Non profit

Così lavorano insieme sanitari e volontariato

Volontariato ospedaliero e operatori sanitari: due attori chiamati a lavorare insieme per il bene complessivo dei malati ricoverati. Non sempre, però, la collaborazione è facile

di Gian Maria Comolli

Da poco tempo svolgo volontariato in ospedale. La mia prima impressione è che non esista nessuna collaborazione con gli operatori sanitari, anzi, a volte mi guardano con sospetto. Non potremmo essere più utili al malato se riuscissimo a cooperare?

M.R. (email) La collaborazione tra operatori sanitari e volontari è fondamentale anche se non è facile perché, il più delle volte, gli operatori, non avendo chiare le finalità dei volontari, ne percepiscono la presenza come ingerenza nel loro operare. È essenziale strutturare dei percorsi di cooperazione con obiettivi quali la conoscenza reciproca. Ai volontari è utile apprendere la connotazione precisa del reparto e la tipologia dei degenti; agli operatori conoscere lo statuto dell?associazione e la sua finalità. C?è poi l?organizzazione del lavoro condivisa e gratificante, individuando fasce orarie in cui la presenza dei volontari non interferisca con gli interventi assistenziali di medici e di infermieri. E una buona comunicazione che permetta la segnalazione dei pazienti più soli e bisognosi di aiuto. È indispensabile, inoltre, la comunanza d?informazione poiché tra le figure pluridisciplinari che si alternano dal paziente c?è anche il volontario. In alcuni ospedali, anche i volontari sono invitati a team d?ingresso o intermedi che si tengono alla presenza dello lo staff assistenziale. È una strategia affinché l?intervento terapeutico e comunicativo sia attuato in modo coordinato e uniforme. La collaborazione, oltre che da chiari protocolli, spesso nasce osservando lo stile del volontario. La continuità del servizio è un?altra nota di attendibilità. L?esperienza quotidiana insegna che di fronte a iniziative nuove si parte appassionati e con buona volontà ma poi l?entusiasmo decade, si passa alla routine e infine si cade nell?abbandono. È questo un rischio che corre il volontario se non considera il servizio come qualcosa d?ineludibile entro l?ambito dell?impegno periodico liberamente assunto. Da ultimo la collaborazione nasce dalla preparazione. Per questo il volontario, come ogni figura professionale operante nell?ambito socio-sanitario deve possedere una seria e specifica preparazione al suo compito specifico che è, soprattutto, relazionale. Nessun volontario può sostituire gli operatori, come pure alcuni compiti istituzionali, ad esempio l?imboccare l?allettato, devono essere garantiti dall?ente. Nei reparti dove operatori e volontari collaborano, questi ultimi aggiungono alle competenze tecniche un miglioramento del soggiorno degli ammalati e una più incisiva umanizzazione, sempre carente nei nostri ospedali. Per i volontari partecipare al processo assistenziale è gratificante sentendosi attori nel raggiungimento della mission dell?ospedale: la cura e la guarigione del malato. Gian Maria Comolli


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