Formazione

Disabilità psichica, come si arriva all’inclusione

Inserimento lavorativo: solo la cooperazione sociale può agire nei casi di malattia mentale. Perché è un percorso che chiede un notevole impegno da parte delle imprese e un contesto adeguato

di Redazione

L’inserimento lavorativo di persone con problematiche di salute mentale risulta problematico, più di quello di altre categorie di lavoratori svantaggiati. La tipologia di disagio, infatti, caratterizzata dall?alternarsi di periodi di stabilità con periodi di regressione, richiede all?impresa un impegno maggiore nella gestione del percorso. Nonostante le persone colpite da malattia mentale rappresentino la maggioranza tra i disabili, solo un piccolo numero di programmi esistenti sono adattati alle loro esigenze, se comparato con i programmi per le disabilità fisiche o sensoriali. Niente liste di collocamento A fronte di queste difficoltà, le politiche sociali e del lavoro dovrebbero creare le condizioni per offrire pari opportunità di accesso al lavoro. Vi sono però alcuni ostacoli: in primo luogo, i soggetti con problemi di salute mentale non sono ammessi nelle liste del collocamento obbligatorio. In secondo luogo, l?introduzione nella legge di riforma del collocamento obbligatorio della chiamata nominativa per i disabili psichici ha di fatto escluso anche le persone con problematiche psichiatriche in possesso di certificazione di disabilità dalla reale possibilità di accedere al mercato del lavoro attraverso questo canale. Tra i diversi strumenti utilizzati per favorire l?inserimento lavorativo, quello dell?impresa sociale si caratterizza per il fatto di essere nato nell?ambito della disabilità psichiatrica. La condizione di svantaggio non è risolvibile offrendo l?opportunità di un posto di lavoro, ma è necessario creare un sistema inclusivo di relazioni, in un ambiente che sappia accogliere le disabilità. Non si può lavorare sull?inserimento lavorativo dimenticando le altre parti della vita, e per fare questo è necessario realizzare un progetto complessivo sulla persona. Ciò significa che gli interventi devono consistere sia in azioni di politica attiva del lavoro sia in azioni di recupero, accompagnamento e reinserimento sociale. Il lavoro non è la soluzione in sé, ma è il ruolo lavorativo che fa bene. Il lavoro permette di fare esperienze utili al benessere e alla crescita psicologica individuale: strutturare il tempo, organizzare le attività della giornata, avere contatti sociali, condividere scopi e impegni di gruppo, definire e rafforzare l?identità sociale. Il raggiungimento dell?occupazione e del reddito non è più punto di arrivo, ma punto di partenza, e questa nuova identità sociale apre altri territori. Generare relazioni L?impresa sociale è un luogo deputato alla produzione e non all?assistenza, ma è al contempo un?azienda che può mettere in campo alcuni ?ammortizzatori?. È un?organizzazione elastica che ri-accoglie e motiva, è dotata di regole non eccessivamente rigide che sanno sopportare assenze prolungate o frequenti, apporta modificazioni dell?ambiente di lavoro calibrate alle esigenze personali, diventando luogo di relazione e di riabilitazione. L?impresa sociale si occupa di inserimento lavorativo come strumento di produzione della qualità della vita, individuale e sociale: non offre solo occasioni di lavoro, ma lavora con i soggetti deboli a partire proprio dalla loro condizione di svantaggio, perseguendo l?interesse generale della comunità, che è lo scopo statutario di ogni impresa sociale. Questo modello di inserimento lavorativo offre opportunità di inclusione sociale alle persone svantaggiate attraverso l?ingresso in una organizzazione che coniuga capacità produttiva, capacità di valorizzare la forza lavoro debole e azioni di supporto alle persone inserite, combinando finalità pubbliche e strumentazione imprenditoriale. Solo la costruzione di spazi dello scambio, infatti, può generare relazioni e quindi abilità. C?è l?esigenza di costruire delle relazioni stabili, durature ed efficaci tra gli attori che si occupano a vario titolo di offrire opportunità di inserimento sociale e lavorativo alla persona, affinché questi operino in rete condividendo i progetti sia in fase di definizione che in itinere. Questa affermazione, che potrebbe suonare banale, non lo è affatto, non fosse altro per il pericolo implicito che il lavoro di rete è fatto più di buchi che di nodi. Tratto dal rapporto di ricerca Inserimento lavorativo di persone con problematiche psichiatriche: buone pratiche dei servizi offerti dall?impresa sociale Issan – Università di Trento con supporto Fondazione Cariplo di Domenico Zalla


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