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Teresa in tv: un’icona vera

Madre Teresa, piccola grande donna

di Luca Doninelli

Mi spiace tornare a parlare del funerale di Madre Teresa, ma non esiste nient?altro, nella tv di questi mesi, che meriti di essere ricordato di più. L?occhio televisivo non ha potuto non vedere quello che ha visto: ne è stato costretto. Qualcosa di straordinario, di inimmaginabile. Diciotto religioni diverse accompagnavano questa santa nel suo ultimo viaggio. Diciotto religioni hanno superato le loro barriere per riconoscere che quella donna era un evento per ciascuna di loro. Noi occidentali siamo stati i più bravi a ridurre l?evento secondo i canoni della retorica: subissati dalla piccola grande donna, dalla sua forza straordinaria e da mille altre espressioni ugualmente ambigue. Il modo più subdolo per tradire Madre Teresa è ridurla alla sua eccezionalità. È come dire: era straordinaria, ma adesso in ogni caso è morta. Non che non fosse eccezionale, ma l?eccezionalità, nella Chiesa (e anche in natura), ha un unico scopo: comunicarsi, facendo diventare eccezionale anche ciò che non lo è. Ciò è talmente chiaro che ne abbiamo paura, perché essere eccezionali comporta il perdere se stessi. Quelle diciotto religioni intorno a Madre Teresa testimoniavano che Cristo (l?unico motivo ragionevole per cui lei ha fatto quello che ha fatto) è un evento non solo per i cristiani, ma per tutti gli uomini, di qualunque cultura e religione. E gli uomini seri sanno che Cristo non può portar loro nessun danno, perché realizza il bene che c?è in tutti. Intorno a Madre Teresa c?erano, insomma, diciotto religioni serie, fatte di uomini seri: questo l?evento televisivo. Quanto di meno ritualistico si potesse ammirare. A questo proposito, ricordo con ammirazione anche i numerosi servizi sulle suore di Madre Teresa. Bastavano pochi secondi per restare travolti dall?allegria, dalla femminilità e dalla spensieratezza di quelle giovani donne, dalla loro profonda contentezza. Si è parlato molto del loro sorriso, ma è una parola ambigua: siamo così abituati al sorriso di tanti pescicani! Ma il sorriso di quelle ragazze è diverso: altro che sorriso!, molto spesso scoppiano a ridere, perché si divertono come matte. Fanno quel che fanno e si divertono. Anche noi abbiamo i nostri templi del divertimento: le discoteche, ad esempio. Nessun sorriso però sui volti già segnati dalla vecchiaia di questi nostri cari ragazzi italiani. I loro padri e le loro madri guardano la tv, strumento fatto da gente che si è formata su libri scritti da altra gente a cui non interessava la realtà, a cui interessava solo distinguere ciò che ?è televisivo? da ciò che ?non è televisivo?, in modo che in tv si vedesse sempre e solo ciò che era televisivo. Chi si è formato su quelle teorie ha poi realizzato programmi tv che ne erano la diretta conseguenza. La tv si è posta come compito quello di somigliare sempre più a se stessa e sempre meno alla realtà, nella fiducia che sarebbe stata la realtà ad imitarla. I padri e le madri di questi ragazzi guardano una tv fatta da gente che ha letto certi libri scritti da professori, intellettuali. Dietro ogni esempio di tv-trash c?è un eminente professore, come dietro gli esperimenti genetici e altri orrori. Ma Madre Teresa ci avverte: non si fa niente di umano senza Gesù Cristo. Indù, buddhisti, musulmani l?hanno capito. Anche solo per un istante, la loro guerra si è placata. nessun intellettuale poteva prevedere ciò che l?occhio della tv, finalmente impotente, ci ha lasciato vedere.


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