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RInvio di due mesi per rimborso farmaci generici
Il motivo della decisioneè da ricercare nell'aumento abnorme dela spesa sanitaria
Il governo adotterà per frenare la spesa sanitaria una serie di misure tampone tra le quali il blocco dei prezzi dei medicinali, scelta che farà slittare di due mesi l’attesa introduzione dei generici (prevista per il primo luglio). Di quei farmaci, cioè, a brevetto scaduto, con le stesse caratteristiche di altre specialità in commercio, il cui costo viene rimborsato totalmente dallo Stato.
Servirà ancora qualche giorno perché l’esecutivo sciolga le riserve sui provvedimenti da adottare ma già da ora si profila un braccio di ferro fra il ministero della Sanità e quello del Tesoro per il documento di programmazione economica e finanziaria e per l’impostazione della politica economica sanitaria. Molte, ancora, le incognite: il ministero della Sanità, infatti, in queste ore, dovrà sciogliere le riserve sulle misure che saranno inserite in un decreto. Oltre al blocco degli aumenti dei prezzi dei farmaci (si tratta degli adeguamenti al prezzo medio europeo), il governo potrebbe anche prevedere una riduzione dei farmaci prescrivibili a ricetta. L’incontro fra Sanità, Tesoro e Regioni, ha spiegato il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, il veneto Fabio Gava, è servito comunque per avviare un lavoro più generale sulla Sanità del 2002. Le regioni infatti intendono considerare questo l’anno zero nel quale dare certezza al settore con fondi in linea con le necessità ma soprattutto con la definizione dei livelli uniformi di assistenza. “Non è possibile per il futuro continuare a lavorare come si è fatto fino ad ora – ha spiegato Gava – continuando a fissare un finanziamento sottostimato senza tenere conto dei reali bisogni”. Per il 2001 infatti la spesa sanitaria sarebbe stata sottostimata per seimila miliardi. Ed il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, ha riferito Gava, sembra condividere con le regioni questa preoccupazione che si scontra con le obiezioni del Tesoro. “Quest’ultimo infatti – ha aggiunto Gava – rileva come in Italia l’assistenza è a macchia di leopardo”. Una realtà che non giustificherebbe un maggiore impegno da parte delle casse dello Stato.
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