Formazione
L’identikit dell’infermiere italiano ed europeo
A Roma presentata la ricerca dell'Ipavsi
A parlare sono i numeri: +31,4%. E? l?incremento delle immatricolazioni ai corsi di laurea in Infermieristica registrato dal 2000 ad oggi. Dall?anno in cui il corso di laurea è entrato a regime (il 1999-2000 è considerato di sperimentazione), i posti disponibili sono, infatti, passati da 10.135 agli attuali 13.320. E? quanto annunciano i vertici della Federazione Nazionale dei Collegi Infermieri Ipasvi riuniti a Roma in occasione del XIV Congresso Nazionale della categoria, dal tema ?L?infermieristica italiana in Europa, incontro e confronto di obiettivi e valori?.
?La programmazione ? sottolinea Annalisa Silvestro, presidente dell?Ipasvi ? si è corretta negli anni adeguandosi progressivamente alla maggiore domanda dei candidati del Centro Italia e del Sud?. Come in passato, però, l?offerta formativa per il profilo di infermiere continua ad essere più bassa del fabbisogno stimato per il 2005 dalle Regioni (15.265 posti) e dall? Ipasvi (17.200) e il numero dei laureati non copre l?attuale turn over professionale, stimato intorno alle 13.000 unità l?anno.
La professione piace soprattutto alle donne che attualmente rappresentano il 78,7% della forza lavoro, ma tra le immatricolazioni cresce la percentuale degli uomini: nell?anno 2003-2004 quest?ultimi costituiscono, infatti, il 28,7% del totale dei nuovi iscritti, con punte di uno su tre al Sud. Tra le femmine prevale la formazione liceale (30,7% contro il 23,3% degli uomini), mentre tra i maschi è più frequente il diploma di istituto tecnico, posseduto dal 42,9% dei nuovi iscritti. In media le donne si immatricolano prima: oltre il 51,4% ha meno di 21 anni, mentre i maschi under 21 sono il 37%. Un dato che sembra evidenziare come per le donne, più che per gli uomini, quella infermieristica costituisca la prima scelta formativa e professionale. A spingere verso questa carriera la valorizzazione della figura raggiunta negli ultimi anni. La riforma della formazione infermieristica concretizzatasi nell?ultimo decennio, ha disegnato un percorso che è tra i più avanzati non solo in Europa, ma anche nel mondo. Non solo: il quadro normativo attualmente in vigore riconosce all?infermiere sempre più autonomia e responsabilità. Una situazione che contribuisce a creare uno status sociale di alto profilo e una rivalutazione della professione. ?La laurea magistrale e i master ? afferma Annalisa Silvestro, presidente dell?Ipasvi ? stanno innalzando le capacità tecniche, umanistiche, giuridiche ed economiche degli infermieri, ed è cresciuta la nostra capacità di risposta nel campo di gestione delle risorse umane?.
Il trend di crescita è confermato anche dall?andamento degli iscritti all?Ipasvi, passati dai 319.123 del 2000 ai 338.245 del 2004. Di questi 6.730 sono stranieri di cui 4.741 extracomunitari.
E con la presa di coscienza del proprio ruolo professionale aumenta la voglia della libera professione. Dal 2000 ad oggi gli iscritti all?Enpapi (l?Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica) sono raddoppiati, passando da 5.231 a 10.236 Ancora una volta le donne sono il 71,2% del totale e nel 55,5% dei casi hanno meno di 40 anni di età. Un dato che si conferma anche tra gli infermieri stranieri che hanno scelto di svolgere la libera professione in Italia: su 1.667 stranieri iscritti all?Enpapi (pari al 16% del totale) il 79,6% è di sesso femminile.
Ma se da un lato la professione ha recentemente ottenuto un forte rilancio, dall?altro ? denunciano i vertici Ipasvi ? in molte unità operative, l?attività di tipo domestico-alberghiero e amministrativo-burocratico continua ad essere svolta in buona parte dagli infermieri. Risultato: per supplire alle carenze degli operatori di supporto, il personale infermieristico non riesce a svolgere il proprio lavoro. ?Il vero problema ? dichiara Silvestro – è che si continua a parlare di numeri degli infermieri e non di qualità della scienza infermieristica. Puntando su una differente collocazione contrattuale della categoria si renderebbe più appetibile la professione e si darebbe un avvio serio, immediato e rapido alla progettazione delle carriere?.
Per Ubaldo Montaguti, Direttore Generale dell?Azienda Universitaria Policlinico Umberto I di Roma, il problema è che all?innovazione del percorso di studi e dei master, non è corrisposta a livello nazionale una ristrutturazione organizzativa gestionale delle strutture sanitarie che preveda ovunque l?inserimento delle nuove professionalità. ?Purtroppo ? afferma ? la situazione è a macchia di leopardo non solo a livello regionale, ma addirittura locale?. ?Nel Lazio ? sottolinea Augusto Battaglia, Assessore alla Sanità della Regione Lazio ? stiamo lavorando per mettere a punto una delibera regionale che dia corpo alla legge 251/ 2000 che consente l?accesso alla qualifica di dirigente del ruolo sanitario agli infermieri?. Chi ne ha i requisiti potrà così finalmente vedere riconosciuto anche formalmente il proprio ruolo di direzione e gestione di tutte le attività di assistenza infermieristica, intervenendo nella revisione dell?organizzazione del lavoro e incentivando modelli di assistenza personalizzata. ?Credo ? continua Montaguti – che per valorizzare la professione ed incrementare le vocazioni, si dovrebbe cercare di rendere simile la gerarchia degli infermieri, e più in generale dei professionisti sanitari, a quella dei medici, creando più livelli di carriera in base a responsabilità e progetti di lavoro?. Parole che presto si dovrebbero tramutare in fatti con il progetto pilota per rilanciare il Policlinico Umberto I che, tra i vari punti, prevede la costituzione di un dipartimento assistenziale il cui obiettivo è ottimizzare il lavoro infermieristico e tecnico-sanitario.
Appoggia appieno gli infermieri Stefano Inglese, Responsabile Nazionale del Tribunale dei Diritti del Malato, che aggiunge: ?sono la categoria che maggiormente ha riflettuto e lavorato per migliorare il proprio ambito professionale. Non si può dire la stessa cosa dei medici?. Un impegno che ha portato ad un forte miglioramento del servizio pubblico, tanto che, negli ultimi 10 anni, sono diminuite significativamente le segnalazioni all?Osservatorio di Cittadinanzattiva relative a carenze del servizio infermieristico. ?Le lamentele che riceviamo ? sottolinea Inglese ? riguardano l?inadeguatezza della prevenzione delle piaghe da decubito e dell?assistenza domestico-alberghiera dei malati con disabilità motoria nel momento in cui i parenti non possono essere presenti in ospedale. Un lavoro che però dovrebbe essere svolto principalmente dagli Oss?. A dimostrare la qualità del lavoro svolto dalla categoria anche uno studio sulla qualità dell?assistenza domiciliare in ambito oncologico in cui la figura più gradita tra medici, fisioterapisti e psicologi è proprio l?infermiere, perché più attento ai bisogni del malato e della famiglia. ?Questo dimostra ? conclude Inglese ? che dove questa figura professionale non è costretta a lavorare sotto organico per carenze organizzative è in grado di offrire alta e specifica professionalità per il benessere e la salvaguardia della vita dei malati?.
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