Non profit

Decolla il piano Sud

Dopo anni di contenzioso, fondazioni e volontariato hanno trovato un accordo.

di Benedetta Verrini

«No, non chiamatelo Piano Marshall per il Sud. Il Piano Marshall aveva una componente caritativa. Questa alleanza, invece, non porta a erogare risorse ma a costruire progetti innovativi per una vera sussidiarietà e un nuovo welfare». Luigi Bulleri, coordinatore della Consulta nazionale del volontariato presso il Forum del terzo settore, non può nascondere la sua soddisfazione: dopo anni di freddezza, ?movimentati? da carte bollate, sentenze giudiziarie e blitz legislativi sulla legge 266, le fondazioni e il mondo del volontariato hanno fatto pace. Sul tavolo, da diversi anni, c?era l?annosa questione dell?articolo 15 della legge sul volontariato, il rapporto tra Centri di servizio per il volontariato e Comitati di gestione. E, soprattutto, il contenzioso con gli stessi Csv, legato all?Atto di indirizzo Visco e alle risorse successivamente congelate, in via cautelativa, dalle fondazioni (una ?cassaforte? che in quattro anni si è riempita di 213,7 milioni di euro). La svolta è arrivata con il Piano di infrastrutturazione sociale del Sud, presentato ufficialmente a Roma il 18 ottobre, che ha virato quelle risorse contese verso un progetto di portata epocale, volto al rafforzamento e alla valorizzazione dell?infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno attraverso lo sviluppo di forti reti di solidarietà, il potenziamento di quelle esistenti, la creazione di nuove e il supporto alla crescita di servizi di promozione e qualificazione del volontariato. Il paragone storico con una sorta di Piano Marshall si fa strada almeno per la portata economica: verranno messi a disposizione 323,7 milioni di euro come ?una tantum? nel 2006 (risultanti dai 213,7 milioni di euro di risorse ?congelate?, più 110 milioni di euro relativi alla quota disponibile del quindicesimo delle fondazioni, di competenza degli ultimi consuntivi, finalizzata per legge ai Csv, ma non ancora distribuita) e successivamente circa 40 milioni di euro all?anno. Una dotazione immensa, se solo si pensa che il Fondo sociale nazionale, cioè le risorse che lo Stato mette annualmente a disposizione del welfare in Italia, ammonta a circa un miliardo di euro. «Sì, è vero, sia per la portata economica del progetto, sia per l?alleanza che si stringe tra fondazioni e terzo settore, abbiamo firmato uno degli accordi più importanti degli ultimi anni», commenta il portavoce del Forum, Edoardo Patriarca. «Ma attenzione, non intendiamo realizzare un welfare sostitutivo, né fare un progetto del Nord sul Sud: questo è un progetto del Sud, perché saranno le reti locali, gli amministratori e il territorio, il volontariato e le organizzazioni di solidarietà i veri protagonisti di questa grande infrastrutturazione sociale». I capitoli su cui ruota il documento Acri-Forum sono due: il Progetto Sud, appunto, e l?adeguamento e lo sviluppo dell?articolo15 della legge 266. La chiave di volta del piano è il fatto che il super versamento del 2006 non sarà disperso in un?unica erogazione annuale, a fondo perduto, ma verrà ?patrimonializzato? e con i profitti (integrati dai 40 milioni annui versati dalle fondazioni), saranno realizzati i progetti di sussidiarietà e infrastrutturazione sociale del Meridione. A governare questo processo sarà una ?cabina di regia?, composta pariteticamente dai rappresentanti delle fondazioni e del volontariato, il cui primo incontro è fissato per il prossimo 7 novembre. Questo ?direttivo? opererà per la creazione di soggetti stabili gestiti congiuntamente, in grado di promuovere e sostenere lo sviluppo della società civile e del terzo settore nelle regioni meridionali, in sinergia con i sistemi di welfare locale e sulla base di un?attenta analisi delle peculiarità territoriali riferite al contesto sociale, ambientale e culturale, in un quadro di sviluppo sostenibile e di rafforzamento delle istituzioni e della legalità. Sull?articolo 15, invece, «un primo traguardo è già stato quello di ottenere dalla Presidenza del Consiglio», spiega Bulleri, «l?impegno a non riproporre modifiche legislative, se non nell?ambito di una riforma organica e condivisa dell?intera legge sul volontariato». Il secondo traguardo riguarda il rapporto tra Centri servizio e Comitati di gestione: «Ora dobbiamo costruire, in ogni regione d?Italia, un rapporto di fiducia reciproca, costruito su strumenti condivisi di verifica e trasparenza. Penso, ad esempio, alla crescente diffusione dei bilanci sociali dei Csv», spiega Marco Granelli, presidente di Csv.net. Un percorso da fare insieme per «consentire, per il futuro, una più funzionale erogazione dei fondi e maggiori garanzie di funzionamento dei Csv e dei Co.Ge», prosegue Granelli. «Per giungere alla piena realizzazione di questo piano straordinario, in ogni caso, i Csv dovranno scommettere sulla loro capacità di conoscere il volontariato, averne la piena fiducia e aiutarlo nello sviluppo di quelle reti che rappresentano strumenti di welfare locale». «In questi anni, il problema non sono mai stati i soldi», conferma Carlo Vimercati, presidente della Consulta nazionale dei Comitati di gestione. «Il problema era utilizzarli al meglio, per fare in modo che arrivassero davvero a servizio del volontariato. Con questo accordo arriviamo a un risultato condiviso: abbiamo a disposizione un nuovo strumento per aiutare le associazioni a crescere anche là dove non ci sono risorse, e siamo pronti a collaborare, mettendo a disposizione dei comitati più giovani l?esperienza acquisita al Nord, nel rapporto con i Csv, usando questo denaro con la massima trasparenza a beneficio del volontariato».

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