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Siria: Onu, Damasco non ha altra scelta se non cooperare
La Siria dovrà mettere a disposizione della Commissione d'inchiesta, per interrogatori, qualunque persona considerata sospetta.
La Siria non ha altra scelta se non quella di cooperare con la Commissione d’Inchiesta dell’Onu sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafik Hariri: lo ha affermato il vicesegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari politici, Ibrahim Gambari, al suo arrivo a Beirut.
“Non credo che esistano alternative, visto che tale è la richiesta del Consiglio di Sicurezza, ma da quel che so anche la Siria ha espresso pubblicamente la propria volontà di cooperazione”, ha dichiarato Gambari in conferenza stampa. Damasco ha di fatto autorizzato gli inquirenti dell’Onu ad interrogare all’estero sei funzionari coinvolti nell’inchiesta sull’omicidio dell’ex premier libanese.
Il rapporto della Commissione di inchiesta dell’Onu guidata dal magistrato tedesco Detlev Mehlis – il cui mandato è stato prorogato al 15 dicembre prossimo – cita i servizi segreti di Beirut e Damasco come responsabili dell’omicidio, e – pur nella presunzione di innocenza che ha portato all’eliminazione di alcuni nomi dalla versione finale – lascia capire che l’autorizzazione a portare a termine la strage, nella quale morirono altre 20 persone, sarebbe venuta dai vertici del governo siriano.
Il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione 1636 che impone precisi obblighi alla Siria: mettere a disposizione qualunque persona considerata sospetta dagli inquirenti, i cui interrogatori potranno essere condotti anche all’estero a discrezione della Commissione. Il tutto senza minacce esplicite di sanzioni o di utilizzo della forza – come chiesto dalla Russia, che in caso contrario minacciava il veto – ma in forza dell’Articolo VII dello Statuto dell’Onu, che tratta delle “minacce alla pace internazionale”: un articolo che se necessario può essere fatto rispettare anche militarmente.
La Siria respinge le conclusioni del documento, ritenute politicamente motivate, ma si è impegnata a cooperare con l’Onu e con la magistratura libanese mediante la creazione di una propria Commissone d’inchiesta.
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