Welfare

Iraq: torture, sunniti chiedono inchiesta internazionale

I militari statunitensi hanno scoperto un bunker in cui i prigionieri venivano affamati e torturati.

di Chiara Brusini

Le forze sunnite irachene chiedono un’inchiesta internazionale sugli abusi commessi in un centro segreto di detenzione, scoperto dai militari statunitensi in un bunker sotto il ministero dell’Interno a Baghdad, dove i prigionieri sarebbero stati torturati e affamati. La richiesta e’ stata avanzata dal Partito islamico, riferimento della comunita’ sunnita, cui non basta la commissione d’inchiesta nominata dal primo ministro, Ibrahim Jaafari. Gran parte dei circa 170 detenuti trovati nel bunker sono sunniti e i dirigenti del Partito islamico hanno esortato il grande ayatollah Ali Sistani – la piu’ alta personalita’ religiosa sciita ma anche figura politica considerata super partes- a prendere posizione denunciando pubblicamente lo scandalo. “Invitiamo il grande ayatollah a denunciare questi atti e a sconfessare i responsabili”, ha detto in una conferenza stampa il segretario generale del partito, Tarik Hashemi. I prigionieri sono stati “trattati dai loro fratelli iracheni senza pieta’ ne’ compassione”, ha aggiunto. Gli ha fatto eco il portavoce del partito, Ayad Samarrai: “Vi sono stati casi analoghi in passato e le inchieste non hanno portato a niente. Vogliamo un’indagine internazionale e imparziale, perche’ cominciamo a credere che vi siano complicita’ di persone nelle alte sfere del governo”. Il rischio di una nuova impennata della tensione tra sunniti e sciiti e’ forte. La scoperta di questo nuovo Abu Ghraib – gia’ famigerato nell’era Saddam e trasformato in un altro centro di tortura, ma dai secondini statunitensi- e’ avvenuta casualmente. Militari americani avevano raccolto la denuncia della famiglia di un quindicenne arrestato e portato -sospettavano- al complesso di Jadariyah, ha raccontato oggi una fonte militare statunitense. “Siamo entrati per verificare se il ragazzo fosse stato portato li’, ma quando siamo arrivati abbiamo visto cose che non andavano”, ha raccontato la fonte, “piu’ andavamo avanti e piu’ ne scoprivamo”. I detenuti nelle celle avevano “bisogno di cibo, acqua e assistenza medica”. Il ragazzo, comunque, non e’ stato trovato. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq, Zalmay Khalilzad, e il generale George Casey, comandante delle forze della coalizione, hanno definito il maltrattamento di detenuti “totalmente inaccettabile”. Il comandante a Baghdad delle forze alleate, generale William Webster, ha annunciato al partecipazione dei suoi uomini alle ispezioni dei centri di detenzione. Preoccupazione e’ stata espressa dall’Unione europea. Il commissario alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha sottolineato che lo scandalo rende ancora piu’ urgente rilanciare gli sforzi sul fronte dei diritti umani. Nel premettere che tutta la vicenda non ha ancora avuto conferme, ha aggiunto: “Se davvero le cose stanno cosi’, e’ chiaro… che i diritti umani sono parte dei nostri valori forti e vogliamo che anche questi valori siano esportati in Iraq”. L’Alto commissario Ue per la Politica estera e la Sicurezza, Javier Solana, ha da parte sua detto: “Temo che ancora una volta tutte queste notizie negative che arrivano dall’Iraq non aiuteranno a stabilizzare la situazione e a coinvolgere -come vorremmo- i sunniti nel processo politico”.


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