Cultura

La Chiesa vuole troppo. E così sbaglia

"Il rapporto tra Ruini e la politica è un rapporto che non funziona. E in casa Cei sono in tanti a pensarla così". Parla il capogruppo Ds al Senato. Intervista a Gavino Angius.

di Ettore Colombo

Ha detto (e lavorato) per settimane al motto del «tutti intorno a Prodi». Dall?altro lato, appena visto e incassato il successo della mobilitazione degli elettori ulivisti e, in particolare del suo partito, per regalare al Professore un inaspettato trionfo, più che un prevedibile successo, ha detto (lunedì 17 ottobre all?Unità): «Non possiamo pensare a nuove liste e listine. Dobbiamo lavorare per qualcosa che vada verso l?aggregazione e non la frantumazione». Il capogruppo dei Ds al Senato e uno degli esponenti più autorevoli della Quercia, Gavino Angius, ha poche parole, ma chiare. Sulla politica, sulla sinistra e anche sul rapporto tra questa e il mondo cattolico. Come ha avuto modo di spiegare con gentilezza e fermezza a Vita: «Le mie opinioni sulla fede sono un fatto strettamente personale. Non ho né professioni di fede né ?di sfede? da confessare e diffondere». Vita: Presidente, non è che s?è pentito d?aver preso di petto la Cei? Gavino Angius: Nient?affatto. Leggo addirittura che un importante prelato italiano è arrivato a dire che un elettore che ha votato a favore di un politico che sostiene l?aborto deve dirlo al proprio prete, confessarsi e solo dopo tale atto può riaccostarsi ai sacramenti. Mi sembrano, francamente, tesi assurde, buone per la campagna elettorale del 1948… Se la Chiesa – e lo dico con grande rispetto – intende chiudersi in trincee così vecchie che sanno solo di paura del nuovo, rischia di farsi solo del male e sbaglierebbe di grosso. Vita: Prodi rischiava di perdere il consenso dei cattolici, in questo modo. Invece, nelle urne è stato un trionfo. Una bella rivincita per lei? Angius: L?Unione è uno schieramento composito e complesso. Qualche eccesso, anche di eccesso ?laicista?, come lo chiama lei, può esserci stato negli ultimi tempi, non lo nego, specialmente nella nuova area laico-socialista. Però se la gerarchia o l?associazionismo dubitano della fede cattolica di Romano Prodi, vuol dire che sono messi male loro, mica Romano Prodi? Per dirla un po? meglio, nel rapporto tra l?attuale vertice della Cei (cardinal Ruini in testa) e la politica qualcosa non funziona. E non per colpa della politica. Il nostro candidato premier, in ogni caso, prosegue la migliore tradizione dei cattolici impegnati in politica, quella inaugurata da De Gasperi e sostanzialmente seguita da tutta la storia della Dc, che è stato un grande partito laico e aconfessionale: difendere con fermezza il principio della laicità dello Stato di fronte a ogni tentazione neoconfessionale. Comunque, a quanto mi risulta anche personalmente, non tutti – nei vertici della Cei e del mondo cattolico – sono d?accordo con Ruini e le sue posizioni. E si tratta di nomi molti importanti e influenti che non faccio per un comprensibile riserbo verso la delicatezza delle loro posizioni. Vita: Ecco, presidente, potrebbe riepilogarci in breve il perché di una battaglia che aveva il sapore di essere tutta e solo ?anti cattolica?? Angius: Tre motivi, uno di metodo e due, ben più importanti, di merito. Il primo: la norma di esenzione dell?Ici a favore di enti religiosi è stata inserita dal governo alla chetichella in un provvedimento che riguardava le infrastrutture. L?avessero messo nella Finanziaria, sarei stato contrario ugualmente, ma almeno avrebbe avuto un senso: così, nessuno. Quelle di metodo: abbiamo un Finanziaria che taglia pesantemente risorse agli enti locali, i quali ricavano molte delle risorse da una tassa come l?Ici, tassa che una sentenza della Corte di Cassazione chiede che venga pagata da chiunque possegga immobili, enti laici o religiosi che siano. La Chiesa cattolica gode già di un regime fiscale speciale, in Italia, e – ci tengo a sottolinearlo – per sedi che è giusto che lo abbiano: diocesi, chiese, case generalizie, santuari, musei, enti assistenziali. Qui invece stiamo parlando di immobili con scopi di carattere commerciale come scuole, ospedali, centri di soggiorno, alberghi e librerie: questi immobili è giusto che paghino l?Ici. Altrimenti dobbiamo esentare anche enti valdesi, protestanti e, se vuole la provocazione, cooperative di giovani disoccupati o ex tossici che aprono una pizzeria?


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