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De tax e 5 per mille? Per ora solo buone idee

La cosiddetta De tax, progetto per il terzo settore che è rimasto un’idea più che un sistema agevolativo vero delle erogazioni liberali a favore degli enti non profit

di Antonio Cuonzo

Gradirei ricevere delucidazioni riguardo alla modalità di raccolta fondi illustrata in un articolo della rivista Terzo Settore: si trattava di «De tax – art. 19». In pratica, ho letto che i consumatori possono manifestare l?assenso a destinare una percentuale dell?Iva a favore di associazioni, enti e organizzazioni che svolgano attività etiche (la norma – viene ricordato – stabilisce che le aps ex lege 383/00 e le onlus sono considerate enti che svolgono attività etiche). Inoltre viene sottolineato che per la completa attuazione della disposizione sarà necessario che il ministro dell?Economia e delle Finanze emani un decreto per stabilire criteri soggettivi e oggettivi richiesti agli enti. Mi risulta sia una modalità sfruttata anche dalla Caritas a livello nazionale, ma non sono a conoscenza delle regole e del decreto legislativo a cui riferirsi. Potreste aiutarmi a capire come sia possibile raggiungere un accordo con un ente commerciale per la devoluzione dell?1% dell?Iva degli acquisti di importo superiore a 50 euro?

Marco D. (email)

1 Quanta confusione
La domanda posta dal lettore ci sembra innanzitutto sintomatica sia del disagio operativo in cui gli enti non commerciali continuano a vivere quotidianamente, sia del ruolo, a mio avviso demagogico, che le disposizioni fiscali di settore spesso, ma non sempre (vedi la +Dai, -Versi), possono assumere.

In tale ottica, si potrebbe per esempio analizzare la genesi della cosiddetta De tax, progetto (o forse dovremmo dire più correttamente, ?progetti?) apparentemente di forte impatto finanziario per il terzo settore ma in realtà rimasto, per i motivi di seguito esposti, un?idea più che un sistema agevolativo vero delle erogazioni liberali a favore degli enti non profit.

Per cominciare, si potrebbe innanzitutto ricordare che sotto il nome di De tax sono state adottate formalmente due misure: una contenuta nell?articolo 5 della legge 80/2003 (cosiddetta legge delega per riforma del sistema fiscale) e una contenuta nell?articolo 19 del decreto legge 269/2003 convertito con la legge 24 dicembre 2003, n. 350.

2 Progetti rimasti sulla carta
A parte l?ovvia considerazione di fondo in merito all?infelice idea (quasi non fosse sufficiente il disordine legislativo di settore) di chiamare con lo stesso nome due provvedimenti legislativi che, per espressa previsione normativa, prevedono due modalità tecniche di erogazioni di fondi al non profit sostanzialmente differenti (nella De tax della riforma fiscale, una parte del corrispettivo pagato dal consumatore finale verrebbe detassato ai fini dell?Imposta sul valore aggiunto e versato direttamente dall?esercizio commerciale all?ente non profit prescelto).

Nella De tax del decreto 269/2003, invece, il corrispettivo sarebbe interamente tassato ai fini Iva, verrebbe incassato dall?esercizio commerciale, il quale verserebbe tutta l?Iva dovuta, e lo Stato s?impegnerebbe a versare l?1% di quell?Iva all?ente non profit), ci preme sottolineare come entrambi i provvedimenti siano rimasti inattuabili.

Il primo (la De tax della riforma) per il mancato esercizio della delega e il secondo (la De tax del decreto legge 269/2003) per mancata adozione, fino a oggi, da parte del ministero dell?Economia e delle Finanze di un decreto che stabilisca i criteri soggettivi e oggettivi richiesti agli enti per l?accesso ai menzionati benefici.

In sostanza ci troviamo davanti a due disposizioni che sulla carta avrebbero portato finanziamenti al comparto non profit ma che in realtà sono rimaste due belle idee e niente più.

3 E c?è pure il 5 per mille
Lo stesso effetto, in futuro, potrebbe averlo l?ultimo provvedimento proposto dal governo in tema di sostentamento del volontariato e della ricerca che viene previsto dall?articolo 45 del disegno di legge, ora in discussione, sulla Finanziaria del 2006.

Il citato articolo, infatti, dovrebbe dare attuazione alla ?vecchia? idea del ministro dell?Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti di rendere possibile la destinazione del 5 per mille: oggi questa modalità è possibile (si pensi al caso dell?8 per mille) ad esempio per la Chiesa cattolica e altri culti, in favore del volontariato e della ricerca scientifica.

4 Per concludere
L?iniziativa, pur se certamente lodevole e fortunatamente non più alternativa (come si era anche prospettato tempo addietro) alla cosiddetta +Dai, -Versi, potrebbe correre lo stesso rischio dei provvedimenti sopra citati per due motivi essenziali.

Primo perché, al pari della programmata De tax (almeno quella riferita al decreto 269/2003), gli aiuti al volontariato e alla ricerca arriverebbero dalle mani del governo e solo dopo aver tassato ugualmente il contribuente sulla ricchezza donata.

Il secondo motivo, come per le citate De tax, perché i tempi di attuazione sarebbero probabilmente lunghi (se non addirittura infiniti) in quanto bisognerà prima attendere un decreto, di natura non regolamentare, del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato su proposta del ministro dell?Istruzione, dell?università e della ricerca e del ministro della Salute, di concerto con il ministro dell?Economia e delle finanze, che stabilirà le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità del riparto delle somme stesse (occorrerebbe confrontare il testo dell?articolo 45 citato).

Viene spontaneamente da chiedersi se i nostri ministri riusciranno mai a incontrarsi.

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