Cultura

Noi suoniamo positivo

Accade con don Mazzi e don Gelmini, ma anche con Acli, Nazionale Cantanti e Beatles Charity. Sono sempre più le occasioni in cui lo sballo lascia posto all’impegno

di Alessandro Sortino

«Come mai proprio io dal Papa, a cantare canzonette? Perché, vi sembra tanto strano? È chiaro che il rock attrae i giovani più di frate Cionfoli, con tutto il rispetto per l?artista. E la Chiesa lo ha capito, per questo apre alla ?musica del diavolo?. Ma vi sembra davvero che ?Blowing in the wind? abbia qualcosa di satanico? No, e poi Dylan è cresciuto. Non è più un pericolo per le coscienze giovanili». Così parlò Niccolò Fabi, fenomeno emergente della canzone italiana esploso all?ultimo festival di Sanremo, e atteso al concerto che concluderà il Congresso Eucaristico di Bologna. Il binomio rock e trasgressione ha fatto dunque il suo tempo? Sicuramente non ha più lo smalto di una volta. Stanno a dimostrarlo le numerose occasioni recenti in cui al rock sono stati affidati messaggi positivi, di speranza, di redenzione, o più semplicemente di amicizia. E non solo da parte della Chiesa: se a Parigi i giovani hanno cantato e ballato al ritmo dei successi di Lucio Dalla (accantonando i cori parrocchiali), e il concerto di Bologna sta diventando l?evento musicale dell?anno, in tutto il mondo si moltiplicano le occasioni in cui rock fa rima con impegno. Negli Stati Uniti all?inizio del mese si è svolto, ad esempio, il primo raduno di hip hop cristiano, in cui si sono esibiti gruppi rap che hanno cantato la legge dell?amore e della solidarietà invece di quella ben più cruda della strada. In Italia, nonostante ci sia ancora chi, come Zucchero, continua a sostenere che «il rock deve essere demoniaco», da tempo si è fatta strada l?idea che la musica più amata possa sposarsi naturalmente con le cause benefiche. Le ?partite del cuore? della Nazionale Cantanti, d?altra parte, ne sono una prova. Ma non l?unica. Anche molte associazioni non profit si sono affidate alla musica per far conoscere le loro attività, attirare nuovi volontari e, perché no, raccogliere fondi. Come Beatles Charity, l?associazione che riunisce gruppi che suonano i successi dei quattro di Liverpool e si esibiscono per beneficenza. Anche le Acli, l?anno scorso, hanno organizzato un concorso per giovani cantautori (?Sogni e canzoni?), sui temi della solidarietà. Il rock sociale è dietro l?angolo? «Se le organizzazioni di carattere sociale pensano di comunicare con i ragazzi con gli strumenti di 50 anni fa, si illudono», dice Luigi Bobba, presidente delle Acli. «La musica è l?ultimo fattore di coesione dei giovani. Perché lasciare che si riduca allo sballo o alla trasgressione? Utilizziamola meglio: il rock è comunicazione, facciamogli trasmettere valori positivi, e spingerà i giovani alla solidarietà». Don Antonio Mazzi, oltre ad essere un prete-tv, è anche un prete-rock: nella sua comunità di recupero per tossicodipendenti ha infatti preso vita un gruppo, ?Musica contro la sofferenza?, in cui suonano Franco Mussida (chitarrista della Pfm), Eugenio Finardi, Rossana Casale, Grazia Di Michele, oltre naturalmente agli ospiti della comunità. «La musica è come le mani: si possono usare bene o male, per rubare o per fare del bene», dice. «È vero che esiste il rock satanico, ma attraverso la musica si possono anche dire cose importanti. Non bisogna avere paura di ?contaminarsi? se si ascolta un disco, o se si invitano dei cantanti a fare un concerto. Io ne ho conosciuti tanti, anche di quelli ?strani?, e ne ho fatto dei messaggeri di buone notizie. E poi a me piace di più un Papa in mezzo ai giovani, che invita Bob Dylan a suonare in piazza, che un Papa che si limita a guidare processioni». Un altro sacerdote che non ha avuto paura di ?contaminarsi? con la musica rock è stato don Pierino Gelmini, conduttore un paio di anni fa su Raidue di ?Rock Café?, dove i giovani rivolgevano, tra una canzone e l?altra, domande ?impegnate? all?ospite musicale di turno. Da quella esperienza sono nate amicizie importanti: come quella con Biagio Antonacci, che nel 1995 ha seguito don Pierino in Bolivia, terra di trafficanti di droga, tenendo un concerto per migliaia di giovani. L?Eric Clapton di ?Cocaine?, insomma, se ne può andare in soffitta.


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