Mondo

Fondo adozioni solo per l’estero

L’esistenza di un fondo che prevede di aiutare economicamente quanti, con un reddito basso, adottino dei bambini all’estero non è una discriminante verso i genitori adottivi di piccoli italiani

di Marco Scarpati

Scrivo per sapere se a voi risulta che anche per l?adozione di bambini italiani sia previsto un rimborso spese governativo, come avviene per l?adozione da parte di italiani di bambini stranieri ? Infatti, il decreto del Presidente del Consiglio del 28 giugno 2005 istituisce il Fondo di bilancio previsto dalla legge 30 dicembre 2004 n. 311 che attribuisce un rimborso spese a quegli italiani con reddito non superiore a 70mila euro all?anno i quali adottino bimbi stranieri. E se invece adottano dei bimbi italiani?
Sappiamo quanto siano ancora pieni i nostri orfanotrofi e brefotrofi di poveri piccoli infelici che spesso è difficilissimo adottare per mille cavilli burocratici e legislativi. Quello che vorrei sapere è se almeno vi sia una par condicio tra l?infanzia straniera e quella italiana.

Angela R. (email)

La lettrice si riferisce a un?azione che è stata svolta dal ministero per le Pari opportunità, che ha deciso di aiutare finanziariamente le coppie che hanno adottato un bambino all?estero.

Come è noto uno dei problemi che da sempre ha reso ?non per tutti?, cioè difficilmente affrontabile da chi ha dei redditi bassi, l?adozione internazionale è che essa, a differenza dell?adozione nazionale, ha un costo elevato. Il più delle volte, tenendo in considerazione tutte le spese, questo costo supera i 10mila euro (e in alcuni casi – va purtroppo rimarcato – li supera anche di parecchio). Quindi, il ministero per le Pari opportunità, che ha ricevuto in delega la vigilanza sulla materia, in questi anni, in collaborazione con gli enti autorizzati all?adozione internazionale, ha cercato di affrontare la questione dei ?costi? con diversi provvedimenti.

Tra le iniziative adottate è compresa anche la pubblicazione di una tabella relativa ai costi medi che gli enti autorizzati dovrebbero seguire per lo svolgimento delle adozioni all?estero.

La legge che regola l?adozione internazionale aveva anche ipotizzato l?intervento delle Regioni nell?adozione stessa, proprio con una finalità di moderatrice dei costi, o, perlomeno, per aiutare quelle coppie che non avevano la disponibilità economica per affrontare una adozione internazionale.

Va detto che questa esperienza di calmiere dei costi per le coppie adottanti, non ha avuto dei successi strepitosi a livello regionale: una sola Regione, infatti, ha aperto una sua agenzia regionale, il Piemonte, e le adozioni svolte da questa stessa agenzia sono state relativamente poche e a costi pubblici talmente alti che hanno disincentivato l?impegno delle altre Regioni.

Sempre con la finalità di rendere meno costosa l?adozione internazionale, il ministero per le Pari opportunità, l?anno scorso ha deciso di verificare la possibilità di rimborsare, parzialmente, i costi sostenuti dalle coppie che avevano condotto a termine una pratica adottiva.

E così si è giunti infine al decreto dello scorso 28 giugno, che la lettrice critica.

Si tratta di un tentativo, che anche altri hanno criticato, pensando che forse sarebbe stato meglio agire per la riduzione dei costi (con, per esempio, sgravi fiscali o altri meccanismi che potessero diminuire le spese telefoniche o di viaggi e missioni?) ma ciò non è stato ritenuto possibile.

Per l?adozione nazionale non sono previsti aiuti economici di tale portata per due motivi: innanzitutto perché chi adotta non sostiene alcun costo per poterlo fare, e poi perché il figlio, dal momento che entra in famiglia, è un figlio come tutti gli altri. Per tale motivo, se la famiglia ha necessità di aiuti e sostegni può far richiesta ai servizi sociali degli enti locali.

Sono inoltre previsti, sia dallo Stato che dalle Regioni, assegni di aiuto a quelle famiglie che accettano di adottare bambini portatori di handicap.

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