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Amnesty: Saddam, appropriato l’aggiornamento del processo

"La legittimità del tribunale verrà giudicata dall'equità delle sue procedure, ad esempio dal modo in cui garantirà pieni diritti alla difesa", ha detto l'esperto di Amnesty

di Chiara Brusini

Amnesty International ha accolto con favore l’aggiornamento del processo di Saddam Hussein di 40 giorni perché consentirà alla difesa di prepararsi sul caso e garantirà che i testimoni siano in grado di presentarsi senza timore in tribunale. La delegazione dell’Ong che si trova a Baghdad ha inoltre sollecitato maggiore attenzione per le vittime delle violazioni dei diritti umani commesse sotto il governo di Saddam Hussein, quando il 28 novembre riprenderà il processo nei suoi confronti. “Date le circostanze, l’aggiornamento del processo suona decisamente appropriato” ha commentato Wesley Gryk, l’esperto legale alla guida della delegazione di Amnesty International che ieri era presente all’udienza. “Il rinvio consentirà alla difesa di studiare la grande mole di documentazione che, per motivi inspiegabili, è stata messa a disposizione solo poco prima dell’inizio del processo”. “La legittimità del tribunale verrà giudicata dall’equità delle sue procedure, ad esempio dal modo in cui garantirà pieni diritti alla difesa, tra cui quello a un accesso regolare e confidenziale agli imputati – ha proseguito Gryk – E’ di fondamentale importanza che questo processo sia condotto in modo corretto e sia visto dall’esterno come un processo corretto, dato che costituirà il precedente per dare giustizia a molte delle vittime dei crimini commessi sotto il dominio di Saddam Hussein e del partito Ba’ath”. Alla ripresa del processo, sostengono gli osservatori di Amnesty International, sarà necessario prestare maggiore attenzione alle vittime. “Nell’udienza di apertura, le vittime e i loro familiari non hanno potuto essere presenti in tribunale” ha osservato Gryk, “questo è un problema che va affrontato. Il tribunale deve garantire che almeno alcune di esse e i loro rappresentanti siano in aula e intervengano nel processo e che lo stesso sia consentito ai loro familiari, se lo vorranno. Garantire la sicurezza in una circostanza così unica è importante, ma questo obiettivo non può essere conseguito alle spese di coloro che, attraverso la sofferenza personale, hanno conquistato il diritto di essere presenti in un’aula di tribunale per ottenere giustizia”.


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