Famiglia
Caro Pepe, io ti vedo
Esclusiva diario di un successo speciale. Ecco come si racconta
di Redazione
Carissimo Pepe (il mio diario si chiama Pepe, perché è il nome che darò al mio futuro cane) mi presento, sono Annalisa. Ti immagino buffo, con grandi occhi a palla a mo? di orsetto, il naso quasi invisibile… Perché a me i nasi grossi, come il mio, non mi piacciono: non lo vedo, è vero, ma lo sento che è grande e gobboso. Comunque, dicevo: sei sorridente e hai le orecchie grandi come Bambi, dato che devi ascoltare. E tu ci vedi, perché non possiamo essere ?cecati? in due; però sei muto. Così non ti lamenti. Io, invece, sono una persona simpatica, molto comica, mi prendere in giro il mio problema: quando racconto le gaffe che faccio, ?vedo? la gente che si srotola dalle risate. E ne sono contenta.
Sono un Capricorno, quindi testarda, decisa, a volte fredda e distaccata; ma ho l?ascendente Cancro, quindi sono dolce, amo le coccole; e mi piacciono i colori tenui, pastello. Come faccio a saperlo? Ma Pepe, tu queste cose dovresti saperle, perché io non voglio che tu sia triste per me, non voglio che pensi che io sia una non vedente. Quando voglio vedere io posso, basta immaginare le cose del passato: è come un film per me, e io decido come sono le cose. Quando sento mio papà che si fa la barba, io lo vedo; anche se forse ormai ho un?idea un po? giovanile di lui. E poi ho la luna in Pesci, quindi sono molto portata per l?arte, e la musica. Sono brava a cantare, Pepe.
Lo sai che ho partecipato all?elezione di Miss Italia? Sono arrivata addirittura in finale: lì, nel regno dell?immagine, una non vedente. Io contavo molto sul mio carattere, volevo far vedere che sono soprattutto bella dentro, perché è quella la vera bellezza. Sapere di essere belli è pericoloso, perché sei fragile, te la ?tiri? e risulti antipatico. Io, sarò sincera, non sono brutta, ma un vero complimento è quando mi dicono: ?Vai Annalisa, che sei
forte!?.
Quando ero a Salsomaggiore, mi facevo descrivere da mia mamma le ragazze, e a seconda della descrizione le dicevo se sarebbero passate oppure no. Poi tutti hanno iniziato a dirmi che avrei vinto sicuramente, e io mi sono illusa. Pepe, ci sono rimasta male. Però è passata in fretta: il mio obiettivo era di far vedere alla gente che potevo fare le cose che facevano le altre. Però io sono una persona diversa, è un dato di fatto, e vivo in modo diverso. Ma più che anormale, mi sento molto protetta: ho la possibilità, più dei ?normali?, di testare quanto le persone che mi stanno attorno mi vogliono bene. Io sono forte; ma tu Pepe lo saprai che passo anche dei momenti ?giù? durante la giornata, quando ci sono dei tempi morti: penso a quello che ho, e quello che ho è brutto.
Non sono autonoma, e la gente spesso mi urla: ?Ma cosa fai, porta un bastone!?. Ma io non lo porterò mai, perché è da cieco. Beh, io effettivamente cieca lo sono! Prenderò un cane che mi porterà in giro, ma non avrà la croce sul petto. Io non amo il mio problema: però devo continuare a vivere. Circa sette mesi fa ho passato dei momenti… non dico che volevo morire, ma non avevo voglia di fare niente, non volevo più uscire di casa. Ero nervosa, me la prendevo con le persone che mi stavano vicine.
La cosa che mi è piaciuta di più di Miss Italia era sentire le ragazze che si ?carognavano? dietro. Prima tutte sorrisi e, poi, dicevano: ?Quella ha le gambe storte, questa è grassa, ecc.?. L?altra cosa che mi è piaciuta erano i tempi stressati: sveglia, trucco, parrucchiere, e poi al palazzetto… essere stressata mi fa sentire viva. Per me quello era un lavoro, qualcosa che mi avrebbe portata alla tv e sui giornali.
E poi, alla fine, mi hanno fatto cantare; davanti a milioni di persone. Com?è stato? Uguale alle altre volte. Perché quando io canto non so dove sono, sono concentrata sul flusso di pensiero che mi fa sempre pensare al gorgheggio dopo. Io dò il meglio quando canto: infatti, e tu lo sai, non ho mai cantato male. E così è arrivato il successo: i giornalisti hanno iniziato a chiamarmi già la domenica. Il lunedì mattina, poi, le prime interviste per radio, poi la televisione, da Fede a Minà, le tv tedesche e americane. E io, anche se ero contenta, ho pensato: ?Guarda che stronzi, mi chiamano solo perché sono cieca?. Ma la cieca fa scalpore, Pepe. E io ringrazio i giornalisti per avermi fatto
così tanta pubblicità.
Certo che, non avere dubbi, avrei preferito non essere cieca. Avrei fatto l?odontotecnica, che era il mio sogno. Ora, invece, vado addirittura in Cile a cantare e mi ha chiamato la Sony per darmi un pezzo da presentare a Sanremo. Hai capito?! Però non diciamo niente, perché non vorrei che portasse ?sfiga?. Il futuro, Pepe? Beh la cosa a cui tenevo di più l?ho ottenuta: Massimo Giletti mi ha invitato a presentare con lui il Telethon, e – ascolta bene – la ricerca sulla mia malattia, la degenerazione maculare, rientrerà tra quelle che usufruiranno dei soldi raccolti. Spero che un giorno…
E poi il matrimonio e i bambini, due, o forse uno; ma non voglio adottarlo. Avere dei bambini mi peggiorerà la vista e quindi perderò anche gli ultimi scampoli che mi rimangono. Un sacrificio per cui ne varrà sicuramente la pena: ma la cosa più terribile è che non potrò mai vedere come è fatto mio figlio. Ma forse, nel frattempo… Grazie della pazienza Pepe, ora vado finalmente a dormire. ?Notte, tua Anna.
testo raccolto da Federico Cella
L’opinione di T.Daniele
Ti consiglio
Sono sicuramente favorevole a questi personaggi dello spettacolo. Bocelli, Baldi, Ray Charles contribuiscono a un?immagine positiva dei ciechi. Quindi noi cerchiamo di aiutarli: per esempio abbiamo costituito un?etichetta discografica per i giovani cantanti. E anche Annalisa l?abbiamo aiutata, con le due ?guide? che le abbiamo fornito. A noi questi personaggi fanno comodo, ma solo quelli che si muovono nel modo giusto. Invece ho qualche dubbio su di lei, che cerca di dimenticare, e far dimenticare, di essere cieca. E allora la tv sfrutta questa sua menomazione, facendola sfilare, per esempio. Così appaiono più progressisti. Ma poi le vere barriere rimangono. Lei è coraggiosa, ma le consiglio di accettare la sua invalidità, senza per questo perdere la voglia di fare. Se no si finisce per accreditare ai ciechi un?immagine, non vera, da eroi.
Presidente dell?Unione italiana ciechi
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.