Cultura
Freedom House, quello che nessuno vi ha detto
A dieci giorni dalla prima puntata di Rockpolitik e dopo tante discussioni sulla classifica di Freedom House nessuno ve l'ha raccontata per intero. Leggetela con noi e scoprirete che ....
di Paul Ricard
Meraviglia che nessuno, a dieci giorni dalla messa in onda della prima puntata di Rockpolitik di Celentano abbia davvero spiegato e raccontato la verità sulla classifica di Freedom House. Né sui giornali né alla tv, né dai giornalisti né dai politici è venuta una parola obiettiva, tantomeno da Celentano, ma lui è uno showmen. Proviamo a farlo noi grazie alle segnalazioni pervenuteci dai lettori.
Veniamo i dati sulla libertà di stampa della fondazione USA Freedom House, che affermano che in Italia c’è una libertà di stampa limitata. “Partly Free” è l’indicazione che Freedom House accosta all’Italia.
Questo think tank è davvero una fonte autorevole per conoscere lo stato della libertà nel mondo. In estrema sintesi, questa organizzazione, fondata da Eleanore Roosvelt, monitora il godimento dei diritti civili e politici nei 4 angoli del globo e dal 1973, ogni anno, elabora un cosiddetto “indice di libertà”, suddiviso tra libertà civili e diritti politici goduti dai cittadini dei singoli Stati presi in esame.
Il “voto” varia da 1, grande libertà, a 7, estrema repressione. Dal 1980 viene monitorata anche la libertà di stampa, con un indice che varia invece da 1 a 100, dove cento è la negazione assoluta della libertà di stampa e di informazione. In entrambi i casi, da questi “numeri indici”, i Paesi presi in esame vengono suddivisi in 3 categorie: Free (liberi), Partly Free (liberi in parte) e Not Free (non liberi). Questo distintamente per il godimento delle libertà del cittadino e per quelle dell’informazione.
L’Italia è considerata, unico caso dell’Europa Occidentale, un Paese in cui l’informazione è “Partly Free”. Il declassamento è stato decretato nel 2004 (vedi il file allegato excel “pfsdata”), cioè 3 anni dopo la vittoria elettorale di Berlusconi. Non è che alla Freedom House ci hanno messo 3 anni per rendersi conto che Berlusconi aveva sotto controllo 6 dei 7 maggiori canali televisivi; la questione è un pò più complessa.
Le motivazioni le trovate a questa pagina freedomhouse.org (documento corposo ma interessantissimo) in formato pdf. Nel capitolo dedicato all’Italia si parla ampiamente di Berlusconi e del conflitto di interessi, ma questi elementi c’erano già nel 2003. Va da sé che qualcos’altro è successo nel frattempo.
Il rapporto della Freedom House, in effetti, riporta altre questioni. Su tutte la condanna per diffamazione del giornalista Massimiliano Melilli e gli arresti domiciliari imposti al 76enne giornalista, e senatore di Forza Italia, Lino Jannuzzi, per una condanna per diffamazione a mezzo stampa del 2002, riguardante fatti di 30 anni prima.
Altro tema scottante, contenuto nel rapporto di Freedom House, sono le concentrazioni editoriali, e viene citata RCS Mediagroup, società editrice del Corriere della Sera, per la crescente interferenza denunciata dai giornalisti dello stesso quotidiano, che i proprietari del quotidiano (15 tra i maggiori gruppi industriale del Paese), vanno via via esercitando nei confronti della redazione.
Si parla anche del legame troppo stretto di diversi organi di informazione con gruppi politici o industriali. Insomma, consiglio di leggerlo. In soldoni: Berlusconi è un problema, ma non certo l’unico. E che anche quelli che gli fanno la guerra (dal Corriere della Sera ad alcune Procure della Repubblica) ci mettono del loro.
Il modo cialtronesco in cui per un’intera settimana si è parlato di questa classifica conferma, per via indiretta, quello che Freedom House afferma, cioè che in Italia l’informazione, sia quella a favore che quella contro Berlusconi, sta messa molto male.
Se Freedom House è considerata fonte attendibile e autorevole, perchè nessuno ha parlato anche del rapporto sulle libertà e i diritti del cittadino in Italia?
Avrebbero dovuto dire che l’Italia, in questo campo (vedi il file di excel che potete scaricare in allegato a questa pagina) nel 2005, ha ottenuto il punteggio migliore possibile, cioè 1 per i diritti politici e 1 per le libertà civili. Non solo, ma ha anche segnao un miglioramento dal 2003 in poi. Infatti, prima di quell’anno, il “voto” assegnato alle libertà civili era un “2”, cioè molto buono, ma ancora non ottimale, a detta di Freedom House.
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