Volontariato

Che problema fa il lavavetri?

Nichi Vendola contro Cofferati: «L’idea di ingaggiare la guerra dei semafori, mi sembra un’idea povera», dice il governatore della Puglia. Intanto a Bologna si sussurra che...

di Ettore Colombo

Delle due l?una. O il Cinese s?è montato la testa e pensa che andare all?uno contro tutti, almeno dal punto di vista della politica italiana, paghi davvero, oppure crede sul serio che i cittadini «stanno con me». Oggi quelli di Bologna, domani – chissà – magari anche quelli del resto d?Italia. Non a caso, andando in tv da Fabio Fazio – suo antico e mai sopito ammiratore – alla trasmissione tv Che tempo fa?, è lui, il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati a dire secco: «A chi mi obietta ?Sei quello che si batteva per i diritti, adesso che cosa fai??, rispondo che faccio esattamente la stessa cosa: quei tre milioni di persone sono venute al Circo Massimo di Roma per difendere l?articolo 18, che è l?articolo di una legge dello Stato». A dire la verità le cose andarono un po? diversamente (Cofferati condusse il popolo della Cgil alla battaglia ma poi, per dirne una, non appoggiò la richiesta di referendum avanzata dalla sinistra interna e appoggiata dalla sola Rifondazione), ma resta il punto: il sindaco di Bologna cerca di ricollegarsi, appena può, con la sua storia. Quella di leader di livello nazionale. D?altra parte, la sinistra italiana latita di nomi spendibili, di questi tempi. Di certo non lo è Prodi, per molti militanti dell?Ulivo radicale ma anche per molti esponenti della neonata corrente laicista (Pannella, Craxi – Bobo – e Boselli, fino a ieri alfieri del liberalismo in politica e oggi pasdaran dell?anticlericalismo in qualsiasi campo, con sovrano disprezzo del ridicolo), anche se proprio il Professore sembra appoggiare il Cinese, nei suoi esperimenti di ?legge e ordine? in vitro, con sempre maggiore convinzione. Di certo non lo è Bertinotti, che dalla guerra con Cofferati sta uscendo sempre più con le ossa rotte, almeno quanto il suo cantar vittoria ?prima? delle primarie, salvo – ?dopo? – non avere il coraggio di riconoscere nemmeno la dura sconfitta. Non a caso, il governatore della Puglia, Nichi Vendola, mentre non vuole entrare nel merito delle vicende bolognesi – perché, dice, «non le conosco» -, chiede l?ennesima «discussione più approfondita sulle cause di fenomeni e di turbolenza urbana o di illegalità perché» – e qui ha ragione da vendere – «in un?Italia nella quale di mafia non parla più nessuno, l?idea che bisogna fare la guerra ai lavavetri ai semafori delle strade è un?idea che trovo un po? povera rispetto alla realtà». E così, mentre tutti attendono che l?ordine del giorno proposto dal sindaco di Bologna sulla legalità venga sabato 5 novembre effettivamente discusso nel seno della sua sede propria, il consiglio comunale delle Due Torri, e dunque che si palesi lì, all?interno dell?organo istituzionalmente deputato, il consenso alla sua mozione o il ritiro dell?appoggio alla giunta da parte del Prc (e forse dei Verdi), resta il dubbio più serio e poco detto ma molto pensato, all?interno dei ceti dirigenti dell?Unione. E cioè la spiegazione fornita proprio al cronista di Vita da parte di alcune menti forse un po? troppo raffinate ma di certo ben informate sui fatti, anche e soprattutto perché di chiara impronta prodiana, clan bolognese, cioè quello del giro più stretto: «Il Cinese vuole rientrare nel giro grande, ?romano?», spiegano, «ed è per questo che ha deciso di muoversi lui e di muovere, fino a trasformarla quasi in una tempesta, l?aria intorno a sé. La sua macchina mediatica (guidata con pugno di ferro dal potente ed esperto Gibelli, portavoce del sindaco da quando era segretario Cgil e che a Bologna fu, ironia della sorte, derubato la notte stessa della vittoria elettorale) s?è messa in movimento e ha attirato, crediamo abbastanza volutamente, i riflettori su di sé. La sinistra radicale e antagonista, che non aspettava altro per togliersi fin troppi denti avvelenati e accumulati negli anni, è stata facile preda del gioco ?Al lupo! Al lupo!?. Insomma, ha abboccato come un tonno all?esca. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La sinistra è tornata a farsi male da sola». La sinistra sicuramente, Cofferati – e il suo futuro politico, a questo punto tornato a risplendere alto nel cielo – forse.


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