Formazione

Giornate Cooperazione: inizio col botto, tra tagli e media alternativi

Sbilanciamoci! ricorda gli impegni assunti e i tagli, Mantica parla di qualità degli Aiuti, per Marelli la cancellazione del debito all'Iraq non fa la differenza. E poi Al Jazeera, Telesur e i media

di Paolo Manzo

La due giorni fiorentina che ha aperto la seconda edizione delle Giornate italiane per la cooperazione, è stata un successo perché da subito sono entrati al centro del dibattito i problemi e le prospettive dell’Aiuto pubblico allo sviluppo. Organizzata dal Dipartimento generale per la Cooperazione guidato dal ministro Giuseppe Deodato con il contributo essenziale dell’Ips (International Press Service), rete giornalistica specializzata nella costruzione di news dal Sud del Mondo e unica testata media membro dell’Ecosoc Onu, dal primo giorno ha visto porre sul tavolo i grandi problemi e le grandi potenzialità di questo settore, potenzialmente strategico per la politica estera italiana, ma trattato malissimo dalla Finanziaria partorita da Giulio Tremonti. Il tema dei tagli (meno 152 milioni rispetto allo scorso anno in Finanziaria, altri 100 milioni in meno con la Manovra correttiva) è stato portato nella “Sala dei 200” del Palazzo Vecchio dal Forum alternativo Sbilanciamoci! che, in modo molto civile ha ricordato al sottosegretario Alfredo Mantica che, oramai, l’Italia è distante anni luce dalle promesse fatte per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio Onu. Mantica, nel suo intervento, ha sottolineato l’impegno dell’Italia nella cancellazione del debito ai Paesi altamente indebitati e ha detto che bisogna aprire un dialogo sulla ?nuova cooperazione italiana?, senza soffermarsi troppo sui tagli quantitativi, bensì sulla dimensione qualitativa degli Aiuti pubblici allo sviluppo. Mantica ha anche indicato nello 0,26 per cento la quota sul Pil di Aiuto allo sviluppo che l’Italia raggiungerà nel 2006 grazie alla cancellazione del debito dell’Iraq. Gli ha risposto Sergio Marelli, presidente dell’Associazione ONG italiane, “quello che Mantica non ha detto è che la legge 209 del 2000 fu fatta con il precedente governo e che, rispetto ai tempi previsti allora, l’Italia avrebbe dovuto azzerare il triplo del debito oggi cancellato. In cinque anni di legislatura si è raggiunto solo un terzo di quanto effettivamente previsto”, mentre l’operazione del governo – ossia calcolare, secondo i criteri Ocse, l’Aps come impegno finanziario per la cooperazione è “subdola”. A Marelli ha fatto eco Raffaele Salinari, presidente di Cini, il coordinamento che riunisce le ong che fanno riferimento ad associazioni internazionali. “Aiutateci”, ha detto Salinari rivolto ai rappresentanti di agenzie di cooperazione dei Paesi partecipanti alla due giorni fiorentina, “a convincere il nostro governo a cambiare registro sulla cooperazione”. Se nella prima giornata il tema centrale è stata la qualità e la quantità della Cooperazione internazionale del governo italiano, nella seconda si è assistito a uno dei più interessanti convegni sulla comunicazione alternativa degli ultimi anni. Anche questo un merito indiscusso di queste ?Giornate?. Da Al Jazeera a Telesur e ai new media afgani, i media internazionali alternativi si sono incontrati a Firenze per definire una comune piattaforma di impegni per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio nella convinzione che “l’informazione è sviluppo”. “Siamo tante realtà diverse ma abbiamo un denominatore comune: comunicare quotidianamente quanto si fa nel mondo per mantenere gli impegni fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite”, ha detto Mario Lubetkin, direttore di Ips. “Non ci conoscevamo ancora e oggi abbiamo avuto un’occasione per incontraci e avviare un percorso di dialogo e collaborazione”. Non solo media europei, dunque, ma anche latinoamericani come Telesur o la rete nascente di media afgani, abbozzo di un’informazione libera e democratica in costruzione dopo la caduta dei talebani. “Ero un combattente contro i sovietici”, ha raccontato Shahir Zarine, “ma dopo la guerra ho deciso di fondare una ong e di lavorare in maniera diversa per il mio Paese. Dopo la caduta dei talebani siamo partiti con una rivista che tira oggi 15mila copie vendute a venti centesimi di dollaro ma soffriamo della scarsa attenzione della comunità internazionale. E questo rischia di farci tornare al passato”. Obiettivo dei giornalisti afghani è una conferenza regionale dei media nel 2006. Aria di libertà e democrazia anche dal Sudamerica, con l’esperienza di Telesur, ha detto Aram Aharonian, “con cui stiamo recuperando la parola che i dittatori ci avevano tolto. Oggi cominciamo a vederci con altri occhi e non solo con quelli con cui ci vede il resto del mondo”. Vedersi con i propri occhi, non delegare ad altri il compito di dire i propri pensieri. E’ stato il motivo ricorrente dell’intervento di Lamis Andoni, di Al Jazeera. La voglia di informare e di essere “consapevoli dei nostri obiettivi, ha detto, “ha portato molti nostri giornalisti e operatori nella carceri di Guantanamo e ad Abu Ghraib mentre altri sono perseguitati negli stessi Paesi arabi”. Al Jazeera ha avviato un canale live negli ultimi mesi e punta su questo ulteriore strumento per una partnership con gli altri media che dia voce ai deboli e la tolga i potenti. “Se non diamo voce a chi non ha potere per la ragione che non ha potere”, ha detto, “la conseguenza è che diamo potere a chi lo ha già ed emarginiamo chi è già emarginato”. Un’esortazione a “guardare con più ottimismo al presente dell’informazione” è venuta dalla vice presidente dell’Agi, Daniela Viglione, nel suo riferimento all’emergere di nuove classi dirigenti nei Paesi in via di sviluppo e delle stesse possibilità di confronto offerte dalle giornate di Firenze.


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