Formazione
Livia Turco: lasciata Via Veneto la mia battaglia continua
L'ex ministra della Solidarietà inizia la sua collaborazione con Vita. Ogni settimana la sua cronaca parlamentare. Qui un brano dal primo articolo che comparirà su Vita domani in edicola
di Livia Turco
Primi giorni della quattordicesima legislatura. Torno in aula a Montecitorio con il cuore gonfio di sentimenti. Sì, è di sentimenti che devo parlare se voglio dire cose vere e autentiche.
I sentimenti di amarezza e anche di rabbia nei confronti del centrosinistra per non aver saputo valorizzare e preservare quella che è stata un?importante e ricca esperienza di governo. La vera e propria sofferenza nel lasciare quel luogo, via Veneto 56, e soprattutto le persone con cui ho condiviso una delle esperienze più belle e umanamente ricche della mia vita politica; quel ministero che avevo immaginato e cercato di costruire secondo la metafora del ?ministero sulla strada?, in cui conta lo stile, la pratica politica, la modalità di lavoro. E poi, ancora, il sentimento di amicizia verso quei parlamentari, della maggioranza e dell?opposizione, con cui avevo lavorato, discusso, condiviso, litigato, e insieme fatto buone cose per il nostro Paese.
Cerco questa pattuglia, questa piccola lobby di parlamentari del sociale. Molti, per fortuna, li ritrovo. Molti del centrosinistra: Battaglia, Lucà, Bolognesi, Lolli, Giacco. Molti del Polo: Maria Burani Procaccini, Massidda, Porcu, Cè, Conte. Mi attendo di vedere alcuni di loro nei banchi del governo. Almeno come viceministro o sottosegretario del ministro del Welfare. Hanno competenza e passione del sociale. Invece nel totoministri non compaiono mai. E infatti non c?è traccia della loro presenza nella compagine del governo Berlusconi. Brutto segno.
21 giugno. La Signorino dov?è?
Mi ha fatto piacere, l?ho trovato un bel segno, che nel mio partito la commissione più ambita fosse la Commissione Affari Sociali (19 pretendenti su 8 posti) e la più disertata sia stata la commissione Difesa. In quella commissione XII torneremo a lavorare insieme io e Rosy Bindi. Non tanto per difendere le riforme che ci hanno viste protagoniste, ma per incalzare, opporci, ma soprattutto guardare ai problemi nuovi e cercare le soluzioni più adeguate. Nella Commissione XXII ci sono anche molte persone nuove, e tra queste parecchie sono donne (e in una legislatura così maschilista anche questo è un bel segno). Tutte però sono del centrosinistra: sono Laura Zanella, Olga D?Antona, Katia Zanotti. Tra le conferme ci sono Maura Cossutta, Tiziana Valpiana. Tra le assenze mi spiace notare quella di Elsa Signorino, relatrice della legge quadro sulle politiche sociali e sull?assistenza. A lei va un pensiero e un sentimento di profonda gratitudine. Un?assenza, la sua, che mi fa dire: i misteri della politica!
L?atto politico più importante di questi giorni è l?insediamento del governo, il dibattito e il voto di fiducia. Formulo molti auguri di buon lavoro al ministro Maroni, soprattutto gli auguro di saper essere il ministro del Welfare, anzi del nuovo Welfare, e non solo il ministro che si occupa di pensioni e lavoro. Così come formulo molti auguri alla sottosegretaria Sestini, una persona che so essere radicata nel volontariato (il quale, è bene ricordarlo, è composto di tantissime anime, e questa pluralità è la sua ricchezza), e con la quale mi auguro si possa instaurare un rapporto di dialogo e confronto. Certo non è un bel segno che il primo atto del governo Berlusconi sia stato quello di mettere mano al ministero del Welfare per scorporare da esso la Sanità. L?idea del ministero del Welfare che comprendesse in un?unica sede le politiche del lavoro, della salute, di cittadinanza sociale era stata promossa e sostenuta nel governo del centrosinistra proprio dal dipartimento Affari sociali. Noi più di altri avevamo colto le inefficienze che derivano dalla frammentazione delle competenze, e noi più di altri avevamo individuato nella integrazione tra interventi sociali, interventi sanitari e inserimenti lavorativi la strada necessaria per costruire un sistema di cittadinanza sociale moderno, incentrato sulla prevenzione del disagio e sulla presa in carico della persona nella sua globalità. Questa era anche la strada per dare dignità e autorevolezza alle politiche sociali; ora mi auguro che le politiche sociali non vengano risucchiate dalle politiche tradizionali del lavoro e della previdenza sociale.
Ho seguito con attenzione il dibattito alla Camera sulla fiducia al governo. Al di là del mio dovere di parlamentare, ero curiosa di capire quanto le politiche di inclusione sociale e di inclusione delle famiglie fossero realmente al centro dell?attenzione.
26 giugno. E ora, al lavoro
Un cenno alle pensioni minime che devono aumentare, una frase in chiusura di programma per ?santificare? la famiglia, senza indicare gli indirizzi di politica familiare. L?attacco alla riforma scolastica e sanitaria in nome della sussidiarietà contro il dirigismo e il centralismo. Tutto questo è programma sociale illustrato dal presidente del Consiglio. Non nego la mia delusione, che è anche la mia preoccupazione rispetto al rischio che quello sforzo che avevamo cercato di fare in tanti, cioè quello di coniugare la crescita economica con la coesione sociale, lasci invece lo spazio all?idea che la solidarietà e la giustizia sociale non siano una risorsa motore dello sviluppo economico ma al massimo siano un ammortizzatore per attenuare i danni che derivano dalle diseguaglianze e dalle povertà, ritenute però l?inevitabile portato della modernizzazione e della crescita economica.
E poi, ……
L’intervento integrale su Vita magazine, da domani in edicola
Ogni settimana, poi, la cronaca parlamentare dell’ex ministra della Solidarietà sociale
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