, tutte, vogliono la Tav. Le ragioni ufficiali del progetto sono storie che fanno sorridere: la lotta all?inquinamento, il corridoio strategico, lo sviluppo? Demagogia demolita dai numeri. Si dovrebbero dire le cose con più chiarezza. La linea ferroviaria secondo le proiezioni più ottimistiche nel 2015 arriverà a trasportare 12,1 milioni di tonnellate di merci l?anno. Con il potenziamento della linea esistente la capacità di tratta arriverebbe a 20 milioni di tonnellate. Numero dati da Andrea Boitani e Piero Ponti sul Soloe 24 ore. Quindi non frutti della propagnda No tav.
Torniamo allo scnerio: la Fiat è destinata a chiudere Mirafiori nell?arco di dieci anni. è possibile mantenere un agglomerato urbano con due milioni abitanti con il salone del gusto e del vino? No, non è possibile.
La Tav serve quindi a mettere un tampone di politica keynesiana. I conti sono noti, si parla quindicimila posti tra lavoratori diretti sul campo e indotto. Più o meno quelli che la Fiat lascerà a casa prima o poi. In caso di costruzione della Tav, il Piemonte, la regione più assistita d?Italia già oggi, avrebbe quindi assicurati quindici-venti anni di lavori pubblici. Che poi questo significhi spalmare debiti sulle prossime quattro generazioni e mandare l?Italia in bancarotta è un altro discorso.
La crisi industriale avanza, il turismo non decolla. Cosa fare? Chi fa l?amministratore, a tutti i livelli, ha due opzioni in questo momento. La prima: sostenere la Tav fino alla fine, pagando il prezzo dell?ordine pubblico per un periodo indefinito, il flop olimpico e una montagna di debiti. Oppure uscire dal progetto e abbracciare un futuro da banlieue parigina. Auguri.
Conto alla rovescia
30 novembre i carabinieri scortano i tecnici a posizionare la grande fresa
31 dicembre scade il termine Ue x l?inizio dei lavori del traforo, pena
il decadimento dai finanziamenti europei
10 febbraio Cerimonia di Apertura allo Stadio Olimpico (ex Stadio comunale)
di Torino delle Olimpiadi invernali
11 febbraio prima gara prevista in Alta Val di Susa, a Sauze D?Oulx, dove si
terrà la gara di freestyle femminile
26 febbraio chiusura dei Giochi
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