Mondo

Hugo Chavez il no global che fa affari con tutti

Nella sua prima visita ufficiale in Italia, il presidente sudamericano che si ispira a Bolivar, incontra Berlusconi e i centri sociali, Moratti e Mugabe.

di Paolo Manzo

Quando entra a Palazzo Mezzanotte alias Palazzo della Borsa, a Milano, Hugo Chavez Frias ha quasi un?ora di ritardo ma non si stupisce nessuno, neanche José Hernandez, l?addetto al cerimoniale della repubblica bolivariana del Venezuela. «Quien sabe cuando llega?», chi lo sa quando arriva, doveva essere già qui da un pezzo… La visita italiana dell?ex tenente colonnello dei paracadutisti è paradigmatica per capire meglio questo leader che è oggi tra i più discussi e, allo stesso tempo, tra i più trascinanti. A Roma, alla Fao spara a zero su George W. Bush, «la minaccia più grande per il mondo contemporaneo e reo di avere scatenato la guerra all?Iraq solo per il petrolio», abbracciando come il suo migliore amico Mugabe, bandito dal territorio dell?Unione europea a causa delle sue politiche che fanno a pugno con i diritti umani nei confronti della minoranza bianca e che ha potuto sproloquiare grazie ai lasciapassare diplomatici dell?agenzia Onu. Poi sale a Milano e si fionda a San Siro, assieme al più grande petroliere italiano, che è anche presidente dell?Inter. Lo prende in giro, «Abbiamo vinto noi» (Venezuela-Beneamata 1 a 0, neanche fosse stata una partita seria) e strappa una serie di promesse di partnership nel bacino dell?Orinoco, nonostante le smentite mezzo stampa di Moratti. Dopo qualche ora si precipita con il suo seguito di body guard (uno spettacolo nello spettacolo, bellissimi, nerissimi, cazzutissimi con tanto di lanciamissili portatili) alla seconda Conferenza nazionale sull?America latina organizzata da Regione Lombardia, ministero degli Affari Esteri, Promos e Rial (Rete Italia America latina), per ridire peste di Bush e dei «capitalisti imperialisti che sono il pericolo del mondo contemporaneo». Passa nemmeno un?ora e va a stringere la mano alla Camera di Commercio al capitalista più capitalista che abbiamo a casa nostra, che è anche il miglior alleato di Bush e fa il presidente del Consiglio. La stretta di mano tra i due è uno spettacolo di cabaret con Hugo che cerca di stringere la sinistra di Silvio perché «la sinistra è meglio» e l?altro che lo anticipa, abbracciandolo con un sorriso a 64 carati. Anche qui si parla di business energetico, sotto l?occhio vigile di Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, e di Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel. Non contento, il grande Chavez incontra i vertici lombardi della Cgil e Dario Fo alla Camera del lavoro, e si fa abbracciare da un folto gruppo di no global, cittadini venezuelani suoi fan e aderenti ai movimenti sociali, sulle note di Bandiera rossa, accompagnato da slogan come «Viva Mao, viva Lenin, viva l?Internazionale». Contraddittorio per antonomasia (guardate cos?ha fatto in 12 ore, sceneggiatura adatta per un film sul canovaccio pirandelliano di Uno, nessuno, centomila), capace di farsi aprire qualsiasi porta grazie ai petrodollari garantiti dalla più grande riserva mondiale («350 miliardi di barili noi, contro i 20 miliardi degli Usa»), Vita è riuscita a strappare qualche battuta in esclusiva con il presidente bolivariano. Vita: Presidente, i 60 anni della Fao, il vertice iberoamericano di Salamanca, la seconda Conferenza nazionale sull?America latina. In realtà lei che ne pensa di questi incontri? Hugo Chavez Frias: Che sono utili solo se si riesce a dare un seguito. Il problema è che spesso parliamo tanto, ma non andiamo avanti? Vita: Cosa vorrebbe si decidesse? Chavez: Nella repubblica bolivariana del Venezuela io ho dato il via a una serie di piani di alfabetizzazione, di urbanizzazione, di sviluppo rurale, di sanità pubblica. Più in generale l?obiettivo è cercare un cammino, una via nuova, rivoluzionaria come la nostra. In America latina, comunque, stanno avvenendo cambiamenti importanti. Vita: Per esempio? Chavez: Per esempio, i miei colleghi latinoamericani hanno iniziato ad ascoltare un mio consiglio. Non facciamoci tirare dagli altri, in primis gli Usa che vogliono imporre l?area di libero commercio delle Americhe, acceleriamo per conto nostro l?integrazione continentale, con il Mercosur. E oggi il Venezuela ne è membro pieno, assieme al Brasile di Lula, all?Argentina di Kirchner, all?Uruguay di Tabaré e al Paraguay di Duarte. Il nostro ingresso, che attendevo da sei anni, è una grande notizia, che rafforza l?autentica integrazione latinoamericana. È un nuovo asse geopolitico – non del male come dice Washington – ma del bene, che va da Caracas a Baires, passando per Brasilia e Montevideo.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA