Welfare

Iraq: al via oggi il processo a Saddam

Dovrà rispondere di crimini contro l'umanità, genocidio e crimini di guerra. E' accusato del massacro di sciiti avvenuto a Dujail nel 1982.

di Chiara Brusini

Ha inizio ogi, fra pesanti misure di sicurezza, il processo a Saddam Hussein. L’ex dittatore dovrà rispondere di crimini contro l’umanità, genocidio e crimini di guerra di fronte a un Tribunale speciale (Tsi). Saddam è accusato, insieme con altri sette collaboratori, del massacro di 143 sciiti e della deportazione di centinaia di donne e bambini del villaggio di Dujail, a nord di Baghdad, nel 1982. Come gli altri imputati, l’ex rais rischia la pena di morte, secondo il nuovo codice penale iracheno in base al quale si svolge il processo, il primo contro esponenti del passato regime. Non mancano comunque le polemiche. In particolare, intorno alle reali capacità del Tribunale speciale e alla scelta del primo caso da affrontare (quello di Dujail). Il timore diffuso è che, dopo l’apertura, il processo vero e proprio possa essere rinviato anche fino all’anno prossimo. Si è parlato di processo in diretta tv, ma non è ancora chiaro se le udienze saranno trasmesse ‘live’ o in differita. Il quotidiano online Elaph, citando una fonte irachena ben informata, ha rivelato oggi che sarà ammessa la presenza di “20 giornalisti, fra iracheni, arabi e stranieri”, ma “senza telecamere” perche’ saranno distribuite “immagini selezionate” direttamente dalla corte. Il clima è di grande attesa, per la popolazione irachena e per milioni di persone nel mondo arabo, dove nessun leader, prima di Saddam, è stato processato pubblicamente. Sono dodici in tutto i capi d’imputazione per crimini di guerra e contro l’umanità, compreso il massacro di migliaia di curdi nel 1988 durante l’operazione al Anfal. Ma il Tribunale speciale iracheno ha deciso di iniziare con un primo processo per la “esecuzione di 143 cittadini iracheni, il sequestro di 399 famiglie, la distruzione delle loro case e dei loro terreni” nel villaggio di Dujail (60 chilometri a nord di Baghdad), ritenendo di disporre di un caso chiaro e ampiamente documentato. Ieri, all’immediata vigilia dell’apertura del processo, l’Iran ha annunciato di aver chiesto al tribunale speciale iracheno di giudicare l’ex presidente anche per aver invaso l’Iran durante la guerra facendo uso di armi chimiche. Il portavoce del ministero della giustizia iraniano Iran Jamal Karimirad ha spiegato che la richiesta è stata inoltrata all’iraq tramite canali diplomatici. In una conferenza stampa Karimirad ha affermato: “l’invasione dell’Iran del 1980 va considerata tra i crimini commessida Saddam. Chiediamo che il tribuanale indaghi anche sulle accuse della popolazione iraniana”. L’ex presidente iracheno si trova in carcere dal 13 dicembre 2003, dopo essere stato catturato da un commando di soldati statunitensi mentre si nascondeva in una tana sotterranea. Il suo luogo di detenzione è rimasto a lungo segreto, ma ormai è noto che si tratta di una cella di tre metri per quattro a Camp Cropper, un complesso militare circondato da alte mura all’interno della base americana di Camp Victory, vicino all’aeroporto di Baghdad. I preparativi del processo si sono svolti in gran segreto. Quasi nessun commento dal Tsi, che ha distillato le informazioni, così come le autorità americane di Baghdad, che hanno sempre addotto motivi di sicurezza. Non sono stati rivelati i nomi dei giudici né il luogo esatto del tribunale, che dovrebbe trovarsi nellasuperprotetta ‘Green Zone’, il quartiere dei palazzi governativi e delle ambasciate nel centro di Baghdad. Sono annunciati osservatori internazionali, fra cui Amnesty International. La prima giornata del processo dovrebbe essere consacrata alla lettura dei capi d’imputazione e alle richieste del collegio di difesa. E’ probabile che nell’udienza d’esordio Saddam e gli altri imputati “non abbiano da dire altro che il loro nome” al tribunale, hanno riferito fonti vicine al Tsi, “ed è probabile che la difesa presenti la richieste di accedere ad alcuni documenti” legati al processo. E’ quasi certo che approfitterà dell’occasione l’unico avvocato iracheno di Saddam Hussein, Khalil al-Dulaimi, che in questi mesi non si è stancato di denunciare il tribunale per aver ostacolato il suo lavoro. “La difesa non ha avuto la possibilità di esaminare alcun dossier dell’accusa, né i documenti dell’inchiesta” ha detto recentemente l’avvocato al-Dulaimi. Secca la smentita del Tsi: “Abbiamo condiviso gli elementi di prova nel caso di Dujail con gli avvocati degli imputati” ha affermato il tribunale, in occasione della pubblicazione della lista degli imputati, lo scorso 3 ottobre. Alla sbarra, oltre a Saddam, ci saranno l’ex vicepresidente Taha Yassin Ramadan, il fratellastro del deposto presidente ed ex capo dei servizi segreti Barzan Ibrahim al-Hassan, e Awad Ahmad al-Bandar, ex vice del capo di gabinetto del presidente. Insieme a loro, quattro responsabili locali del partito Baath: Ali Daeh Ali, Mohammed Azzam Al-Ali, Abdallah Kadhem Rueid e Mezhar Abdullah Rueid. Oggi Dulaimi ha aggiunto che il processo a Saddam Hussein e agli altri imputati per la strage di sciiti del 1982 a Dujail ”non potra’ mai essere un processo giusto od onesto, perche’ la corte si e’ imposta allo stesso tempo come giudice, giuria e pubblica accusa”. ”Difendero’ il signor presidente Saddam Hussein perche’ vogliamo essere sicuri che disponga dell’appropriata assistenza legale una volta costretto ad apparire di fronte al tribunale”, ha tuttavia aggiunto Dulaimi, che fa riferimento al cosiddetto Comitato centrale di difesa dell’ex rais con sede ad Amman.


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