Famiglia
Bologna: ecco l’odg sulla legalit
"L'illegalità, qualunque sia la ragione che la determina, non può trovare giustificazione". E' questo il punto centrale del "Documento politico" presentato oggi in Giunta a Bologna da Cofferati
di Redazione
“L’illegalità, qualunque sia la ragione che la determina, non può trovare giustificazione”. E’ questo il punto centrale del “Documento politico” presentato oggi in Giunta a Bologna, dal sindaco Sergio Cofferati. Un documento che, in queste settimane, ha fatto molto discutere e che ha visto la netta opposizione di Rifondazione Comunista. “La non condivisione di leggi che producono effetti negativi sulla persona o sulle comunità, oppure la mancanza di norme efficaci in materie importanti, deve portare all’azione per la loro modifica e per la loro definizione in Parlamento. L’amministrazione e la comunità con i loro strumenti – si legge nel documento – possono e devono agire solidarmente per correggere gli effetti negativi o le ricadute non desiderate dalle leggi, ma non possono accettare la loro violazione come prassi politica”.
Per il sindaco Sergio Cofferati, “nell’azione di Giunta e di maggioranza deve essere fermo l’obiettivo di tutelare i più deboli, garantendo loro piena cittadinanza, anche attraverso azioni solidali mirate, ma nel contempo deve essere chiara la discriminante verso chi si pone fuori dalla legge o si sottrae ai percorsi di legalità che si possono attivare. Ad esempio – scrive il sindaco – il bisogno abitativo e la regolarità dei rapporti di locazione vanno risolti con strumenti efficaci, nel rispetto delle proprietà pubbliche e private come in quello dei diritti degli utenti”. Allo stesso modo, Cofferati ritiene fondamentale “il contrasto al lavoro nero e clandestino, compreso quello dei minori, fonte di tante distorsioni economiche e ingiustizie sociali” che, per il sindaco, “ha bisogno di una precisa normativa nazionale non prevista nella incoerente e negativa legge Bossi-Fini”. In sostituzione alla normativa mancante, Cofferati propone, nel documento politico, di “utilizzare l’Art. 18 del decreto legislativo del 25 luglio ’98 numero 286, relativo al soggiorno per motivi di protezione sociale per garantire chi accetta spontaneamente di entrare nella legalità. Le stesse politiche di accoglienza – insiste il sindaco – non devono essere attivate indistintamente, ma devono essere assicurate alle persone che ne hanno diritto, ai minori, ai più deboli e a chi accetta di entrare nei percorsi di regolarizzazione”.
Ma Cofferati non si ferma alle declinazioni di principio. “La Giunta e la maggioranza – scrive ancora nel documento – si impegnano a garantire diritti di cittadinanza agli immigrati anche attraverso il voto nei quartieri, ancor prima dell’auspicabile voto amministrativo che la legge nazionale dovrà stabilire”. Per il sindaco, “in tutte le azioni amministrative non distinguere i diversi comportamenti e le differenti condizioni in ragione di un apparente univoco bisogno rende inefficace l’azione solidale. Per contrastare lo sfruttamento illegale del lavoro dei cittadini, immigrati e non, per sostenere l’emancipazione delle persone dall’esclusione sociale, occorre ancorare l’azione amministrativa al complesso del dettato costituzionale. Da quello discendono le norme e le leggi che tutelano i cittadini a partire dalle fasce più deboli della società, che rappresentano un valore fondante per la democrazia. Anche per questo – conclude il sindaco – legalità e solidarietà convivono nella nostra idea di sviluppo economico, di coesione e giustizia sociale”. Il tutto firmato “Sergio Cofferati” e inteso dall’autore come un “documento scarno” che tutti “sono liberi di leggere” e sul quale “ognuno può dire quello che vuole e comportarsi come meglio crede”, senza che ciò “possa portare a modifiche nelle mie intenzioni”.
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