Formazione

Diteci: che sarà della csr nel 2010?

Bilanci. Per festeggiare i suoi 10 anni Sodalitas chiama gli addetti ai lavori a rispondere alla domanda

di Francesco Maggio

Hanno avuto coraggio a Sodalitas a richiamare, sin dal titolo dell?evento celebrativo dei primi 10 anni di vita dell?associazione, l?idea di futuro della responsabilità sociale d?impresa. E a fissare espressamente una data, come quella del 2010, quale orizzonte temporale su cui riflettere circa le possibili evoluzioni che il fenomeno avrà. Hanno avuto coraggio per almeno tre ragioni. Innanzitutto il 2010 è anche l?anno entro il quale dovrebbe essere attuata l?agenda di Lisbona che, come noto, prevede che «l?Europa diventi l?economia della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo». Al momento, la strategia di Lisbona si sta rivelando poco più di un libro dei sogni e, con essa, anche alcuni suoi ?romanzi d?appendice? come il libro verde della Commissione europea sulla csr del 2001. Mantenere per ?buona? o, comunque, significativa da un punto di vista simbolico, la data del 2010 è un bel segnale di ottimismo. E di coraggio, appunto.

Scarsa fiducia nelle imprese
La seconda ragione è che oggi più si parla di corporate social responsibility, più si fa confusione. E, comunque, non è affatto diffusa la sensazione che le aziende l?abbiano presa davvero sul serio. Da una recente indagine internazionale sulla csr condotta in Italia dall?Eurisko, alla domanda «Le aziende si stanno impegnando per costruire una società migliore per tutti?», l?Italia si piazza in ultima posizione: solo il 30% degli intervistati risponde affermativamente. E se si chiede loro se «le aziende comunicano onestamente il loro impegno in campo ambientale e sociale», il nostro Paese risulta quint?ultimo (appena il 29% ci crede), davanti ad Argentina, Cile, Australia e Messico (che non possono certo essere considerati Paesi dove la csr è considerata una priorità). Insomma, di strada per essere percepite credibili in fatto di csr le imprese italiane devono farne ancora molta. Ed è importante incentrare il dibattito su questa piuttosto che sull?attualità, per molti versi scoraggiante.

Infine, parlare di futuro di responsabilità sociale d?impresa, per giunta ?abbinandolo? al ruolo che giocherà il non profit nella partita, significa finalmente ricondurre il fiume in piena di parole (non di rado, vacue) che si spendono sulla csr al suo alveo naturale che è quello della cultura d?impresa e non del marketing aziendale, come invece finora di frequente è stato e come dal secondo dato dell?indagine Eurisko citato si evince chiaramente.

Csr: cultura, non marketing
«Penso che avremo raggiunto il nostro scopo», afferma Federico Falck, presidente di Sodalitas, «se nel 2010 la responsabilità sociale d?impresa sarà entrata a far parte a tutti gli effetti del bagaglio culturale della società industriale. La csr è un fattore competitivo quando riesce a valorizzare le potenzialità innanzitutto delle persone e si rivela capace di comunicare fedelmente all?esterno ciò che ha ?in testa?, le sue strategie, che impatto socio-ambientale queste possono avere sul territorio. La corporate social responsibility », prosegue Falck, «implica che ci siano obiettivi da raggiungere esplicitabili. Anche perché in un mondo in continua transizione, in cui anche le istituzioni si frantumano, le imprese diventano potenzialmente dei punti fermi per i cittadini e quindi essi si aspettano molto di più, rispetto al passato, dagli imprenditori ». «Purtroppo», avverte Falck, «c?è il rischio che questo processo subisca delle battute d?arresto qualora le imprese italiane si disamorino della csr per via delle pratiche, tutt?altro che socialmente responsabili, messe in atto sui mercati orientali e, in particolare in Cina».

Il rischio ?disamoramento?
Un rischio verosimilmente elevato che, peraltro, sono gli stessi cinesi a voler scongiurare. Sebbene, infatti, dallo studio Eurisko emerga che ben l?83% del campione cinese ritiene che le aziende si stiano impegnando a costruire una società migliore per tutti, il 70% auspica il varo di leggi che impongano alle imprese di ampliare il raggio d?azione al di là del loro tradizionale ruolo economico.

«Nel 2010 penso che la parte migliore delle imprese socialmente responsabili non parleranno più di csr», pronostica Toni Muzi Falconi, past president di Ferpi, «l?avranno del tutto implementata nelle loro prassi e quindi non sarà più un argomento all?ordine del giorno. Mentre per quanto riguarda le imprese che utilizzano la csr come effetto annuncio, a quel punto saranno gli stakeholder, molto più ?smaliziati? di adesso, a svelare dov?è il fumo e dov?è l?arrosto». «Sul fronte, invece, dei rapporti tra profit e non profit» spiega Muzi Falconi, «la questione è un?altra, il non profit c?entra poco con la csr, per cui il terzo settore deve smettere di sentirsi naturale destinatario della beneficenza delle imprese ma deve diventare più ?scaltro? e dimostrarsi capace di conquistarsi vantaggiose partnership di imprese».

Una dinamica evidentemente improntata alla reciprocità se è vero che le imprese hanno tutto da guadagnarci dallo stringere simili alleanze: alla domanda «rispetteresti di più un?azienda se questa collaborasse con il non profit per contribuire a risolvere i problemi sociali?», l?85% del campione italiano Eurisko ha risposto affermativamente.

Chissà, magari nel 2010 potrebbe avvicinarsi a 100?.

Un’iniziativa del Welfare
Lo sconto dell’Inail a chi ha il bollino Csr

L?opportunità è ancora relativamente poco conosciuta ma costituisce un mezzo concreto ed efficace per ridurre il costo del lavoro. E dimostrare che essere socialmente responsabili conviene. Si tratta della possibilità, concessa alle imprese che applicano il modello di csr messo a punto dal ministero del Welfare, di vedersi praticato dall?Inail uno sconto del 10% sui contributi obbligatori che esse devono versare all?ente. Il meccanismo funziona così: le tariffe applicate dall?Inail alle imprese dipendono sostanzialmente da due fattori, il tasso di rischiosità connesso alle categorie merceologiche e il meccanismo bonus/malus che misura i comportamenti ?virtuosi? delle aziende sul fronte della sicurezza. Su questa seconda tariffa, alle imprese responsabili viene applicato uno sconto del 10%. «Appena abbiamo reso nota questa iniziativa», spiega Maurizio Castro, direttore generale dell?Inail, «ci sono giunte ben 6mila domande. Ciò dimostra che le imprese sono sempre più consapevoli che un recupero di competitività, tramite la diminuzione del costo del lavoro, passa anche attraverso l?implementazione nelle proprie strategie della csr».

L’appuntamento
Sodalitas rilancia la sfida

Si intitola Solidarietà 2010: il futuro della Corporate Social Responsibility l?evento che si svolge il 7 novembre a Milano, presso il Centro congressi di Assolombarda, per celebrare il decimo anniversario della nascita di Sodalitas. I lavori si apriranno alle 9,30 con un messaggio di saluto del cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, cui seguiranno interventi, tra gli altri, di Mario Monti, Federico Falck, Giuseppe De Rita. Nel pomeriggio, dalle 14,30 alle 16,30, si svolgeranno in contemporanea quattro sessioni di lavoro dedicate, rispettivamente, a: I giovani tra disagio educativo e precarietà lavorativa; Integrazione e immigrazione; Centralità della persona e della famiglia nell?impresa e nella società; Nuove forme di povertà e invecchiamento della popolazione.

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