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Agenzia Onlus: serve riforma unitaria dei registri degli enti

Lo ha detto il presidente dell'agenzia per le Onlus Lorenzo Ornaghi durante il convegno sul tema della registrazione (oggi scoordinata) degli enti.

di Chiara Brusini

Una riforma unitaria dei registri degli enti del terzo settore, che preveda un’unica autorita’ di registrazione e controllo per tutte le organizzazioni del no profit. E’ questa l’esigenza prioritaria per il settore del no profit secondo il presidente dell’agenzia per le Onlus Lorenzo Ornaghi. Una necessita’ di ”una maggiore razionalizzazione, trasparenza e organizzazione”, ha sottolineato Ornaghi, a fronte della attuale situazione di estrema frammentazione e confusione che vede l’esistenza di oltre 300 registri scarsamente coordinati tra loro. Occasioni per puntare i riflettori sul complesso mondo del no profit e le sue ”incongruenze” e’ stato oggi il convegno ”I registri delle organizzazioni del terzo settore: garanzie per i cittadini, trasparenza ed equita’ di procedure”, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Camera dei Deputati Pierferdinando Casini e il sottosegretario al ministero del Welfare, Grazia Sestini. A fotografare la realta’ del terzo settore e’ stata una ricerca, promosso dall’agenzia per le Onlus, sul processo di registrazione e sulle anagrafi dei vari enti. Dall’indagine, presentata oggi, emerge dunque una situazione di estrema confusione: in Italia, ha spiegato Orgaghi, esistono infatti oltre 300 registri degli enti del terzo settore, scarsamente coordinati tra loro e sottoposti a trattamenti differenziati da parte dei diversi soggetti ‘registratori’, la cui funzione informativa risulta svolta in modo ”spesso incompleto e sommario”. ll panorama del no-profit nel nostro Paese, ha sottolineato Ornaghi, ”e’ complesso e variegato, caratterizzato dall’esistenza di molteplici realta’. Per questo, la registrazione di tali enti diventa uno strumento fondamentale per la costituzione di un sistema di garanzie e trasparenza soprattutto nei confronti dei cittadini”. Ma i risultati della ricerca presentata oggi evidenziano, appunto, come la registrazione non sia sempre uno strumento efficace per la tutela dei cittadini, sia a causa di una legislazione del Terzo settore molto frammentata sia per la difformita’ dei processi amministrativi affidati a soggetti diversi. Risultato: una grande confusione e incertezza sulle stesse modalita’ di registrazione degli enti. Un esempio? La ”prima macroscopica differenza di trattamento evidenziata dalla ricerca – ha affermato il consigliere dell’Agenzia per le onlus, Gianpaolo Barbetta – riguarda l’individuazione dei requisiti che i singoli uffici competenti ritengono necessari all’iscrizione nei diversi registri: dalla determinazione dell’ammontare del patrimonio che un ente deve possedere per ottenere il riconoscimento della personalita’ giuridica (sono state riscontrate prassi amministrative opposte) ai requisiti statutari”. L’indagine rileva che solo il 56% delle Prefetture e il 51% delle Regioni richiede la presenza nello statuto di clausole che certifichino l’assenza di finalita’ di lucro di una Fondazione che chiede il riconoscimento, mentre l’83% delle Prefetture e il 64% delle Regioni richiede che nello statuto sia prevista la devoluzione del patrimonio in caso di scioglimento dell’ente. Altra nota dolente, secondo l’indagine, e’ poi quella relativa alla trasparenza dei registri stessi e della facilita’ di accesso alle informazioni in essi contenute: se molti uffici registranti si sono infatti resi disponibili a consentire al pubblico l’accesso alle informazioni, pochi sono ancora gli elenchi completi degli enti iscritti disponibili on-line. Ma il punto piu’ critico del sistema attuale, hanno sottolineato gli esperti, e’ rappresentato dalle attivita’ di controllo: ”Nessuna ispezione sul campo o operazione di verifica diretta della condotta dell’ente – hanno denunciato – viene mai attuata ad eccezione di rari casi; tra le motivazioni piu’ frequenti: la mancanza di tempo, di risorse umane ed economiche e di una precisa procedura in tal senso prevista dalla legge”. Una situazione che rende anche pressoche’ inesistente l’eventualita’ di cancellazione di un ente dai registri a seguito di un esito negativo dei controlli: attualmente, infatti, l’unica causa di cancellazione che accomuna tutti i registri del Terzo settore e’ legata all’estinzione o trasformazione delle’ente. ”Il problema va affrontato alla radice intervenendo sulla normativa. La gestione dei registri – ha affermato Ornaghi – deve cioe’ avvenire in modo corretto e uniforme su tutto il territorio nazionale”. Per questo, ”nella prospettiva di una riforma unitaria della legislazione italiana in materia di no-profit – ha aggiunto – sarebbe opportuno concentrare nelle mani di un unico soggetto nazionale i compiti di riconoscimento, registrazione e vigilanza sugli enti del Terzo settore”. In altri termini, ha concluso il presidente dell’Agenzia delle onlus, ”c’e’ oggi l’urgenza di porre rimedio a un disordine che rischia non solo di mettere in difficolta’ il settore ma soprattutto i cittadini che vogliono informazioni precise e attendibili sulle organizzazioni non lucrative”.


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