Formazione
Cooperazione: Stanca, Italia offre tecnologie per i Pvs
Il ministro dell'Innovazione Tecnologica ha illustrato una strategia basata sulla coperazione tra governi e con le imprese.
L’Italia intende offrire le sue tecnologie e le sue competenze per promuovere la crescita dei Paesi in via di sviluppo (Pvs) e per ridurre il digital divide, attraverso la cooperazione tra i governi e con le imprese sia pubbliche che private. E’ la strategia illustrata dal ministro dell’Innovazione Tecnologica Lucio Stanca inaugurando ieri, alla presenza dell’ambasciatore Arturo Olivieri, a Tunisi il padiglione italiano allestito dai ministeri dell’innovazione, degli esteri, dell’istruzione e della ricerca, in occasione del Secondo Vertice mondiale sulla societa’ dell’informazione.
“L’eccellenza e la vitalita’ delle imprese italiane presenti a Tunisi dimostrano – ha detto Stanca – la forte crescita in atto dell’information tecnology, che alla luce degli attuali segnali di ripresa economica lascia ben sperare per il futuro delle nostre aziende e si collocano ai primissimi posti nelle graduatorie mondiali stilate dall’Ocse e dall’Unione europea”. Sono infatti venti, ha ricordato Stanca, i progetti in corso di perfezionamento dell’e-governement nei Paesi in via di sviluppo, tra i quali il ministro ha ricordato l’Iraq, dove l’Italia ha realizzato a Baghdad la rete dei collegamenti computerizzati della pubblica amministrazione, in particolare nei settori dell’industria e della sanita’. Importanti contatti sono in atto con il Libano e la Tunisia.
In primissimo piano nell’azione strategica illustrata da Stanca sono le aziende e le associazioni di settore presenti a Tunisi: Federcomin, Telecom Italia, Enterprise gital, Sogei, Aethra, Olidata.
Oggi nella capitale tunisina delegazioni di settanta paesi aprono il secondo World summit of information society promosso dall’Onu che, dopo il summit di Ginevra concluso con un nulla di fatto, dovra’ cercare di risolvere i due problemi di fondo legati alla societa’ mondiale dell’informazione e cioe’ i finanziamenti per la crescita dell’information technology nei Paesi in via di sviluppo e la governance di internet, finora gestita in modo indubbiamente efficiente, dagli Stati uniti.
Molti Paesi tra cui Cina, Iran, Centro America, Arabia saudita e Brasile, vorrebbero una futura gestione della rete internet sottratta al predominio (e al controllo) degli Usa, a questi si sono aggiunte di recente anche la Francia e la Spagna. Anche se corretta da un punto di vista democratico, la posizione di queste nazioni si scontra con la realta’ delle tecnologie piu’ moderne necessarie alla gestione di internet, che all’attuale livello dinamica-crescita risultano essere in possesso solo degli Stati uniti e una maggiore democratizzazione di internet significherebbe inevitabilmente un ritorno al passato con tecnologie gestibili a livello di singoli stati che oggi risultano ormai superati.
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