Formazione

Cooperazione: tecnologia per promuovere lo sviluppo umano

A Trento, nell'ambito delle "Giornate della Cooperazione" organizzate dalla Farnesina, si è tenuto il convegno "Formazione universitaria, tecnologia, sviluppo umano".

di Chiara Brusini

La tecnologia ha un ruolo decisivo nella promozione dello sviluppo umano e sostenibile, ma occorre che questo messaggio si affermi nelle attivita’ quotidiane di ingegneri e architetti. E’ stato questo il concetto emerso nel convegno “Formazione universitaria, tecnologia, sviluppo umano”, che si e’ tenuto a Trento nell’ambito delle “Giornate della Cooperazione” organizzate dalla Farnesina. Al Castello Buonconsiglio, Agusti Perez Foguet, del Politecnico di Catalogna, ha presentato il concetto della Tsu (Tecnologia per lo sviluppo umano), precisando che “tale schema di promozione dei programmi di educazione deriva dal paradigma delle Tecnologie appropriate, affermatosi negli anni Sessanta. In Spagna”, ha proseguito Foguet, “la Federazione di Ingegneria senza frontiere (Isf) ha attivato dal 1990 diverse iniziative di cooperazione internazionale ed educazione allo sviluppo. E’ stata Carolina Pacchi, del Politecnico di Milano, a porre, invece, l’accento sul rapporto tra tecnologia e conflitti. “Affinche’ le scelte tecnologiche promuovano realmente sviluppo umano e sostenibile”, ha detto, “e’ necessario che ingegneri e tecnici siano in grado sempre piu’ di interpretare le esigenze e di stabilire con i destinatari delle loro opere una comunicazione efficace”. Il convegno internazionale di Trento ha anche approfondito il significato di “sviluppo”, cosi’ come e’ mutato nel corso del tempo. Negli ultimi anni si sta passando da una accezione puramente economica al riconoscimento che il reale sviluppo delle persone e delle comunita’ non e’ legato solo alla crescita delle risorse economiche ma anche “alla effettiva distribuzione delle stesse, nonche’ alla reale possibilità  di vivere un’esistenza lunga e sana, di formarsi e accedere alle conoscenze”. Antony Marjoram, dell’Unesco, ha citato l’esempio delle Nazioni Unite che nel 2005 hanno avviato la “Decade per l’Educazione dello sviluppo sostenibile”, identificando nell’Unesco stessa l’agenzia incaricata all’attuazione. Marjoram ha sottolineato come “la Decade prenda le mosse dal riconoscere che lo sviluppo sostenibile richiede un cambiamento culturale mondiale, in particolare tramite le riforme dei curricula formativi dell’ingegneria e delle scienze”. Andrea Micangeli, per il Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile della Sapienza, ha trattato invece il concetto relativo all’autonomia. Nel suo intervento Micangeli ha spiegato come “le attivita’ di ricerca e cooperazione dovrebbero essere sempre piu’ centrate sull’autonomia idrica ed energetica in paesi in via di sviluppo, attraverso la gestione diretta di tali nuovi strumenti anche da parte di persone non particolarmente “tecnocratizzate”, ad esempio tramite le loro comunita’ rurali, gli indigeni, gli anziani i disabili”. Alejandra Boni Aristizabal, del Politecnico di Valencia, si e’ infine occupata di “educazione allo sviluppo”. “Bisogna stimolare”, ha affermato, “il processo di insegnamento e apprendimento basato sul dialogo, per fare si’ che si possa costruire un insieme di conoscenze, abilita’ e valori e promuovere sia senso di appartenenza ad una comunita’ mondiale caratterizzata da relazioni eque”.


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