Mondo

L’Alaska che non vuole sparire

Intervista ad Ario Sciolari.

di Emanuela Citterio

Durante la traversata dell?Alaska porterà con sé solo una slitta, con tenda, sacco a pelo, fornello, viveri e un libro. Ma questa volta Ario Sciolari, autore di celebri solitarie, dalle Alpi Scandinave (il cui diario – Il sogno del lupo – è appena stato pubblicato da Il Corbaccio) ai Pirenei, si farà portavoce anche di un grido. Quello dei nativi Athapasca per la loro terra. Cosa sta succedendo in Alaska? Per sei mesi di petrolio sta per essere distrutta una delle ultime aree incontaminate del pianeta. In che modo la sua impresa è collegata a questa vicenda? Ho conosciuto questo problema durante le precedenti escursioni, dai nativi Athapasca che rappresentano l?80% della popolazione dell?Alaska. La trivellazione dei pozzi rischia di distruggere per sempre il loro mondo e la natura da cui traggono sostentamento. In che modo intende far arrivare il suo messaggio? Attraversando in pieno inverno, da Nord a Sud, tutta l?Alaska. Parto a metà novembre e conto di tornare ad aprile. Intanto, altri si stanno muovendo. Non si può sacrificare tutto allo standard di vita che ci siamo costruiti.


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