Volontariato

Lo svantaggio? Se finisce in rete diventa produttivo

Anche chi soffre di malattie mentali può avere una vita professionale attiva. In un viaggio da Desenzano a Potenza

di Chiara Sirna

Siamo abituati a immaginarli in una corsia d?ospedale, in un centro diurno o in una comunità residenziale. Magari in abiti discinti, con lo sguardo perso nel vuoto e allucinato dai farmaci. Ma dietro quella sofferenza alienante c?è anche chi riesce a rompere il muro dell?isolamento e ritrovare autonomia e dignità nel lavoro. Adattato, certo, pensato su misura, protetto, ma pur sempre un lavoro. è il volto invisibile della malattia mentale, quello più recente, eppure in certe zone già ben strutturato. «Sono i soggetti più problematici», non esita a riconoscere Luigi Chiari, presidente del consorzio Solco di Brescia, che dell?inserimento lavorativo per i pazienti psichiatrici ha fatto il proprio cavallo di battaglia. «Con una buona collaborazione con gli enti pubblici e i privati però», aggiunge, «si può fare molto». Qualche esempio? Lavanderie industriali, imprese di pulizie, manutenzione del verde, raccolta differenziata e gestione di database informatizzati. Tempi e stipendi ad hoc Oggi un quarto dei soggetti svantaggiati inseriti nelle cooperative associate a Solco arriva da un background di patologie mentali. «La discontinuità lavorativa è un ostacolo da mettere in conto», dice ancora Chiari, «e per questo per noi è necessario collaborare con imprese tolleranti sui tempi di consegna». In questo settore gli inserimenti sono graduali, progettati su percorsi individuali che arrivano a durare fino a tre anni. Gli stipendi vengono calcolati in base alla capacità produttiva, ma comunque non possono essere inferiori al 60% del contratto nazionale di categoria. «Di solito bastano tre, quattro mesi per raggiungere uno stipendio standard», spiega Emilio Pellicciotti, responsabile sociale della cooperativa La Cascina di Desenzano, che su un totale di 25 soggetti svantaggiati ha inserito 17 malati psichici in attività di manutenzione del verde, gestione dell?area cimiteriale e catene di assemblaggio. Superata la fase di inserimento gli stipendi si attestano su una media di 300/400 euro al mese per i contratti part time, e di 800/900 per quelli a tempo pieno, anche se difficilmente queste persone possono sostenere ritmi di lavoro intensi. «Tra progetti di creazione d?impresa e corsi professionali abbiamo inserito circa 30 persone», racconta Piero Morini, responsabile dell?inserimento lavorativo del consorzio Arché di Siena. «La maggior parte di loro non riesce a sostenere più di 3 o 4 ore al giorno. La prima regola è quindi diluire il carico, lavorare in gruppo e vigilare sulle dinamiche di relazione tenendo conto delle variabili di produttività, ma soprattutto prepararsi ad adattare il lavoro sulle esigenze specifiche e quindi, se necessario, far ruotare il soggetto in diverse cooperative, con mansioni ad hoc». Un modus operandi valido anche per chi gestisce piccoli numeri, come nel caso della cooperativa Socialturistica attiva a Bomba, in provincia di Chieti. Il complesso è composto da un ristorante, diversi bungalow, un campeggio con campo da tennis, piscina e bar. «Con il progetto Armonia, in collaborazione con l?Asl abbiamo assunto una persona con compiti di segreteria, compilazione di lettere e lavori al computer», interviene la presidente Teodora di Santo. «La figura del tutor è fondamentale, ma non deve marcare troppo le differenze. Si può arrivare a ottimi risultati se si valutano bene le competenze e si studiano obiettivi individuali di inserimento. Ma in ogni caso i lavoratori devono sentirsi parte di un sistema, non soltanto di un percorso di recupero». Dalla rete alle imprese La chiave del successo? In primo luogo il lavoro in rete, la stretta collaborazione tra enti pubblici o residenziali di cura e riabilitazione, perché è da lì che devono partire le segnalazioni. Ma talvolta il meccanismo si inceppa. «Abbiamo fatto soltanto tre inserimenti a tempo pieno», racconta Teresa Di Giacomo, presidente della cooperativa Terza dimensione di Potenza, inserita nella struttura residenziale per malati psichiatrici Don Uva, «ma il nostro principale problema è la mancanza di rete con le istituzioni che poco si adoperano per attivare convenzioni, così come il legame debole tra le cooperative di tipo A e quelle di tipo B». Ancor più difficile è il distacco da lavori protetti e il passaggio a realtà profit. «I casi di uscita dalle nostre reti sono sporadici» , commenta ancora Chiari, «di fatto i malati psichiatrici corrono il rischio di restare nella cooperazione a vita. Ma una parte di responsabilità è anche nostra perché solo negli ultimi tempi stiamo incominciando a lavorare per farci conoscere dalle imprese. Bisognerebbe aprire un dialogo per far capire quali strumenti mettere in campo per aprire le porte agli svantaggiati. C?è ancora il pregiudizio che non possano rendere, in realtà con i modi giusti sono in grado di lavorare bene». Carte d’identità Consorzio Il Solco di Brescia: www.solcobrescia.it tel.030.2979611. Inserimento lavorativo nell?ambito delle pulizie, gestione rifiuti lavanderia e informatica. Socialturistica di Chieti: www.isolaverdeonline.it tel. 0872.860475. Gestisce un villaggio turistico con bungalow, campeggio, bar, ristorante e piscina. La Cascina di Desenzano: www.cooperativalacascina. it – tel. 030.9143410. Manutenzione del verde, produzione di fiori in serra, gestione centro balneare. Terza Dimensione di Potenza: tel.0971.469982. Si occupa di trovare impiego a vari soggetti con problemi di salute mentale Arché di Siena: tel. 0577.296942 – consorzioarche@libero.it. Fra le attività: giardinaggio, falegnameria e lancio di start up di cooperative


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